Kim Jong-Un, la Corea del Nord a caccia di bitcoin
Riprendendo alcune notizie apparse in queste ultime settimane sui takes dell’agenzia sudcoreana Yonhap News (l’equivalente dell’italiana ANSA), la BBC ha affermato poche ore fa che i servizi segreti sudcoreani sono convinti che ci sia la Corea del Nord dietro gli attacchi hacker che dal 2015 interessano le criptovalute in Asia, in particolare Bitcoin, e che Pyongyang abbia così accumulato milioni in valuta virtuale. La solita paranoia di Seul su ogni notizia che riguarda i cugini comunisti del Nord? Probabile, ma é indubbio che negli ultimi due anni gli hacker si siano impadroniti, a fasi alterne, dei dati personali di almeno 30.000 trader sudcoreani e di 7 milioni di dollari. Una cifra che, secondo la BBC, ha oggi decuplicato il valore, salendo a 82,7 milioni.
Gli attacchi hacker
L’attacco di cui ha riferito la BBC è stato compiuto in febbraio ma è stato scoperto solo lo scorso luglio, senza però che venissero individuati i responsabili. L’exchange preso di mira è stato Bithumb (Corea del Sud), il 5° al mondo per volume di transazioni, infatti è il più importante del Paese. Come da copione, dopo la violazione, gli hacker hanno chiesto un riscatto di vari milioni in cambio della restituzione dei dati personali dei traders.
Un altro attacco, a settembre, ha preso di mira un’altra piattaforma, Coinis, mentre un altro si dice sia stato sventato lo scorso ottobre.
La Corea del Sud prepara una risposta
Come in molti altri paesi, anche in Corea del Sud la materia non è soggetta a legislazione, ed il governo di Moon Jae-In, esponente del partito democratico in carica appena dal 10 maggio scorso, sta cercando una soluzione. Secondo analisti indipendenti, motivo degli attacchi è quello di evadere le sempre più dure sanzioni a cui è sottoposta la Corea del Nord. Da tempo infatti si sospetta che il 33enne Kim Jong-Un (da adolescente ha studiato alla Scuola Inglese Internazionale di Berna diplomandosi in ragioneria, e poi si é laureato in Scienze Informatiche in Corea del Nord) abbia accumulato un presunto tesoretto di Bitcoin, da sfruttare a proprio piacimento per aggirare le pesanti sanzioni imposte al Paese dall’ONU.