The "vision" psychological of the strabismus [ITA/ENG/ESP]

in psychology •  7 years ago  (edited)

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THE "VISION" PSYCHOLOGICAL OF THE STRABISMUS

“Humans beings deserve to have
straight eyes- L’umanità ha il
diritto di avere gli occhi dritti”
Eugene Helveston MD.

Strabismus is a visual pathology that exerts an enormous influence on the importance of the gaze, of communication through the eyes, on feeling welcomed by the gaze of the other and on the possibility of welcoming and reciprocating the gaze of others, on the possibility of finding confirmation and mirroring. , just like in the face-to-face interaction between the mother and the child where non-verbal communication, especially the eyes, plays a crucial role.
Strabism affects heavily on interpersonal relationships and self-esteem, especially in preadolescents where there is greater attention to one's body scheme and reactions aroused in interlocutors, much more than in other age groups and especially in females.
Visual disturbances, and in particular strabismus, produce implications for psycho-emotional, psycho-affective and psychosocial development, negatively affecting various psychological variables in both children and adults. Low self-esteem, lack of trust, difficulties in interpersonal relationships, self-image and employment, in school, in the search for partners and in sport, characterize part of the psychological implications deriving from strabismus.
The non-alignment of the visual axes can also influence the maternal role. Socio-emotional life is learned, experienced and experienced in a relational context, particularly in the relationship with the mother, and the eye plays a role of fundamental importance. The possibility of an adequate mirroring that allows to find confirmation in the eyes of others, especially in the mother figure during the crucial phases of attachment, influences the development of self-esteem and the feeling of adequacy and personal safety that accompanies people in relationships interpersonal. Various researches have investigated the psychological profile of mothers of strabic children, finding relational difficulties with their children affected by strabismus, a rejection of the maternal role and a lack of emotional reactivity.
Strabism seems to strongly affect the subjective experience of the individuals affected and the process of identity and socialization.
This visual pathology is able to condition the areas of life that guarantee the psychophysical well-being of the individual.
The use of eyeglasses and strabismus, especially in the pre-adolescent and adolescent stage, are often accompanied by discomfort, a sense of inferiority and bodily insecurity that feed a low self-esteem. This visible problem in the oculo-facial sphere is experienced as an attack on one's social image with the consequence of distorting even more the gaze in communication with others.
Strabismus is characterized by a variety of clinical forms: monocular, alternating, small or large, permanent or intermittent, horizontal convergent (exotropia) and divergent (exotropia), vertical up (hypertropia) and down (ipotropia). While the normal alignment of the visual axes is called an orthophoria or orthotropy.
On the whole, cross-eyed people are perceived more negatively than the norm-visioned subjects under various profiles and this unfavorably conditions the success in the work and in the couple. In particular, women are classified more negatively than men, strabismus in the right eye is perceived as worse than in the left eye, esotropia is considered worse than exotropia for children and students, while the worst exotropia of esotropia according to employers and marriage agents.
If physical causes are excluded, a visual disturbance is not considered the consequence of a mechanical dysfunction of the visual system, but rather as the result of the adaptation process that derives from the mind-body synergy. Precisely this synergy is the subject of study of the PNEI (Psycho-Neuro-Endocrine-Immunology), which highlights a register of psychogenic type in the genesis, control and development of diseases of its relevance.
The biopsychosomatic approach considers visual disturbances on the basis of the reciprocal influence between the various aspects of the personality and the relative influence in the various parts of the body.
The application of psychology in the field of visual disturbances is fundamental both in the case where the visual pathologies are of an organic nature in the form of psychological support, and in the case where the visual disturbances are of a psychogenic nature to restore the psychophysical balance of the 'individual. It is important to take into consideration the psychic resonance that an event exerts in subjective experience and to frame all those factors that can contribute to a state of stress that alters the psychophysical balance of a person.
The main therapeutic goal is to improve the psychophysical well-being and the quality of the individual's interpersonal relationships.
The treatment of visual disturbances presupposes, therefore, the integration of different professional figures (ophthalmologist, psychologist, orthoptist, visual educator), an integration that is born on the basis of the PNEI paradigm, which recognizes the neurobiological bases of the psyche and the relationship between nervous system, endocrine, immune and between these and the psyche. It is an integrated treatment between different areas of care and intervention, ie between different but compatible clinical approaches.
Psychology, as an instrument of wellbeing and health in the treatment of visual disturbances, has the power to enrich the modern systemic approach of the PNEI in the world of ophthalmology, optics and orthoptics.

Dott.ssa Francesca Manari


LA “VISIONE” PSICOLOGICA DELLO STRABISMO

“Humans beings deserve to have
straight eyes- L’umanità ha il
diritto di avere gli occhi dritti”
Eugene Helveston MD.

Lo strabismo è una patologia visiva che esercita un'enorme influenza sull’importanza dello sguardo, della comunicazione tramite gli occhi, sul sentirsi accolti dallo sguardo dell’altro e sulla possibilità di accogliere e ricambiare lo sguardo altrui, sulla possibilità di trovare conferma e Rispecchiamento, proprio come nell’interazione faccia-a-faccia tra la madre e il bambino dove la comunicazione non verbale, in special modo gli occhi, riveste un ruolo cruciale.
Lo strabismo influisce pesantemente sulle relazioni interpersonali e sull’autostima, in particolare nei preadolescenti nei quali vi una maggiore attenzione al proprio schema corporeo e alle reazioni suscitate negli interlocutori, molto di più che nelle altre fasce d’età e soprattutto nelle femmine.
I disturbi della vista, e in particolare lo strabismo, producono dei risvolti sullo sviluppo psicoemozionale, psicoaffettivo e psicosociale, influenzando negativamente diverse variabili psicologiche sia nei bambini che negli adulti. La scarsa autostima, la mancanza di fiducia, le difficoltà nelle relazioni interpersonali, con l’immagine di sé e nel procurarsi un’occupazione, nella scuola, nella ricerca del partner e nello sport, caratterizzano parte dei risvolti psicologici che derivano dallo strabismo.
Il mancato allineamento degli assi visivi può inoltre condizionare il ruolo materno. La vita socio emozionale viene appresa, vissuta e sperimentata in un contesto relazionale, in particolare nella relazione con la madre, e lo sguardo svolge un ruolo di fondamentale importanza. La possibilità di un adeguato Rispecchiamento che permetta di trovare conferma nello sguardo dell’altro, soprattutto nella figura materna durante le fasi cruciali dell’attaccamento, influisce sullo sviluppo dell’autostima e sul sentimento di adeguatezza e di sicurezza personale che accompagna le persone nei rapporti interpersonali. Varie ricerche hanno indagato il profilo psicologico delle madri dei bambini strabici rilevando difficoltà relazionali con i propri figli affetti da strabismo, un rifiuto del ruolo materno e una scarsa reattività affettiva.
Lo strabismo sembra incidere fortemente sul vissuto soggettivo degli individui che ne sono affetti e sul processo di costruzione dell’identità e di socializzazione.
Questa patologia visiva è in grado di condizionare gli ambiti di vita che garantiscono il benessere psicofisico dell’individuo.
L’uso degli occhiali e lo strabismo, specialmente nella fase preadolescenziale e adolescenziale, sono spesso accompagnati da disagio, senso di inferiorità e insicurezza corporea che alimentano una bassa stima di sé. Questo problema visibile nella sfera oculo-facciale è vissuto come un attacco alla propria immagine sociale con la conseguenza di distorcere ancora di più lo sguardo nella comunicazione con gli altri.
Lo strabismo si caratterizza per una varietà di forme cliniche: monoculare, alternante, a piccolo o grande angolo, permanente o intermittente, orizzontale di tipo convergente (esotropia) e divergente (exotropia), verticale verso l’alto (ipertropia) e verso il basso (ipotropia). Mentre il normale allineamento degli assi visivi viene detto ortoforia o ortotropia.
Nel complesso i soggetti strabici vengono percepiti più negativamente dei soggetti normovedenti sotto vari profili e ciò condiziona sfavorevolmente il successo nell’ambito lavorativo e di coppia. In particolare le donne vengono classificate più negativamente degli uomini, lo strabismo all’occhio destro viene percepito come peggiore di quello all’occhio sinistro, l’esotropia viene considerata peggiore dell’exotropia per i bambini e gli studenti, mentre l’exotropia peggiore dell’esotropia secondo i datori di lavoro e gli agenti matrimoniali.
Se si escludono cause fisiche, un disturbo visivo non viene considerato la conseguenza di una disfunzione meccanica del sistema visivo, bensì come il risultato del processo di adattamento che deriva dalla sinergia mente-corpo. Proprio questa sinergia è oggetto di studio della PNEI (Psico-Neuro-Endocrino-Immunologia), la quale evidenzia un registro di tipo psicogeno nella genesi, nel controllo e nello sviluppo delle malattie di sua pertinenza.
L’approccio biopsicosomatico considera i disturbi visivi sulla base della reciproca influenza tra i vari aspetti della personalità e la relativa influenza nelle varie parti del corpo.
L’applicazione della psicologia nel campo dei disturbi visivi si prospetta fondamentale sia nel caso in cui le patologie visive siano di natura organica sotto forma di sostegno psicologico, sia nel caso in cui i disturbi visivi siano di natura psicogena per ripristinare l’equilibrio psicofisico dell’individuo. È importante tenere in considerazione la risonanza psichica che un evento esercita nel vissuto soggettivo e inquadrare tutti quei fattori che possono contribuire ad uno stato di stress che altera l’equilibrio psicofisico di una persona.
L’obiettivo terapeutico principale consiste nel migliorare il benessere psicofisico e la qualità delle relazioni interpersonali dell’individuo.
Il trattamento dei disturbi visivi presuppone, quindi, l’integrazione di diverse figure professionali (oculista, psicologo, ortottista, educatore visivo), un’integrazione che nasce sulla base del paradigma PNEI, che riconosce le basi neurobiologiche della psiche e la relazione tra il sistema nervoso, endocrino, immunitario e tra questi e la psiche. Si tratta di un trattamento integrato tra diverse aree di cura e di intervento, ossia tra approcci clinici diversi ma compatibili tra di loro.
La psicologia, come strumento di benessere e di salute nel trattamento dei disturbi visivi, ha il potere di arricchire il moderno approccio sistemico della PNEI nel mondo dell’oculistica, dell’ottica e dell’ortottica.

Dott.ssa Francesca Manari


"LA VISIÓN" PSICOLÓGICA DEL ESTRABISMO

“Humans beings deserve to have
straight eyes- L’umanità ha il
diritto di avere gli occhi dritti”
Eugene Helveston MD.

El estrabismo es una condición visual que ejerce una gran influencia sobre la importancia de la visión, la comunicación a través de los ojos, la sensación de bienvenida por la mirada del otro y la capacidad de aceptar y corresponder a la mirada de los otros, la capacidad de encontrar confirmación y Mirroring , al igual que en la interacción cara a cara entre la madre y el niño, donde la comunicación no verbal, especialmente los ojos, juega un papel crucial.
impactos estrabismo en gran medida de las relaciones interpersonales y la autoestima, especialmente en los preadolescentes en el que se presta más atención a su esquema corporal y las reacciones a los interlocutores, mucho más que en otros grupos de edad, y especialmente en las mujeres.
Las alteraciones visuales, y en particular el estrabismo, producen implicaciones para el desarrollo psicoemocional, psicoafectivo y psicosocial, y afectan negativamente a diversas variables psicológicas tanto en niños como en adultos. Baja autoestima, falta de confianza, dificultades en las relaciones interpersonales, autoimagen y empleo, en la escuela, en la búsqueda de parejas y en el deporte, caracterizan parte de las implicaciones psicológicas derivadas del estrabismo.
La no alineación de los ejes visuales también puede influir en el rol materno. La vida socioemocional se aprende, experimenta y experimenta en un contexto relacional, particularmente en la relación con la madre, y la vista juega un papel de importancia fundamental. La posibilidad de un reflejo adecuado que permita ser confirmados en la mirada, sobre todo en figura de apego materno durante las etapas cruciales, afecta el desarrollo de la autoestima y sentimientos de adecuación personal y de seguridad que acompañan a las personas en las relaciones interpersonal. Diversas investigaciones han investigado el perfil psicológico de las madres de niños con estrabismo, encontrando dificultades relacionales con sus hijos afectados por el estrabismo, un rechazo del rol materno y una falta de reactividad emocional.
El estrabismo parece afectar fuertemente la experiencia subjetiva de los individuos afectados y el proceso de identidad y socialización.
Esta patología visual puede condicionar las áreas de la vida que garantizan el bienestar psicofísico del individuo.
El uso de anteojos y estrabismo, especialmente en la etapa preadolescente y adolescente, a menudo se acompaña de incomodidad, un sentimiento de inferioridad e inseguridad corporal que alimentan una baja autoestima. Este problema visible en la esfera oculo-facial se experimenta como un ataque a la imagen social de uno con la consecuencia de distorsionar aún más la mirada en comunicación con los demás.
El estrabismo se caracteriza por una variedad de formas clínicas: monocular, alterna, en ángulo pequeño o grande, permanentes o intermitentes, de tipo horizontal convergente (esotropia) y divergentes (exotropía), vertical hacia arriba (ipertropia) y hacia abajo (ipotropia). Mientras que la alineación normal de los ejes visuales se denomina ortoforia u ortotropía.
En general, las personas con ojos bizcos se perciben de forma más negativa que los sujetos con visión de normas bajo diversos perfiles y esto condiciona desfavorablemente el éxito en el trabajo y en la pareja. En particular, las mujeres se clasifican de forma más negativa que los hombres, entrecerrando los ojos ojo derecho se percibe como peor que el ojo izquierdo, la endotropía se considera peor dell'exotropia para niños y estudiantes, mientras que el peor de exotropía esotropía según empleadores y agentes matrimoniales.
Si se excluyen las causas físicas, una alteración visual no se considera la consecuencia de una disfunción mecánica del sistema visual, sino más bien como el resultado del proceso de adaptación que se deriva de la sinergia mente-cuerpo. Precisamente esta sinergia es el objeto de estudio de PNEI (Psycho-Neuro-Endocrine-Inmunología), que muestra un registro de tipo psicógeno en la génesis, en el control y su relevancia en el desarrollo de enfermedades.
El enfoque biopsicosomático considera las alteraciones visuales sobre la base de la influencia recíproca entre los diversos aspectos de la personalidad y la influencia relativa en las diversas partes del cuerpo.
La aplicación de la psicología en el campo de los trastornos visuales promete fundamental tanto en el caso en el que las patologías visuales son de naturaleza orgánica en forma de apoyo psicológico, tanto en el caso en el que las alteraciones visuales son de naturaleza psicógena para restablecer el equilibrio psicofísico de 'individuo. Es importante tener en cuenta la resonancia psíquica que un evento ejerce en la experiencia subjetiva y enmarcar todos aquellos factores que pueden contribuir a un estado de estrés que altera el equilibrio psicofísico de una persona.
El principal objetivo terapéutico es mejorar el bienestar psicofísico y la calidad de las relaciones interpersonales del individuo.
La aplicación de la psicología en el campo de los trastornos visuales promete fundamental tanto en el caso en el que las patologías visuales son de naturaleza orgánica en forma de apoyo psicológico, tanto en el caso en el que las alteraciones visuales son de naturaleza psicógena para restablecer el equilibrio psicofísico de 'individuo. Es importante tener en cuenta la resonancia psíquica que un evento ejerce en la experiencia subjetiva y enmarcar todos aquellos factores que pueden contribuir a un estado de estrés que altera el equilibrio psicofísico de una persona.
El principal objetivo terapéutico es mejorar el bienestar psicofísico y la calidad de las relaciones interpersonales del individuo.
El tratamiento de los trastornos visuales presupone, por lo tanto, la integración de varios profesionales (oftalmólogo, psicólogo, ortottista, educador visual), una integración que surge sobre la base de paradigma PNEI, que reconoce la base neurobiológica de la psique y la relación entre el sistema nervioso, endocrino, inmune y entre estos y la psique. Es un tratamiento integrado entre las diferentes áreas de cuidado e intervención, es decir, entre diferentes enfoques clínicos pero compatibles.
La psicología, como instrumento de bienestar y salud en el tratamiento de las alteraciones visuales, tiene el poder de enriquecer el enfoque sistémico moderno del PNEI en el mundo de la oftalmología, la óptica y la ortóptica.

Dott.ssa Francesca Manari


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