PERCHÉ?

in writing •  7 years ago  (edited)

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In questi ultimi tempi è una parola che riecheggia molte volte durante l'arco della giornata: la sento, la penso. L'alone di mistero che viene provocato nel profondo, batte come un martello che deve rompere qualcosa.

Paradossale come possa avere nature differenti il perché; lo sento come non mai da mio figlio, nella sua piena fase dei perché. Qualsiasi cosa dica arriva la sua domanda. In questo specifico caso questa parola è correlata ad una situazione positiva, la curiosità di un bambino che vuole conoscere tutto, capire, imparare, registrare. Incredibile la difficoltà nell'essere messi nella condizione di rispondere; forse da adulti si perde quella prontezza nel pensare al perché o nel cercarlo, quella curiosità che permetterebbe di rompere gli schemi, creare opportunità, risolvere questioni.

Come si può spiegare ad un bambino che quando diventerà grande il perché sarà anche volutamente evitato? Le risposte a questa diretta e potente parola rimandano ad una spiegazione, che spesso coincide con una verità e basta guardarsi intorno per capirne le motivazioni: gli "equilibri".

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Troppo scomodo dire la verità, rispondere all'evidenza per mantenere l'equilibrio. Ma l'equilibrio deve avere anche delle basi per essere definito tale. E l'apparenza, le omissioni, il non dire non fanno altro che amplificare queste doti umane negative che costituiscono la realtà pratica.

Il silenzio di chi osserva, si fa domande e si chiede il perché non fanno altro che aumentare quella sensibilità, quella visione che permette di comprendere, di accrescersi, di rendersi qualcosa in più rispetto ad una massa omologata che segue il vento e si ripara sotto le coperte calde e comode. Perché conviene, nonostante si vive nello schifo assurdo, e questo non è un silenzio costruttivo, ma distruttivo dell'individualità e dello stare inseme ad altri.

Quei poverini che si fanno domande, che ragionano, che cercano di andare in profondità sono gli scomodi, "quelli da evitare". Perché? Sono pericolosi, perché possono minare la realtà impacchettata e bella all'apparenza e allora la massa li evita, li allontana, perché si fa così, è intelligente fare così.

Io devo crescere un figlio in questo modo? Proverei solo vergogna, mi sentirei una nullità. Insegnargli che bisogna farsi andare bene tutto, quando è evidente che non è così? Dire sempre e solo sì per paura di essere escluso? Crescere nell'ottica riduttiva e opprimente del "dentro o fuori"?

No, il silenzio spesso è sinonimo di intelligenza, ma bisogna parlare quando è il momento, farsi valere invece di farsi schiacciare da chi probabilmente sulla carta è superiore ma in realtà non lo è.

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Valorizzare, includere, fare domande, capire chi si ha intorno danno un valore aggiunto ad entrambi gli interlocutori. Premiare quando è giusto, sempre che ci sia l'intenzione, non ammonire quando si sbaglia.

Il leader non è colui che fa solo notare gli errori, ma colui che guida, stimola e si congratula direttamente esponendosi.

La delusione di scoprire un mondo fatto di silenzi non giustificati, di prese di posizione costruite a puntino, di prese di potere incontrollate, di situazioni poco chiare e volutamente messe sotto la sabbia...perché quanti avrebbero il coraggio di rompere gli schemi e provare a ricostruire le fondamenta di carta traballanti?

Il dato di fatto, per una persona che si fa domande è che quando è così ha la consapevolezza di capire come muoversi, di accorgersi che direzione prendere.

L'altruismo non sta nelle finte parole, nella convenienza, nelle promesse (poi non mantenute) ma sta nel valorizzare le persone in quanto tali con i fatti, nell'ammettere gli errori, nel confronto vero.

Le basi esistono, sempre, per creare qualcosa di appagante per sé stessi e per gli altri. È la direzione che viene presa che fa capire gli intenti.

Viviamo in un mondo dove tutto è costruito e bisogna farsi spazio, perché dall'alto, chi sta in alto, non ci sarà mai la volontà di far crescere le persone, ma di usarle per i propri scopi.

È inutile prendersela, anche se chi se la prende vuol dire che ci tiene, ma bisogna essere il contrario di ciò che si dovrebbe essere, oppure un raccomandato, un conoscente per farsi strada.

I nodi verranno al pettine, prima o poi, credere in sé stessi, farsi domande, fare domande sono e saranno sempre sinonimo di lungimiranza.

Esiste qualcuno così? Io credo di sì, basta saper vedere e guardarsi intorno.

Chi volutamente esclude, disprezza, mente ha solo paura.

@mcassani

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Quanta verità in quello che hai scritto...
Ai miei due bimbi dico sempre due cose:

  1. Non dire mai: "non ce la farò!"
  2. Non smettere mai di cercare, indagare, capire, scoprire...

Oltre al mio consueto lavoro, insegno a dei ragazzi di circa vent'anni. Quello che mi stupisce è la completa mancanza di ricercare, scoprire... Dico sempre loro che il sottoscritto, per preparare la tesi di laure in Economia, ha dovuto portarsi a casa decine e decine di libri con la carriola... Oggi hanno la fortuna di avere la "rete" e nonostante tutto non si informano!!! E' assurdo! Basta la prima fake news e via di commenti, condivisioni... Eppure basta poco per verificare la fonte... Hanno strumenti che io sognavo!!! Oggi prendiamo per verità assolute cose che sentiamo senza indagare...
Ecco che i PERCHE' sono importanti... fondamentali!

Sono perfettamente d'accordo con te e ti ringrazio per il tuo spunto di riflessione, molto reale e competente.

Grazie a te. Nel tuo articolo hai esplicitato una verità a cui ormai le nuove generazione sono assuefatte. Sta a noi "vecchietti" il compito di insegnare la retta via.
Ps. Sono un vecchietto di 42 anni... :o)

  ·  7 years ago (edited)

Hai ragione, possiamo farlo nel nostro piccolo ma il problema è che chi comanda, dai piccoli gruppi alle comunità più grandi e alla società in generale, impone la standardizzazione e il soffocamento delle proprie risorse. Ormai sgomitare non basta più per emergere.
P.S. con l'età ti seguo, ne ho 35 😁

  ·  7 years ago (edited)

La società siamo noi! Io da solo non conto nulla. Tu nemmeno!
Ma insieme contiamo uno 0,001 in più di prima. E questa la nostra missione.
Stesso considerazioni che faccio quando sento qualcuno che dice: "non credo nella politica. Tanto non cambia nulla..."
Forse sono troppo rivoluzionario, ma credo nella forza del pensiero e delle persone.

Sono d'accordo con te ed è ciò che faccio, il problema sta come dici tu che c'è chi dice che tanto non cambia nulla...sono quelle persone a non volere cambiare e non sono poche. Non sei rivoluzionario, siamo promotori delle risorse.

Non ti nascondo che ho rivisto varie volte ed in vari giorni il tuo post, leggendo di volta in volta nuove sfumature, nuovi spunti, nuove interpretazioni, nuove illuminazioni. Ecco perché, dopo un resteem quasi immediato, commento solo adesso. Come dice @marcodobrovich, nelle parole altrui ognuno legge un po' di sé, interpreta. E' quello che ci si aspetta da un post introspettivo, aggiungo io: che stimoli la riflessione a vari livelli, che attivi non uno, ma una rete di pensieri e connessioni.
Lo dimostrano i commenti variegati che hai ricevuto, ciascuno focalizzato su qualcosa, una frase, un concetto, che il tuo post ha evocato nelle nostre menti.
Per me è stato questo:

Quei poverini che si fanno domande, che ragionano, che cercano di andare in profondità sono gli scomodi, "quelli da evitare". Perché? Sono pericolosi, perché possono minare la realtà impacchettata e bella all'apparenza e allora la massa li evita, li allontana, perché si fa così, è intelligente fare così.

Mi ci sono rispecchiata: tante volte sono stata evitata o isolata per i miei "perché". Come dici tu, ero pericolosa.
Ho imparato, però, che non sono sola, che è arduo trovarci ma siamo in tanti, e sono felice di non aver mollato, nei momenti più difficili della mia buia solitudine, arrendendomi alla logica della massa, perché piano piano ho potuto circondarmi di persone come me, come te.
Incontrare altri che pensano (per quanto diversamente, purché pensino!), è la più grande fonte di ricchezza di una persona, grazie allo scambio mutuo e continuo fra mondi diversi ma disponibili a dialogare, cioè ad aver torto, a mettersi in discussione, ad ascoltare davvero l'altro. A te questo non manca, per fortuna, quindi coraggio!
Mi piacerebbe parlare ore di singole parti delle tue considerazioni, ma mi sono già dilungata troppo.
Chiudo con la prima immagine, un ricordo, che leggere il tuo post mi ha evocato: bambina di 5 anni in piena fase dei perché, mi dissero esasperati: "basta, con tutti questi perché! quando la finirai?!". Risposi candidamente "Mi dispiace, ho ancora tanti perché da consumare". Episodio che tutt'oggi mi viene a volte raccontato con affetto ed orgoglio dai protagonisti, che in realtà avevano davvero tanta pazienza nel rispondermi, e che ti racconto come omaggio al tuo bambino che senza saperlo ti ha pungolato a donarci le tue preziose riflessioni.

Intervento Favoloso! Sei forte @piumadoro! Starei qui anche io ore a confrontarmi con te, perché ne varrebbe veramente la pena, ma ti dirò solo una piccola cosa che vuole essere una cosa potente: le persone come noi si ritrovano sempre! 😉

Urca !!

”What events in your life made you write this?”, chiede in un commento @marymik23...

E Carlo @miti, dalla sua, commenta invece ”Io credo che tu abbia toccato dei temi quanto mai attuali...”

La mia impressione è che il titolo sia un pretesto e che dopo i primi due paragrafi, che ci si agganciano, tu finisca per parlare d’altro.

...è che tu non stia parlando d’altro ...per fare teoria, ma che tu stia parlando di qualcosa. ...e che avessi urgenza di farlo...

Qualcosa che è accaduto, che sta accadendo, che ti ha colpito. Forse amareggiato...

Che tu voglia dare dei suggerimenti. Che tu ti chieda (e chieda) se non sarebbe più semplice è meglio adottare le linee di comportamento che suggerisci...

Ma, tranne chi ho citato, nei cui commenti mi sembra di cogliere, anche se in modo meno esplicito, la mia stessa interpretazione, negli altri commenti viene apprezzato l’aspetto teorico del tuo ragionamento. E potrebbe, più semplicemente, essere questo lo spirito che ti ha spinto a scriverlo.

Già... spesso, nelle cose che uno legge, finisce per cercare (e trovare) cose che sono nella sua testa e non in quella di chi le ha scritte...

Già... in effetti potrebbe, semplicemente, essere così...

Caro @marcodobrovich, intanto ti ringrazio per aver letto. Ti rispondo qui in maniera molto sintetica perché lo farò in maniera più completa a brevissimo in un post. Ci tenevo a puntualizzare un paio di cose per preparare la mia risposta:

  • il titolo è stato sì il pretesto di parlare di concetti generali che poi non fanno altro che essere contestualizzati in situazioni concrete del nostro "piccolo"

  • in realtà il mio essere amareggiato va ricondotto a ormai qualche mese fa, quando la percezione del non essere considerato era già chiara

  • ciò che mi ha spinto a riflettere e a mettere per iscritto i miei pensieri arrivano solo dalla mia testa, da ciò che ho provato in prima persona non da condizionamenti esterni. Tutto ciò che riguarda l'esterno non ha fatto altro che avvalorare ciò che io avevo già appurato

  • non a caso la tendenza è visibile, basta vedere sotto questi tipi di post, il non interagire da parte di molti, l'evitare persone che forse potrebbero essere valide per apportare miglioramenti; ma se appunto la tendenza è questa è solo perché non esiste volontà di migliorarsi

  • è come cercare di ristrutturare qualcosa, di avere idee chiare e applicabili ma di non avere il nulla osta per procedere, forse perché non basterebbe ristrutturare ma sarebbe necessario attuare modifiche alle fondamenta e la volontà è quella di preservare invece di evolvere.

Grazie ancora Marco, sarò ancora più completo nel prossimo post.

Grazie a te, Mario.
...avevo capito... 😉

  ·  7 years ago (edited)

Già... spesso, nelle cose che uno legge, finisce per cercare (e trovare) cose che sono nella sua testa e non in quella di chi le ha scritte...

Ciao Marco, non pensi di poter essere vittima dello stesso comportamento che "stigmatizzi"?
Perché stai interpretando anche tu sia il pensiero dell'autore, che il mio 😉

Era esattamente quello che volevo dire: io ci leggo quello che cercavo. E, per essere più espliciti, ma non troppo (!) ti dico ”hai capito cosa...”

Io ci ho voluto leggere questo.

Mario voleva parlare di questo?
Tu ci hai colto questo?

Certo è che l’amico anglofono ha chiesto ”Aho... ma che t’è successo? Mica me vorrai fa’ crede che parli tanto pe’ parlà...!!” 😉

  ·  7 years ago (edited)

Mario è una delle persone più valide all'interno di Steemit (diciamo soprattutto tra quelle nella lingua italiana) eppure non c'è stata alcuna valorizzazione della sua persona che è rimasta piuttosto invisibile..
E' normale, assolutamente normale, arrivare a certe conclusioni.

Assolutamente si!

Recently, you publish posts - reflections, philosophical. What events in your life made you write this?

Dear @marymik23, thank you for your support in reading and interacting...my life was plenty of Deep situations. Reflections were, are and will be in the future the right way for me to grow and live.

In the life of every person there are difficult situations. For artists, they sometimes are an incentive for creating creative works. A new post in my blog about this...

I agree with you and thank you, as usual. 😊

😊

Ciao Mario! Il tuo post è ricco di riflessioni profonde e molto importanti. Le domande sono fondamentali, in primis verso noi stessi e poi verso il resto del mondo. Sono davvero una grande risorsa per poter attuare un vero cambiamento. Un abbraccio :)

Ciao Isa, grazie per la tua riflessione 😊

Post favoloso! (mi sa che sto citando qualcuno 🌝)

Merita una risposta molto curata, e non mancherà occasione per continuare il dialogo. Grazie a post come questo sto cominciando ad affezionarmi a steemit.

La delusione di scoprire un mondo fatto di silenzi non giustificati, di prese di posizione costruite a puntino, di prese di potere incontrollate, di situazioni poco chiare e volutamente messe sotto la sabbia...perché quanti avrebbero il coraggio di rompere gli schemi e provare a ricostruire le fondamenta di carta traballanti?

Si tratta di aprire la pista, tracciare un sentiero, costruire un ponte, disegnare una mappa. Per fare in modo che non sia più necessario il coraggio e recuperare il piacere di sperimentare nuovi percorsi.

Un post eccezionale, con un solo difetto, l'utilizzo del corsivo per tutto l'articolo, ma forse questo è solo il mio soggettivo gusto estetico 🙂, come direbbe @blockchain360 (ti invito a leggere il suo bel post Alla ricerca del gusto estetico se non l'hai già fatto).

Ti seguo 👍

Caro @anedo, ti ringrazio veramente tanto per ciò che mi hai detto e ti dico che ti seguo anche io perché ho già avuto modo di leggere in tuo post. Mi piace parecchio come scrivi...per quanto riguarda il corsivo l'ho scelto perché è come se avessi scritto una lettera a mano. Normalmente non lo uso 😊. Grazie comunque anche per questo consiglio. Ti saluto e ci sentiamo presto! 😊

Onestà intellettuale e profondità allo stato puro. Un post del genere non poteva che venire da te.
Io penso che tu abbia toccato dei temi quanto mai attuali, applicabili in qualsiasi tipo di società, che sia reale o virtuale.
Bravissimo, resteem e massimo voto ampiamente meritati.

Grazie mille, Carlo. 😊

Dobbiamo insegnare ai nostri figli di andare sempre in fondo alle cose perchè essere passivi non porta niente di buono. Il perchè verrà sempre ricompensato.

Brava @bariski dovrebbe essere così, sempre.

Discorsi molto profondi ed introspettivi, e decisamente validi, anche e soprattutto in un mondo dove il compromesso regna sovrano in tantissime situazioni, la coerenza ed il senso di giustizia sono sentimenti che devono sempre emergere, e guidarci nelle scelte che dobbiamo fare nella vita.
Eccellente post, caro @mcassani

Grazie Marco

  ·  7 years ago (edited)

Il perché é un concetto primordiale; il primo strumento che ha permesso all'uomo di crescere e conoscere fino ad oggi.

A volte ci chiediamo perche farsi troppe domende? e paradossalmente in questa domanda c'é un perche....

Dobbiamo peró ammettere che questa parole non é altro che la metá della sua completezza. O sia, dopo un perché é essenziale e necessario che ci sia una risposta, altrimenti il perche resta una semplice parola senza un senso compiuto!!

Great Post

Riflessione... ma perchè?

Non ho capito cosa intendi