Prima di affrontare il mining, cerchiamo di capire cosa sia una blockchain.
La blockchain non è altro, come dice la parola stessa, che una catena formata da innumerevoli blocchi.
Ogni blocco, che viene inserito nella catena ogni 10 minuti (questo nel caso specifico di Bitcoin), è legato indissolubilmente al precedente tramite un certo codice (hash), e contiene tutte le transazioni effettuate in quei 10 minuti (o meglio quelle correttamente verificate…).
Questa catena viene poi condivisa su tutti i nodi che fanno parte della rete, rendendola pubblica e universalmente verificabile.
Il fatto di essere legata indissolubilmente al blocco precedente, la rende immutabile,
Tutto ciò rende universale, decentralizzata, verificabile e immutabile la blockchain.
Ma chi mi assicura che questo blocco di transazioni sia valido se non c’è nessuna entità esterna che garantisce il tutto?
Qui entra il gioco il mining, che è il concetto chiave della blockcahin e che rappresenta il suo consensus mechanism, e cioè il fatto che ci sia un algoritmo matematico a fare da “garante” della validità del sistema.
Il miner, all’interno di questi fatidici 10 minuti, si rende disponibile a verificare questo blocco di transazioni per aggiungerlo poi alla catena. Per far ciò deve però partecipare ad una competizione con gli altri miners, che anche loro si sono resi disponibili, per scoprire il Nonce, che consiste nel risolvere un complesso problema matematico andando per tentativi. Questo presuppone il fatto di mettere a disposizione una certa quantità di calcolo, e di conseguenza di energia, per risolvere questo problema.
Il miner che per primo raggiunge questo scopo, è autorizzato ad inserire il blocco nella catena, e riceve per questo una ricompensa sotto forma di criptovaluta.
Si tratta in pratica di una “corsa all’oro”, nella quale chi mette a disposizione più potenza di calcolo, di conseguenza più energia e ovviamente perciò più denaro, la spunta e ha la possibilità di verificare quello specifico blocco.
Proprio in virtù di questa competizione, e dell’energia spesa per vincerla, la rete si può considerare affidabile, anche senza la presenza di un’autorità suprema che faccia da garante.
Questo vale per il sistema di consesus denominato Proof of Work (POW) che è quello usato da reti come per esempio Bitcoin ed Ethereum, esistono però altre forme di consensus, come la Proof of Stake (Pos), la Delegated Proof of Stake (DPos), la Proof of Authority (PoA), la Byzantine Fault Tolerance (Bft), la Direct Acyclic Graphs (DAGs) e molte altre…
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