DIARIO DI VIAGGIO: LISBONA, LA CITTA’ CHE CREA DIPENDENZA.
Lisbona mi è entrata in circolo come un’iniezione di eroina e una volta ritornata a casa sono iniziate le crisi di astinenza. È stato in particolar modo davanti al tramonto che ho ammirato al Miradouro de Nossa Senhora do Monte (Belvedere of Our Lady of the Hill) che l’anima del popolo portoghese mi ha pervasa. Vorrei quindi parlare a proposito del sentimento che più caratterizza e aleggia nei vicoli e nei cortili di questa bellissima città: la SAUDADE.
Miradouro de Nossa Sehnora do Monte, Lisbona, Portogallo. Fotografia di Beatrice Bisaglia.
Cosi il poeta Luis de Camões definiva la Saudade: “E’un male che piace, è un bene che si patisce”.
Questo vocabolo non ha equivalenti in nessun altra lingua ed esprime contemporaneamente una moltitudine di sentimenti. Da secoli artisti, poeti e musicisti cercano di definirlo.
Probabilmente il termine ha cominciato ad essere usato per descrivere il sentimento che provavano i marinai e gli esploratori durante i lunghi viaggi lontano dalla propria terra. Attraverso la musica del fado i Portoghesi narrano della Saudade. Il fado è una musica popolare tipica della città di Lisbona. Si potrebbe creare una raccolta di contributi che vari personaggi hanno dato al concetto di Saudade ma credo che si tratterebbe di un lavoro alquanto riproducibile e poco innovativo. Il migliore modo per capire davvero di cosa si tratta è quello di provarlo su se stessi. Non tutto quello che sentiamo si adatta ad essere descritto precisamente con le parole. Spesso dobbiamo leggere un libro o ascoltare una canzone per cercare di decifrare quello che sentiamo ma che non siamo in grado di esprimere in modo soddisfacente. Questo perché siamo complessi e passiamo tutta la vita a cercare di capirci. Non c’è nulla di lineare in noi, la maggior parte delle volte siamo combattuti tra due o più possibilità. C’è un profondo dualismo che pervade la vita e ognuno di noi. Questo dualismo può essere interpretato come un sentimento negativo che ci costringe perennemente a compiere delle scelte, ma anche come un sentimento positivo in grado di stimolare senza fine la nostra creatività. I sentimenti non sono nient’altro che un tentativo dell’essere umano di analizzare se stesso e di farsi capire dagli altri. Tutti condividiamo questo modo di percepire la realtà, abbiamo “ ingabbiato” il nostro sentire all’interno di concetti che sono per la maggior parte statici e immutabili. Adesso basta. Adesso è arrivato il momento di aggiungere espressioni diverse. La società è cambiata, la complessità delle cose è inesorabilmente aumentata e non bastano più i sentimenti “ vecchi” per esprimere il caos che contraddistingue le nostre vite moderne. Il linguaggio rispecchia un po’ la forma mentale degli individui o meglio si potrebbe dire che le diverse lingue hanno un’ influenza sul tipo di pensiero di un individuo, perché presentano diversi modi di esprimere un certo fatto o un certo sentire. Per esempio, gli eschimesi hanno più di sei parole diverse per indicare quella che per noi è semplicemente la “neve”; al massimo noi possiamo arricchire la descrizione con aggettivi come per esempio “neve soffice”, mentre per gli abitanti dell’estremo nord esiste proprio una parola specifica per indicare questo tipo di neve. Questo deriva dalla loro chiara necessità di comunicare tra loro il tipo di neve presente data la vita tra i ghiacci che conducono, e questo ha immediate implicazioni sulla loro vita pratica.
Spesso ci sentiamo felici e tristi, euforici e malinconici, convinti ed indecisi, sicuri di noi stessi e tremendamente timorosi .. allo stesso tempo. Come potremmo esprimere tutto questo? “ Felitristezza”? Ancora mi sto appoggiando alla forma di linguaggio che meglio conosco e che è per me la chiave di lettura del mondo che mi circonda e del mio infinito mondo interiore.
Quando sono andata in Portogallo e ho fatto esperienza della parola Saudade e di quello che essa comunica ho iniziato a trovare una risposta a questi quesiti. Non tutto quello che vediamo è ascrivibile ad un concetto che ha dei “confini”. La Saudade non ha confini semantici che limitano la sua capacità comunicativa.
Il significato che attribuiamo a questa parola può cambiare per noi nel corso della vita in base a quello che proviamo in quel momento; se siamo in viaggio o se stiamo patendo le pene di un amore lontano o se ci sentiamo un'unica cosa con il cielo stellato che stiamo osservando. Quindi per me Saudade è quando non mi bastano le parole che sono presenti nella mia lingua per definire cosa provo quando sento quella voglia di andare, di vedere, di esplorare, retaggio forse della nostra vita da nomadi.
È per voi la Saudade cos’è?