Casa editrice o e-book? Il dilemma dello scrittore

in writing •  7 years ago 

IMG_2858.JPGAvevo una casa editrice, che faceva arrivare i miei libri nei grandi store Mondadori o Feltrinelli. Tutto per questa mania, irragionevole follia, di scrivere romanzi. Lo si potrebbe definire il classico sogno d'infanzia, quello a cui si pensa quando ti chiedono: "Cosa vuoi fare da grande?" Non ho mai voluto andare nello spazio, o fare il pompiere o salvare vite in un ospedale, non di persona almeno. Ma con le parole...beh, quella è un'altra storia. Come scrittrice posso essere chiunque, vivere mille e una vita, rendere realtà la fantasia. Ma come portarla al grande pubblico?

Desideravo vedere i miei libri esposti a fianco di quelli del mio scrittore preferito, Dino Buzzati, con il logo degli Oscar Mondadori. Ma lui pubblicava con Arnoldo Mondadori Editore, non con questo mega gruppo che vende gli spazi pubblicitari all'interno dei suoi negozi a prezzi stratosferici.

Ho trovato una piccola casa editrice, semi a pagamento: qualche soldino per l'agente, mi hanno detto, niente di più. Poi però, una volta uscito il romanzo, ho capito il meccanismo.
Per avere una vaga speranza che un ipotetico lettore inciampi nel tuo libro, bisogna pagare, pagare, pagare.
Avete presente quelle bandierine che si vedono sopra i banconi all'entrata delle librerie? Costano un capitale: 1700 euro+ iva per 15 giorni, 3500 euro+iva per un mese. Quando è uscito il mio primo libro mi sono tagliata le vene e ne ho acquistato uno. Mai più. E' servito? Sì, ho venduto quasi 2000 copie, ma poi?
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Un piè di pagina sul catalogo cartaceo trimestrale Mondadori costa 700 euro+ iva.
Le finte recensioni su Novella 2000, Visto e testate simili 2500 euro+iva. L'autore si scrive il testo dell'articolo che viene stampato sulla rivista senza battere ciglio. Eh già! Pensavate fossero reali? Mi domando come uno scrittore serio possa anche solo pensare di fare promozione del proprio lavoro su giornaletti da due soldi. Tanto vale scrivere sulla carta igienica.

Ieri mi è giusto giusto arrivata dalla casa editrice la proposta per partecipare alla fiera del libro di Milano. Ecco cosa dicono:

"Gentili autori,
vi scrivo perché la fiera del libro di Milano, Tempo di libri, si svolgerà a Fiera Milano il mese prossimo, e noi avremo un nostro stand come avvenuto nel 2017. L'anno scorso, pur essendo la prima edizione, la fiera ha comunque attirato circa 100.000 persone, ma quest'anno con lo spostamento da Rho a Milano e la modifica della data, è lecito aspettarsi un afflusso ben maggiore. E la proposta pubblicitaria che ci è arrivata è a mio parere la migliore che abbiamo mai avuto per una fiera del libro.
Si tratta infatti di un pannello enorme, alto 3 metri e lungo 10, posizionato esattamente dietro la reception principale per i visitatori che dà accesso alla fiera. Un pannello del genere è impossibile che passi inosservato, e porterebbe allo stand centinaia di persone interessate ai volumi lì pubblicizzati.
Abbiamo fatto un calcolo, e la cifra minima con cui gli autori devono contribuire per l'intero pannello è di 7.200 € + IVA. Questo vuol dire che:

Per uno spazio di 2,5 m x 3 m (stiamo parlando di una parete di un ufficio in pratica) sono necessari 1.800 €;
Per uno spazio di 1,25 m x 3 m sono necessari 900 €;

Ovviamente ogni spazio potrà contenere una segnalazione di uno o più volumi, un riferimento all'eventuale presenza dell'autore allo stand o una foto dell'autore stesso. L'importante per noi è raggiungere il numero necessario per poter acquistare il pannello. "

Tenendo conto che il ricavo dalla vendita di un libro è di 0.70 euro lordi, e sottolineo lordi, fate voi i calcoli per capire quante copie bisogni vendere per rifarsi delle cifre spese in pubblicità. 500, 600mila?
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Ma se uno scrittore esordiente fosse in grado di vendere così tanto non avrebbe di certo bisogno di comprarsi gli spazi pubblicitari.
Quindi ho deciso: per il mio nuovo romanzo ho scelto Amazon Kindle. Self publishing in ebook.
Non so se farà alcuna differenza, nè se raggiungerò più persone. Ma di certo non riceverò ogni due settimane una email di offerte, o meglio, di richiesta di denaro.
Se il romanzo venderà, bene, se no non avrò speso una lira.
Il sogno di avere un mio libro accanto a quello di Dino rimarrà un'utopia, ma forse anche lui, se fosse ancora vivo, avrebbe optato per la versione digitale.
In fondo il mondo sta andando avanti, la tecnologia incalza, presto avremo solo valuta elettronica. La carta ha fatto la sua parte, a breve sarà storia.
Mi sarebbe piaciuto poter annusare ancora l'odore di stampa fresca, sfogliando un racconto, una nuova avventura, ma non a questo prezzo.

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