Dolcemente Viaggiare...

in travel •  7 years ago  (edited)

Oggi prendo una pausa dai miei soliti post sul Giappone per discutere con voi sul piacere del "Viaggio": e mi piacerebbe cominciare con una massima che adoro:

In un viaggio, non è importante la destinazione
ma il cammino che viene compiuto per arrivarci


Central Park a Manhattan: uno smeraldo incastonato nell'asfalto

Verissimo.

Quando si parte per una vacanza, tutto comincia con il viaggio di andata: l'attesa di fronte al check-in, l'emozione sfogliando i dépliant degli hotel, lo sbarco... tutto concorre a generare quell'aspettativa che ti porta alla meta finale. È il concetto di antipasto prima della portata principale.
Ovviamente è preferibile che non diventi un "Apericena": il rischio di imprevisti nel viaggio, i ritardi del volo, gli errori di prenotazione... e l'antipasto di fritti ti resta sullo stomaco, rovinando il resto del pranzo.

Perché, parliamoci chiaro, il viaggio è importante ma la meta è comunque imprescindibile. Anche chi viaggia "Senza una vera destinazione" in realtà lo fa per un motivo: chi va alla ricerca di sé stesso, chi vuole espiare i propri peccati sulla strada, chi non sopporta più la sua vita o chi lo fa per il semplice gusto di muoversi, vedere e conoscere posti nuovi. Una meta c'è e ci sarà sempre; può non essere fisica ma nessun viaggio comincia senza uno scopo.

Vi ho detto che lavoro come consulente informatico: da buon consulente, spesso sono in viaggio per raggiungere i clienti in Italia e, sovente, all'estero. Quindi mi muovo molto per lavoro... e visto che ci sono, mi godo tutto quello che posso. Sono stato a Torino (e tutta la zona delle Langhe), Milano (principalmente l'aeroporto e le stazioni in verità), Venezia Mestre, Treviso, Francoforte, Lussemburgo e New York.

Mica male, eh.


Panorama di Torino dalla cima della Mole Antonelliana

Ma lasciando da parte le destinazioni, ho passato tanto, tanto tempo in viaggio, su mezzi differenti e variegati.

Il mio preferito è sicuramente l'aereo.

Mi sento ogni volta come un bambino che sta per salire sulle montagne russe: verifico di non avere nulla che possa volare via durante la corsa (ai controlli di sicurezza), faccio la fila per il biglietto (all'imbarco), salgo sulla carrozza allacciandomi le cinture... e poi la partenza. Quel momento nel quale il rombo dei motori ti urla nelle orecchie "stai per partire ragazzino!" e ti senti sbalzare il cuore, qualche millimetro più in basso di dov'era prima. Quell'irrazionale nodo alla gola che ti fa pensare "Ehi sono in aria: riuscirò a tornare a terra?".

Che ci devo fare: volare mi fa sentire vivo.


Le cime delle montagne come isole tra i batuffoli di cotone

Senza contare i panorami: le montagne innevate viste dall'alto, le città minuscole sotto di te. La notte mille lucciole salutano il tuo incedere baldanzoso... e ti sembra di sentirle lamentarsi: "Beato te che riesci a salire così in alto!". Al tramonto e all'alba i raggi del sole si riflettono sulle nubi, con le sfumature rosso ed arancioni che rotolano pigre e svogliate, come lo sciroppo alla fragola su un tappeto di zucchero filato... roba da far venire le lacrime agli occhi, quella lacrimuccia che esce da sola e che asciughi distrattamente, dando la colpa al riverbero.

Subito dopo l'aereo, il treno. Che sia lo Shinkansen giapponese o il Freccia Rossa nostrana, la sensazione è sempre quella di scivolare sul terreno, a pochi metri dal suolo. Se l'aereo è un volo d'aquila pigro e alto, sfruttando le correnti, il treno è una picchiata di colori ed emozioni. Tutto sfreccia velocemente di fianco a te: i paesaggi si mescolano, i colori si uniscono in un caleidoscopio di palazzi, alberi, prati e montagne.


I binari del treno panoramico in Giappone che porta nella cittadina di Hakone

Il treno è una televisione il cui telecomando è in mano al tuo fratellino piccolo, quello che non sa decidere cosa vedere e cambia continuamente canale. ZAP: panorama cittadino. ZAP: prateria con campi coltivati. ZAP: galleria. ZAP: bosco di faggi. ZAP: di nuovo galleria: ZAP: Montagna con fiumiciattolo.

Qualcuno al terzo cambio di canale sequestrerebbe il telecomando con un accenno di crisi epilettica. Ma a me piace: e mi godo il leggero rumore della ferrovia che scorre sotto di me, cullandomi verso una destinazione che non ho fretta di raggiungere.

Il percorso in macchina è diverso: quando guido da solo tendo a concentrarmi sulla strada, non riesco ad assaporare il paesaggio o godermi il viaggio. Ricordo una volta che per lavoro persi la coincidenza del treno che da Bologna doveva portarmi a Torino. Era l'ultima corsa e non c'erano hotel disponibili... non avevo alternative: fui costretto a prendere un'automobile a noleggio e guidare di notte.

Tre ore e mezza di viaggio in mezzo ad autostrade sconosciute, a far compagnia ai Tir che procedevano lenti, assonnati nei loro soliti percorsi notturni. Io ero tutto il contrario: guidavo nervosamente, maledicendo la sfortuna e le ferrovie italiane. Però non ho un ricordo completamente negativo della vicenda: ancora oggi la vedo più come un'avventura, una cavalcata nelle praterie del far west su un cavallo selvaggio, targato Lancia Ypsilon.


I "nuovi" Taxi a Manhattan, New York

Diverso il viaggio in Taxi o nel noleggio con autista: lì hai la possibilità di guardarti attorno, parlare con i colleghi o fare quattro chiacchiere con chi tiene il volante. Ricordo con piacere il viaggio in Taxi prima di prendere l'aereo per New York. Era mattina presto ed ero l'ultimo cliente della giornata (o meglio: della nottata): i tassisti sono sempre di buon umore quando sanno che stanno per tornare a casa. E mi raccontò tutta storia di un viaggio a New York, quando venne derubato appena sceso dall'aereo e costretto a fuggire senza un soldo; o di quando durante una vacanza in non so quale isola della Grecia perse i suoi bagagli e divenne amico del tizio che li aveva rubati. Ecco, questo è il bello dell'automobile: è un mezzo piccolo, intimo se vuoi, ed è molto più facile passare il viaggio a chiacchierare piuttosto che ad ammirare il paesaggio.

Ed alla fine arrivi al lavoro, dal cliente... ed il viaggio finisce.
No un attimo: non è appena cominciato?

Beh insomma, non importa: perché l'importante è il cammino che si è intrapreso e non la destinazione.
Quella cambierà comunque, la prossima volta... ed il modo migliore per affrontare la prossima meta è dare retta a Battisti:

...dolcemente viaggiare
rallentare per poi accelerare
con un ritmo fluente di vita nel cuore
gentilmente senza strappi al motore.
e tornare a viaggiare...

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Che voglia di viaggiare ç_ç

A chi lo dici..!

ho viaggiato molto più per lavoro di quanto non abbia fatto per diletto, ma la sensazione è sempre la stessa, la naturale emozione per la scoperta. E' bello sentirsi paarte della specie umana e condividerne le emozioni. Grazie per il tuo bel post

Ma grazie a te per essere passata di qui 😊 la curiosità, insita nell'animo umano, si manifesta nella scoperta dello sconosciuto. Tanto meglio se la puoi mettere in nota spese 😋

Bel post e belle immagini :-))))

Grazie mille Caroline ;)

:-))