Quando si parla di lavoro nella vita di noi comuni mortali (tralasciamo i ricchissimi figli di papà, i principi, le partecipanti dei bunga bunga ad Arcore e via dicendo) non si capisce mai bene se si tratti di una malattia o di una cura.
Il buon De André scriveva nella sua canzone "Un medico”:
E i colleghi d'accordo i colleghi contenti
nel leggermi in cuore tanta voglia d'amare
mi spedirono il meglio dei loro clienti
con la diagnosi in faccia e per tutti era uguale:
ammalato di fame incapace a pagare.
Il punto di vista è condivisibile: la povertà in qualche maniera è una malattia che ci consuma; ed il lavoro, che ci permette di guadagnare qualche soldino per tirare avanti, ne è la cura.
Eppure in uno dei miei vecchi post dove ho affrontato il punto di vista Giapponese sul lavoro, spiego come l'eccesso dello stesso possa diventare una malattia mortale. Ci sono persone che si "ammazzano" di lavoro, ma anche qui c'è da fare un distinguo: chi trova piacere nel lavoro e chi invece riesce a trovare solo frustrazione, malessere ed umiliazioni.
Beh, ma qual è il punto focale di questa disanima? Semplice: la profonda metafora filosofica del "Appena nati, si comincia già a morire" ci dà lo spunto per coniare l'odierna "Appena ricominciato a lavorare, pensi già alla pensione".
No dai la situazione non è così tragica. Faccio un lavoro che mi piace: può essere stressante (come tutti i lavori) ma può anche dare qualche piccola soddisfazione... un viaggio inaspettato, un complimento gradito, una mansione a lungo desiderata. La paga non è male, si tratta di un lavoro stabile... insomma tutto ok.
Il problema non è a regime: il problema nasce quando si torna al lavoro dopo le ferie.
Sì perché il ritorno è SEMPRE traumatico. Vuoi perché sei stato molto bene in vacanza, perché ti scoccia tornare a fare un’ora e mezzo di traversata tra metro e autobus, vuoi perché stavi meglio sotto le coperte invece che al freddo sotto la pioggia alle 7:30 del mattino.
Sono parametri oggettivi.
Così torni in ufficio morto di sonno: non ti ricordi nulla di quello che avevi fatto, di che cosa ti mancava di fare o di che cosa tratta il tuo lavoro. Vedi intorno a te gli stessi volti mogi e scuri, ed i pochi che sorridono e scherzano ti verrebbe voglia di prenderli a sberle. Doppia razione di caffè e poi via, si torna a pedalare. E pensi a quanto sarebbe bello stare in vacanza per sempre, passando più tempo con i tuoi cari a far ciò che più ti piace.
Nella prima mattinata di lavoro dopo le ferie, produci poco e filosofeggi molto. Bella la pensione ma... ci andrò mai? La vita media aumenta, l'asticella della pensione si alza sempre di più... quando avrò 80 anni e sarò finalmente in pensione, avrò ancora voglia di fare altro? Non potrò più giocare a calcetto o correre. I miei riflessi non saranno gli stessi della gioventù, non riuscirei più a suonare uno strumento, a cantare, forse non avrò più neanche la stessa fantasia e non riuscirei più a scrivere. E che cavolo, ma che ci vado a fare in pensione a ottanta anni?
"Un monotono purgatorio passato tra bocce e partite a canasta, prima del riposo eterno" dice una vocetta dentro la mia testa.
Brrrr.
Così ti rendi conto che non è la pensione a cui stai anelando... ma è lo smettere di lavorare.
Che è una cosa molto diversa. Vincere la lotteria? Il Superenalotto? Fare tredici con la schedina? Tutto fa brodo. Anche farsi mantenere da qualcuno... ehi, aspetta: ma allora perché ho lasciato casa? Non facevo meglio a restare con mamma e papà? Pasti gratis, servizio lavanderia, letto rifatto tutte le notti... è proprio vero che ti accorgi di quanto ti manca qualcosa solo dopo averla persa.
Fissi lo schermo bianco del computer cercando di mantenere saldo il tuo record di produttività giornaliero: 0%.
Ma verso l'ora di pranzo rinsavisci e tutto sembra più chiaro.
Libertà.
Tutto gira sempre intorno alla libertà.
Perché il lavoro non è una malattia: il lavoro è la cura e la soluzione. Il lavoro nobilita l'uomo perché gli permette di poter dire "Ce la posso fare anche da solo!". Stacca il cordone ombelicale di netto, lasciando i tuoi genitori fieri e preoccupati. L'indipendenza monetaria è l'inizio della vita da adulti, un passo in più verso le responsabilità dei grandi, verso quel futuro che desideravi da bambino... quello dove ti vedevi astronauta, professore, medico. Poco male se per ora fai i panini al McDonalds, è comunque un inizio.
E cominci ad essere fiero di lavorare! Ecco, il ritorno del leone dopo il riposino sotto l'albero, un ruggito di fierezza quando finalmente allunghi le mani e le dita verso la tastiera del tuo computer, e annuisci compiaciuto di fronte alla grandezza dei tuoi traguardi di vita. Sì perché la salute, grazie a Dio, ancora c'è. L'amore pare vada, ma per sicurezza facciamo una chiamatina alla moglie tanto per star sicuri. Per completare l'oroscopo c'è bisogno del lavoro, quindi diamoci da fare, rimbocchiamoci le maniche e...
...e vabbè, sono le sei e mezza di sera. È il primo giorno, qui sono andati tutti via.
Ammazza che tristezza.
Dai, me ne vado pure io, domani mi rimetto a paro.
Spengo il computer, chiudo baracca e burattini.
Record di produttività giornaliera mantenuto con fierezza.
E dai che domani si torna al lavoro, con tutta un'altra verve!
...domani… lavoro… ancora.
Che palle.
Nota: tutte le foto sono liberamente utilizzabili e presenti sul sito pixabay.com
Io mi ritengo una privilegiata, sebbene il trattamento economico dei docenti italiani sia ben più frustrante di quello medio europeo. Dopo una pausa lunga sono sempre molto contenta di tornare dal mio picciname, perché stare in classe con loro appaga una parte importante di me. Certo, ogni professione se vissuta con impegno è faticosa e spesso persino logorante, ma proprio perché ci libera dalle catene della dipendenza infantile è un toccasana per l’equilibrio mentale di ognuno. Lascerei poi in pace Marx, che non aveva ancora da preoccuparsi delle conseguenze emotive e psicologiche della mancanza di lavoro sulle masse.
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Perfettamente d'accordo sulla visione del lavoro. Poi quello dell'insegnante secondo me è IL mestiere per eccellenza... perché nelle mani dell'istruzione e dell'educazione c'è il destino dell'intero paese, che coincide con il futuro delle nuove generazioni. Vabbè non fatemi avvelenare sulle priorità di questa Italia, ce ne sarebbero troppe da dire..!
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....occorre banalmente ricordare che "chi non lavora, non fa l'amore"...scusami 😔, è pessima lo so.
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😂
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Ci può stare :D :D :D
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Caro Gianluccio... che duro lavorare ore e ore, settimane dopo settimane.. ma posso dirti che un lavoro fatto con passione porta benefici indiscussi. Io attaccavo tutte le mattine alle 6 (prima di essere licenziata perché incinta...) e andavo sempre col sorriso perché amavo il mio lavoro.
Purtroppo le società odierne troncano l'entusiasmo delle persone..
Comunque buon rientro e ricorda... Pasqua è vicina 😆
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Perfettamente d'accordo con te, un lavoro che piace è il modo migliore per passare la propria vita (beh, a meno di non vincere la lotteria). Ma il primo giorno è sempre durissimo... puntiamo sulla Pasqua va ;)
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😉
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I voted you please vote me
https://steemit.com/gadgets/@masqurade/samsung-galaxy-a8-2018-first-impressions
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Eeheh riassume perfettamente lo stato d'animo del rientro lavorativo ;)
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Più o meno ;) Grazie per essere passata di qui!
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Si può parlare di libertà quando solo il lavoro salariato permette la vita?
Dei dubbi nascono anche sulla costituzione italiana, se la si analizza col metodo di Marx.
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Sul concetto di libertà si può filosofeggiare a lungo... per tagliare la testa al toro, la conquista del lavoro salariato possiamo chiamarla "indipendenza" ;)
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Anche i servi della gleba parlavano di indipendenza rispetto agli schiavi egizi :)
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