Esiste una tecnologia, già disponibile a costi altissimi nell'industria cinematografica, che ora sta diventando abbordabile anche per noi poveri medionauti, a costo quasi zero. È una tecnologia che permette, a partire da una banca dati di fotografie di un soggetto e da un video di un altro, di appiccicare la faccia del primo sul corpo del secondo, rendendo tanto fluida e credibile la fusione da rendere complicato, a un primo sguardo, capire se il video sia originale o modificato.
Si può fare con il porno — da lì nasce e in quel campo si stanno vedendo i primi esempi, come il fake porn di Scarlett Johansson che sta girando ripubblicato da Dagospia — ma anche con la politica, con lo sport, con la vita privata delle persone, con qualsiasi cosa. Chi ne capisce e segue la questione da tempo prevede che in un paio di anni si affinerà talmente tanto da rendere molto difficile il riconoscimento di ciò che è vero e di ciò che è falso.
In soldoni, questo vuol dire sia che chiunque può creare in pochi minuti un video di te che stai leggendo questo articolo mentre fai un'azione aberrante o illegale per ricattarti, sia, al contrario, che sia tu a produrre un video di te che fai qualcosa di fighissimo o di scagionante, magari per dimostrare di essere in un posto con delle persone con cui non eri per toglierti da altri guai. Ovvero, in soldoni, questo vuol dire che siamo vicini a una trasformazione a cui non siamo assolutamente pronti e a cui forse non lo saremo mai.
Abbiamo molti problemi con lo statuto di verità e di realtà delle cose. E purtroppo anche tra le menti migliori della nostra generazione sono ancora in tantissimi a non essere in grado di capire il significato profondo del teorema di Magritte: “Questa non è una pipa, è il disegno di una pipa”. È per questa malcomprensione, per questo limite intellettuale che polemizziamo per la pubblicazione della foto di un piccolo migrante morto sulla spiaggia, o per quella di una vignetta satirica su un terremoto, o ancora, è per questo motivo che non riusciamo a convivere pacificamente e non lasciarci spiazzare dal fatto che Se questo è un uomo è un romanzo, una rappresentazione, una finzione anche se quello che descrive è successo davvero.
Ecco, in un mondo dove non siamo ancora capaci di capire che quella fottuta pipa non è una pipa ma la sua rappresentazione, gettare nella mischia una tecnologia che mi può permettere, in pochi minuti, di montare un video in cui posso far fare a chiunque qualsiasi cosa è destabilizzante e pericoloso come chiudere un tabagista in una santabarbara: vuoi un video in cui il presidente della Repubblica partecipa a un meeting nazifascista cantando Faccetta nera, be' che ci vuole? O magari vuoi soltanto mettere la tua faccia al posto di quella di Fabio Grosso che alza le braccia a aeroplanino e urla con tutta la voce che ha in corpo dopo aver segnato l'ultimo rigore dei mondiali di Germania? Niente di più banale.
Dobbiamo prepararci a una realtà in cui tutto ciò che vedremo perderà ogni sicuro legame con la realtà. E succederà sia in un senso che nell'altro: se tutto ciò che è video è potenzialmente falso, allora tutto ciò che è video è falso. E come la tua faccia può finire in ogni momento al posto di quella di una pornostar, allora anche il video di sorveglianza che mostra la faccia del rapinatore di una banca può essere modificato. Perché la cosa più vertiginosamente drammatica è che se in cinque minuti posso montare la mia faccia sul corpo del capo dell'Isis, allora non sono solo io a poter essere il capo dell'Isis, ma anche tu, voi, tutti noi. E se tutti sono tutto, tutti non sono niente. Insomma, non siamo mai andati così vicini ad autobucarci il pallone che chiamiamo civiltà. E ci stiamo andando sorridendo.