Dopo il 2030, l’INPS prevede anni di particolari sforzi per il suo sistema. La generazione baby boomers andrà in pensione in quel periodo, esasperando ulteriormente l’istituto. Persino l’AD Tito Boeri conosce la fragilità del sistema. Allora perché non proporre qualcosa di diverso come strategia di supporto agli anziani?
Immagine di dominio pubblico
Ogni anno lavoratori e imprese versano oltre 200 miliardi di € come contributi previdenziali, escludendo gli illeciti. Nonostante questo, il rapporto di dipendenza, ossia quanti pensionati esistono per ogni lavoratore, risulta superiore a 2 su 3. Decenni fa risultava 1 su 3. Si trattava di un periodo dove il lavoro in Italia si trovava senza ricerche particolarmente approfondite, anche grazie all’ulteriore sviluppo dell’industria dopo la seconda guerra mondiale. Paradossalmente le baby pensioni in quegli anni risultavano sostenibili.
Coi decenni l’offerta di lavoro ha subito varie discese, così come i nuovi nati. Nel 1995 l’Italia ha toccato il minimo storico sotto il profilo tasso di fertilità, che misura i nati sotto certe condizioni.
Soluzioni all’interno del sistema
Qualche politico mesi fa aveva parlato degli immigrati come risorsa per il sistema contributivo. Questo risulta vero se i nuovi arrivati lavorano. Ma sempre più falso se il tasso di occupazione degli stranieri continua a calare.
In genere il sistema diventa più sano quando il tasso di dipendenza, citato sopra, si abbassa. O si aumentano i lavoratori o si abbassa il numero di pensionati, ad esempio agendo sull’età in cui si può andare in pensione.
L’Italia negli ultimi anni ha fatto entrambe le cose: nel primo caso il governo Renzi ha creato quasi un milione di posti di lavoro, dove, però, la maggioranza risulta precaria. Precedentemente la riforma Fornero ha alzato l’età pensionabile a circa 67 anni. L’Italia ha anche accolto diverse migliaia di sbarcati, che però non vanno confusi con gli immigrati, dato che si trovano in una situazione legali differenti.
Nonostante le misure citate, discutibili su più livelli, il sistema non acquisirà la stabilità desiderata. Tralascerò il discorso che non tutto il sistema pensionistico risulta insostenibile perché, ad esempio, le coperture per i lavoratori dipendenti esistono.
Prendere più piccioni con una fava?
I dipendenti pagano un ammontare delle loro mensilità in contributi previdenziali, mentre i datori di lavoro ne pagano un altro, pur se quest’ultima percentuale dipende dal numero di dipendenti e da altro. Questi contributi vanno anche all’INAIL, che copre eventi come infortuni, cassa integrazione, etc.
Abbassando questi contributi e ridistribuendo la parte restante in beni e servizi di base al posto di pensioni monetarie, si potrebbero avere effetti come
- riduzione del costo del lavoro, noto anche come cuneo fiscale
- creazione di aziende pubbliche che creano e distribuiscono beni e servizi di base e non.
- possibile aumento dello stipendio dei lavoratori
- abbassamento della deprivazione materiale
Come ho già sottolineato più volte, costa meno produrre in scala beni e servizi piuttosto che far comprare al singolo. Non a caso esistono i gruppi di acquisto. Al primo gennaio 2017 la popolazione con età maggiore o uguale a 65 risultava circa
13528550 persone. Dividendo appena 100 miliardi di € di contributi per quella popolazione, si otterrebbero 7.391,78€ a testa. Ma attenzione, questa cifra verrebbe usata per la produzione e distribuzione di beni e servizi di base, non come assegno monetario annuale. Ricordo che il costo di produzione risulta minore del costo finale, perché esistono costo accessori come le spese pubblicitarie, le spese logistiche, etc. Quindi ogni persona in quella fascia d’età otterrebbe beni e servizi per una cifra maggiore di quella del costo pro capite.
La cosa può diventare un esperimento verso la distribuzione e creazione di servizi di base per la quasi totalità della popolazione avente cittadinanza.
Conclusioni
Ho voluto fare qualche considerazione sulle pensioni, proponendo un sistema che rompe con quello attuale, senza scendere troppo nei dettagli economici, forse commettendo qualche errore.
Ho tralasciato cosa intendo con beni e servizi di base, pur se ho citato qualcosa in un altro articolo.
Sono in sintonia con quanto da te detto.. L'attuale sistema pensionistico italiano è un sistema "Ponzi", e tutti noi sappiamo come finiscono i Ponzi... Concordo con te che, arrivati a questo punto, per evitare l'avvitamento totale della previdenza si debba per forza di cosa cambiare strutturalmente il sistema. Bisogna tenere conto anche di altri dati, ovvero il rapporto morti/nascite che sta diventando preoccupante già dal 2015.
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Più che di rapporto si parla di saldo naturale, negativo da anni. Dal 2021 vedremo sorprese con il nuovo censimento ISTAT. La mia previsione: crollo della presenza dei nati all’estero e della popolazione.
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Gabriele, penso sai benissimo che l'unico obiettivo dei contributi pensionisti è foraggiare il gettito fiscale. Altro che riforma... Qui vogliono solo prendere i soldi.
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Non ho capito cosa intendi con gettito fiscale
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Il sistema è saltato da anni. Nato come portafoglio per la vecchiaia, ormai i contributi servono a pagare le pensioni dei vecchietti del presente e con il surplus finanziare altre voci di bilancio. Si sa da anni che non ci sarà un portafoglio futuro per gli attuali contribuenti.
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Da quanto ne so si usano anche delle imposte per pagare le pensioni. E da quel che ricordo negli anni 90 hanno deciso che i giovani dei tempi non avrebbero avuto una vecchiaia felice.
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Appunto. Il sistema è fallito 30 anni fa quando mandavano in pensi Ne la gente a 40 anni
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