Il passato scritto a macchina

in photography •  6 years ago  (edited)
Non posso sapere in quanti, tra i lettori di questo post, ricordano la forma, il funzionamento e l'utilità delle gloriose macchine da scrivere. Probabilmente pochi.

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Chiunque abbia ascoltato provenire da un ufficio il frenetico rumore dei martelletti che, grazie al nastro inchiostrato, imprimevano sul foglio, uno dopo l'altro, i caratteri che componevano le parole di un romanzo, di una lettera, o di un contratto, non dimenticherà mai quel ritmico ticchettare.
La velocità era fondamentale per chi doveva dattilografare. Le donne si rivelarono particolarmente abili e riuscivano a raggiungere facilmente anche le 250 battute al minuto. Indimenticabile anche il suono del campanellino che, segnalando la fine del rigo, ricordava la necessità di “andare a capo”.
Anche se gli ultimi modelli erano elettrici e sofisticati, la macchina da scrivere è stata un gioiello della meccanica che attraverso ghiere, levette e manopole consentiva di modificare le caratteristiche di un testo. L'invenzione della macchina da scrivere, attribuita agli americani Sholes e Glidden, risale alla fine dell'Ottocento. Il modello che ho fotografato è del 1917.
Prodotta in versioni pieghevoli, portatili e colorate la “typewriter” era in grado di soddisfare le esigenze e i gusti di ogni individuo di una società in continua evoluzione.

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Per ottenere più di una copia della medesima pagina, la dattilografa ricorreva solitamente all'interfoliazione con la mitica “carta carbone”. Il nome di questi magici fogli veniva utilizzato nel linguaggio comune con lo stesso significato della moderna espressione “copia-incolla”. Nonostante le impiegate disponessero di gomme ed altri strumenti per “sbianchettare” gli errori, molti fogli venivano gettati lo stesso nel cestino. Lo spreco di carta era, dunque, enorme e dispendioso. La disposizione dei caratteri sulle moderne tastiere è ancora oggi la stessa del sec.XIX e rispetta sempre la sequenza “QWERTY” delle lettere iniziali. Anche se ero piuttosto lento ed usavo solo due dita per battere a macchina, mi ricordo che quando estraevo il foglio dattiloscritto dal rullo potevo dire con orgoglio «Questo l'ho fatto io!»

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Logicamente i vantaggi e la precisione di un documento ottenuto attraverso il computer non si discutono, ho solo voluto far finta di sentire di nuovo il tipico suono snervante del “martellare sui tasti”. Per una maggiore completezza di informazioni sull'argomento, potete creare anche voi un post (o soltanto un commento) con i ricordi e le fotografie delle macchine da scrivere, in una forma assolutamente non competitiva, senza nessun premio e senza alcuna graduatoria.

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Testo e fotografie di @adinapoli (s). Fotografie di proprietà dell'autore.
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Una macchina da scrivere pratica e giovanile di uso domestico.
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