L'articolo di oggi sarà un po' diverso da quelli che pubblico solitamente, un po' più riflessivo e serio. Vorrei infatti parlarvi del giudizio degli altri, di quanto loro lo esprimano ingenuamente e di come, a mio parere, NON dovremmo lasciare che influenzi la nostra vita ed il nostro modo di essere.
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Il giudizio degli altri
Una volta, qualche tempo fa, ho letto da qualche parte una teoria filosofica di cui non mi ricordo bene il titolo e l'autore. Ma poco importa, ciò che davvero conta è la trama. C'era questo filosofo che voleva che ognuno facesse finta che intorno a se stesso e agli altri ci fosse una bolla. Uscire dalla propria bolla per entrare in quella degli altri consiste, metaforicamente, nel dare loro fastidio. Egli dunque riteneva che, senza dare fastidio agli altri (restando, quindi, nella propria bolla) si potesse fare tutto. Non so se ho reso veramente l'idea, ma spero veramente di sì. E' una teoria della libertà, altrimenti esprimibile con l'espressione "la libertà di un individuo cessa dove inizia quella degli altri". La libertà, infatti, non consiste nel fare tutto ciò di cui si ha voglia, ma nell'essere liberi di fare tutto ciò che non reca danno alle altre persone.
Ecco, questo è esattamente ciò che penso.
La prossima volta che quindi vedrai una persona fare una cosa che non sei abituato a vedere o comportarsi in modo che a te sembra "strano", prima di giudicarla o di deriderla pensa: "Ciò che sta facendo sta in qualche modo infastidendo qualcuno? Ciò che sta facendo può essere considerato scorretto?". Se la risposta è no, allora di consiglio di continuare per la tua strada.
Quante volte ho sentito dire l'espressione: "Tante volte le parole fanno più male di una coltellata al petto"! Ogni volta che sento dire questa frase sono davvero dispiaciuto: le persone ne dicono tante di parole, e spesso faremmo meglio a non farci caso siccome non sempre sono cose ragionate o con un minimo di significato. Io, personalmente, la penso esattamente in modo contrario: dimmi pure quello che vuoi, ma una coltellata al petto no, grazie.
Questo non vuol dire che non dobbiamo prendere in considerazione nessuna delle opinioni che le persone esprimono su di noi. Vi faccio un esempio. Una persona che non conosco, che chiamiamo Marco, mi scrive un insulto su Facebook. Ecco, questo proprio non mi interessa: leggo il messaggio e poi continuo a fare ciò che stavo facendo senza esserne minimamente influenzato. Una persone che non conosco, che chiamiamo Filippo, mi lascia un commento sotto questo articolo, in cui scrive: "*Guarda, secondo me hai sbagliato a scrivere questa cosa... / Io, invece, la penso così...". Allora leggo ciò che Filippo ha da dirmi, lo prendo in considerazione e, alla fine, decido se sono d'accordo o no con quello che lui ha scritto. Ora prendiamo in esempio una persona che conosco da tempo e che stimo molto, che chiameremo Carlo. Carlo mi dice: "Fede, in quella situazione sei stato proprio un idiota". Questo, lo prendo in considerazione eccome: so che Carlo non mi giudicherebbe gratuitamente, e allora inizio a farmi domande e a chiedermi che cosa ho sbagliato. Questo non vuol dire che piango per due giorni o che mi sparo in bocca, semplicemente mi faccio un esame di coscienza.
Stati Uniti ed Italia a confronto
Come su molte cose, voglio ora fare un confronto tra Stati Uniti ed Italia. E come su molte altre cose, devo ammettere che anche su questa gli USA sono anni luce più avanti ed hanno una mentalità estremamente più aperta. Ora vi farò due esempi delle due realtà diverse.
Stati Uniti, New York, luglio 2017
Camminando per le strade si è abituati a vedere di tutto. C'è così tanta gente e si vedono talmente tante realtà diverse l'una dall'altra che non ci si fa assolutamente caso. Persone che qui in Italia verrebbero indicate e derise mentre passano per il loro stravagante modo di vestire o altro, qui non vengano considerate diverse: ognuno va per la propria strada e chi s'è visto s'è visto.
Italia, agosto 2017
Non dirò la città per non creare stereotipi tra il nord ed il sud: queste cose succedono in tutte le parti della penisola che ho visitato, senza alcuna distinzione. Vado a trovare mia zia, che abita in una città lontana dalla mia. Chiedo a lei ed ai miei cugini se vogliono fare un giro in piazza. Rispondono di no, perchè mia zia dice che non può farsi vedere con i capelli scombinati (che poi, non erano nemmeno molto scombinati ma vabbè). Non credo che sia lei impazzita, credo che le persone veramente giudichino gli altri sulla base di queste piccole cose insignificanti. L'unica cosa è che lei si lascia influenzare troppo da quello che gli altri dicono. Inutile dire che, forse per ripicca, la mattina dopo sono andato al bar in piazza a prendere la colazione in pigiama. Quindi, cara zia, la prossima volta puoi andare in piazza come vuoi: se proprio devono dare aria alla bocca, sicuramente saranno già occupati a ridere di me. :)
Ma non voglio andare fuori tema: parlerò bene delle differenze e dei pro e i contro di Italia e Stati Uniti in un apposito post. Perchè sì, ci sono aspetti per i quali preferisco l'Italia (e non si tratta solo di cibo).
Per oggi, questo articolo finisce qui!
A domani con il prossimo articolo!
Ahahahhaha
Questo cambio di prospettiva mi ha fatto impazzire. Bravo Fede. Alle volte anche solo "dare una rimischiata" a un modo di dire può fare la differenza.
Quanto all'Ammmmerica fare l'esempio con New York è funzionale ai fini di quello che volevi dire... Ma generalizzato a tutti gli Stati Uniti è difficile. Come ti sposti dalle grandi città il mito crolla e il paragone non regge. Quindi meglio focalizzarsi su quanto noi si possa fare su noi stessi che andare a buttare un occhio all'erba del vicino.
Continua così!
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