Donne tipicamente atipiche

in racconti •  6 years ago 

Come ancelle fedeli e remissive, ad una ad una, tutte le donne entravano dalla porta del locale sfilando nei loro sontuosi abiti da sera. Con passo lento, cadenzato e musicato nelle loro menti da una marcia nuziale. Ancheggiavano in modo succinto e quasi grottesco, tanto risultavano finte. Mantenevano una parvenza di finta dignità, così sottile e debole che si sarebbe sgretolata al primo brindisi della serata. I loro visi esprimevano già tutta l'eccitazione che malamente nascondevano, cosicché apparivano corrugati in una smorfia concentrata sulle loro labbra, sporte in avanti e chiuse, quasi protese nell'inconfessato desiderio di baciare qualcuno.
Mi chiedo, effettivamente, come riuscissero ad articolare delle parole di senso compiuto, ma soprattutto che cosa avrebbe pensato Freud osservandole, cosa avrebbe detto a proposito dei loro desideri inconsci repressi nel loro pre-conscio.
Prendono posto, piano piano, a questo banchetto sacrificale, durante il quale la loro dignità sarebbe stata immolata in nome del Dio Apparenza e di suo figlio Stupidità. Dei importantissimi per queste devote, le quali non possono mai pronunciarne il nome apertamente (si tratta di una religione segreta in cui la prima regola è quella di negare di farvi parte, la seconda è rinnegarne in apparenza le dottrine e la terza coltivarla in gran segreto), se non al prezzo di venire immediatamente ridicolizzate dai non adepti.
Le divinità si manifestano sotto forma di calici, siano essi pieni di birra o vino è del tutto indifferente perché siamo di fronte ad esseri sovrannaturali multiformi; aprono le danze al suono di cin cin, nel quale è possibile ravvisare un eco di antiche preghiere celtiche, culla originaria di tale culto secondo opinioni comuni.
E da quel momento in poi il rito vero e proprio ha inizio: ad una valanga di urla stridule e sgraziate, che riecheggiano e si spandono con forza erculea per tutto il locale, seguono danze misteriose in cui le convitate appaiono in preda ad un raptus mistico. Esso, secondo gli esperti, può manifestarsi in due modi differenti, che dipendono soprattutto dalla natura del soggetto: in un caso l'intensità della rivelazione conduce ad una perdita totale di se stessi, con un'alterazione della coscienza che distrugge i freni inibitori, inducendo a danze di carattere orgiastico, durante le quali tutte le parti del corpo si muovono in modo convulso. Alcune delle ancelle, tra le più riottose a lasciarsi andare, si esprimono con “danze da terra”, termine con il quale si designa un genere in cui entrambi i piedi devono essere sempre ben saldi sul pavimento. Lo sfogo delle passioni, e della frustrazione accumulata in un anno di sottomissione e cieca ubbidienza, è tutto concentrato dal torace in sù. Strani movimenti delle mani, correlati certamente a preghiere non conosciute dai comuni mortali, espressioni facciali in posa estatica, circonvoluzione delle spalle e della testa contemporaneamente, sono solo alcune delle cose che queste fedeli donne riescono a fare per i loro dei.
Pian piano il rito volge al termine, e le donne, ormai stremate ma rifocillate nell'animo, cominciano a ricomporsi: indossano i loro eleganti soprabiti, pronunciano le ultime frasi di circostanza con le vicine riguardo la bellezza dell'ultima borsa acquistata, ravvivano la capigliatura rovinatasi dopo un atto di devozione così grande, e cominciano a dirigersi verso l'uscita. Non hanno più nulla dell'alterigia, della finta compostezza, dell'eleganza o della delicatezza che avevano caratterizzato la sfilata inziale; sfatte, stanche, sudate e lacere si chiudono alle spalle la porta del locale.

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