[English version on the top]
[Versione italiana più sotto]
Energized by very little sleep, back from one of those nights where logic and tension keep fighting.
You sleep for three hours and it's already morning. Fresh water to wash away the anxiety of the moment.
Packing my backpack
Backpack ready. Clear sky and lot of asphalt. Airport. Check in and breakfast.
Gaze a little lost of those who remain. Mouths are laughing, hearts are crying.
The embrace of a parent to a child. A gesture full of fears and good wishes.
Palpable melancholy. Greetings, then the sliding door that closes.
Excited and a bit lost, an year has already passed since my last long trip.
The line at the metal detector evokes nostalgic memories.
Gate 14, shuttle bus, mobile ladder, finally the plane.
Games are done, the engines start, they thunder, they whistle.
Then the leap into the void; Both me and the plane.
Flocks of white lonely clouds, grazing soft air.
Majestic entities, dancing beings with a fleeting beauty.
In their unstable wanderings they gradually fade to the horizon.
The lakes from here are stars, they shine with their own light. Sporadic mirrors reflecting the warm rays of the sun.
In the headphones a gentle piano melody, in the head questions and many uncertainties.
Not ones that petrify, but those which tickle, excite, make you dream.
And the mind goes, so much full to feel empty, thoughts fluctuate like rebellious butterflies from the stomach taking refuge in every corner of the body.
(image source: gliphy)
Meal arrives. Like the bell in a boxing match, ending the sneaky games of an uncontrollable unconscious.
The friction of the air, the laughter, doors open, doors close.
Then the piano returns to sing. The buzz is muffled.
Your watchful eyes scrutinize, clinging to each new detail.
Like young primates, from branch to branch, who experience the world.
Heavy eyes, severely tested by the celebrations of the day before.
Half-closed eyes that ride sounds. They glide gently, losing themselves in the serenity of deep breaths.
Then the emptiness. Not a dark lord but a purifying fire.
A void that paves the ground of experience, reviews past lives, extirpates things in excess.
And as in a modern Leopardian poem, “mi sovvien l’eterno” (the eternity, the past experiences come to my mind).
My past lives meet and collide, friction rounds the edges of my soul.
The umpteenth shake reawakens me. Like an hornet in love, the plane begins its sensual circle, gradually losing altitude.
(image source: gliphy)
The landscape is different but incredible again.
Everything gets bigger and closer, the wheels touch the ground and screech.
We are terrestrial animals again.
Time to stretch your legs and clear your mind.
The stream of people has something hypnotic.
An unstoppable flow of a river in flood.
My story, my existence get lost, mingling with thousands of other realities.
The mind begins its wandering.
My body too.
The journey has begun.
Two shy Japanese kids gave me this present
Carico di poco sonno, reduce da una di quelle notti in cui logica e tensione fanno a botte.
Dormi tre ore ed é già mattina. Acqua fresca a lavare via l’ansia del momento.
Preparando il mio backpack
Zaino pronto. Cielo sereno e tanto asfalto. Aeroporto. Check in e colazione.
Sguardi un po’ persi di chi rimane. Bocche che ridono, cuori che piangono.
L’abbraccio di un genitore a un figlio. Un gesto carico di paure e di buoni auspici.
Palpabile melanconia. Un saluto, poi la porta scorrevole che si chiude.
Eccitato e un po’ smarrito, già un anno é passato dal mio ultimo lungo viaggio.
La fila al metal detector rievoca nostalgiche memorie.
Gate 14, bus navetta, scaletta mobile, infine aereo.
I giochi sono fatti, i motori s’accendono, rimbombano, fischiano.
Poi il salto nel vuoto; io come l’aereo.
Greggi di bianche nuvole solitarie, immerse in un brucare di soffice aria.
Maestose entità, esseri danzanti dalla fugace bellezza.
Nel loro vagare mutevole vanno man mano affievolendosi all’orizzonte.
I laghi da qui sono stelle, risplendono di luce propria. Specchi sporadici che riflettono i caldi raggi del sole.
In cuffia la gentile melodia di un piano, nella testa domande e molte incertezze.
Non di quelle che pietrificano, ma che solleticano, emozionano, fanno sognare.
E così la mente va, tanto piena da sentirsi vuota, i pensieri fluttuano come farfalle ribelli che dallo stomaco si rifugiano in ogni angolo del corpo.
(image source: gliphy)
Arriva il pasto. Come la campana in un incontro di boxe, arresta i giochi subdoli di un inconscio irrefrenabile.
L’attrito dell’aria, le risate, porte che si aprono, porte che si chiudono.
Poi il piano torna a cantare. Il brusio si fa ovattato.
Occhi vigili che scrutano, aggrappandosi ad ogni nuovo dettaglio.
Come giovani primati che, di ramo in ramo, imparano a scoprire il mondo.
Occhi pesanti, messi a dura prova da goliardici rituali della notte precedente.
Occhi socchiusi che cavalcano suoni. Scivolano dolcemente, perdendosi nella serenità di respiri profondi.
Di nuovo il vuoto. Non signore oscuro ma fuoco purificatore.
Un vuoto che spiana il terreno dell’esperienza, passa a rassegna le vite passate, estirpa le informazioni in esubero.
E come in un moderno poema leopardiano mi sovvien l’eterno.
Le mie vite passate si incontrano e si scontrano, l’attrito arrotonda gli spigoli della mia anima.
L’ennesimo scossone mi ridesta. Come un calabrone innamorato, l’aereo inizia il suo sensuale girotondo, perdendo gradualmente quota.
(image source: gliphy)
Il panorama é diverso e sempre incredibile.
Tutto si fa piú grande e vicino, le ruote toccano terra e stridono.
Siamo di nuovo animali terrestri.
Tempo di sgranchirsi le gambe e schiarirsi le idee.
Il flusso di persone ha un qualcosa di ipnotico.
Lo scorrere inarrestabile di un fiume in piena.
La mia storia, la mia esistenza si perdono, confondendosi con migliaia di altre realtà.
La mente ricomincia il suo vagare.
Il mio corpo la segue.
Il mio viaggio é iniziato.
Il simpatico dono di due timidi bimbi giapponesi
"Tutte le immagini non contrassegnate sono di mia proprietà"
Good!
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Bel viaggio e ottimo post!
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