Uno dei più grandi fenomeni editoriali degli ultimi anni è BuzzFeed. Il sito che con il suo mix di gallery di cuccioli e approfondimenti seri è riuscito a conquistare milionate di utenti unici mensili rappresenta un caso più unico che raro, tra l’altro in un ambito che negli ultimi anni sta vedendo affondare numerose corazzate.
La formula di BuzzFeed può piacere o non piacere, ma in ogni caso funziona. Per questo motivo, come prevedibile, in molti stanno provando a copiarla. Alcuni con cognizione di causa, altri come tentativo a casaccio frutto del panico. Alcuni in maniera sistematica, altri con sporadiche top ten o video buffi piazzati nel mezzo (o a lato, relegato in una colonnina destra dell’infamia) di contenuti più “ufficiali”.
Lo ha fatto più volte il Corriere nella sua versione web. Lo ha fatto Repubblica. Lo ha fatto Wired. Lo ha fatto l’Oltreuomo. Lo fanno in continuazione decine di siti e blog difficili da distinguere gli uni dagli altri. Qualcuno lo fa bene. La maggior parte lo fa male, per di più con quel fastidioso “effetto tarocco” che si ha quando il riferimento da cui si scopiazza è del tutto evidente.
Puntualizziamo: se qualcosa funziona, non è un delitto provare a imitarne la formula del successo. Non è nemmeno una colpa cercare di racimolare qualche pageview in più. Anch’io mi sono ritrovato a fare articoli o gallery consapevolmente “in stile BuzzFeed” perché funziona. Ma l’imitazione diventa deleteria quando rimane un semplice scimmiottamento. È virtuosa quando invece porta a un inglobamento del modello, a un suo superamento e alla ricerca di un proprio stile nuovo e riconoscibile.
Sarebbe bello vedere tanti siti — di quotidiani e periodici cartacei oppure “nativi digitali” — smetterla di fare BuzzFeed. Semplicemente perché non sono BuzzFeed. E quindi non sono capaci di fare BuzzFeed. Sfornare quotidianamente decine di gallery e post dall’alto contenuto virale può sembrare facile ma non lo è.
Il successo di Buzzfeed è frutto del duro lavoro di una redazione piena di editor che sanno fare il proprio mestiere (anche se alle volte questo mestiere consiste nel mettere assieme una decina di foto buffe sui cuccioli di armadillo) e di uno studio approfondito dei dati sui trend del momento e sulla viralità dei contenuti.
Alla lunga, quindi, il rischio è di sembrare tutti quanti pieni di gattini ma a corto di idee. Con il risultato in alcuni casi di perdere la credibilità faticosamente conquistata negli anni. In altri di non riuscire a costruirsi un’identità precisa e riconoscibile agli occhi del potenziale pubblico.
Hi! I am a robot. I just upvoted you! I found similar content that readers might be interested in:
https://medium.com/italia/il-problema-%C3%A8-che-non-sei-buzzfeed-9abbe23045ac
Downvoting a post can decrease pending rewards and make it less visible. Common reasons:
Submit