Un utile espediente
«Oscar, da quanto tempo non facciamo sesso?»
Lui la guardò stralunato con la sigaretta a mezzasta, lasciando perdere il gioco di ruolo online che girava sullo schermo, e che lui usava sempre quando voleva mettere il cervello a mollo.
Non avendo avuto risposta, e poiché il suo uomo continuava a guardarla con l'espressione di un cercopiteco cui hanno chiesto di dimostrare la teoria della relatività, lo incalzò:«Dai, ti ricordi quand'è l'ultima volta che abbiamo fatto sesso?»
Questa volta una risposta la ebbe (notò con soddisfazione che Oscar aveva chiuso il gioco online di colpo, era segno che la sua domanda aveva fatto presa), però non era proprio nel tono che si sarebbe aspettata e con le parole che avrebbe voluto. Sentirsi dire “Ma che cazzo stai dicendo?!” a voce alta (quasi stentorea) le faceva male due volte, una perché è sempre brutto sentirsi gridare addosso da parte dell'uomo che si ama, e un'altra perché si sentiva frustrata nel suo tentativo di fare... qualcosa, non sapeva cosa, ma la mail parlava chiaro, e il tempo aveva preso a scorrere lentissimamente.
Maledetto tempo, non passa mai quando sei annoiata, e passa troppo in fretta quando ne avresti bisogno per fare tante cose, il suo telefono (sincronizzato con l'Ora Gennarino al microsecondo) adesso diceva, quasi annoiato dal contare i secondi,“solo” 13:42... appena cinque minuti da quando aveva controllato l'ultima volta e tre ore esatte prima dell'”ora X”.
Dopo aver inizialmente divagato con quella domanda ad effetto (sentiva in lontananza un frastuono di piatti da orchestra e un flebile ronzio) mise in moto il cervello a tutta palla e cominciò a pensare cosa fare; con gli occhi di Oscar che continuavano a fissarla stralunati, la sigaretta che fumava ancora a mezzasta, e il vuoto cosmico nella mente; in effetti doveva essere passato un microsecondo, ma Elena aveva la testa affollata di pensieri e pensava che non sarebbe riuscita a mettere ordine neanche in un milione di anni.
Comunque aveva deciso che l'unica arma sarebbe stato il sesso, non sapeva come altro fare a trattenerlo; peccato che mancavano tre ore e che lei avrebbe dovuto trattenerlo ancora a lungo. Tre ore non sono poi tante quando hai un sacco di cose da fare, quando ne hai da fare solo una e non sai come farla, e ti trovi nelle condizioni di Elena in quel momento, diventano una eternità.
Decise di cambiare tattica e provare un appoggio più morbido, spostando il tema della discussione su altri binari.
«Ho fame, vuoi mangiare qualcosa? Devi partire per Taranto e chissà a che ora tornerai stasera, e tornerai sicuramente stanco e stressato. Sarebbe meglio anche per te mangiare qualcosa, mi cucini un sugo?»
Oscar tornò coi piedi per terra senza capire bene cosa fosse successo nel periodo di tempo in cui era mancato, forse Elena aveva fatto delle riflessioni su quel che era successo e aveva deciso di metterci una pietra sopra, forse si era sentita con una sua amica (Elena aveva così tante amiche affezionate che quando serviva poteva avere a disposizione un intero “consiglio di sagge” per discutere dei suoi problemi), ma qualsiasi fosse la cosa che le aveva fatto cambiare idea in quel modo non poteva che essere una cosa buona, e lui intendeva fare la pace al più presto con quella donna, senza scartare l'ipotesi che discendeva dalla prima domanda che lei aveva posto pochi secondi prima ...
Senza dire una parola, un po' gongolando dentro di sé per la pace ritrovata, e un po' con l'arrabbiatura che ancora gridava dentro la sua pancia, Oscar si sforzò di assumere un atteggiamento normale e cucinare il sugo per Elena, attività che a tutti e due, per motivi diversi, piaceva moltissimo; in ogni caso lei si accorse che non sarebbe bastata una spaghettata per rallentare Oscar, al massimo, tra cucinare e mangiare, avrebbe recuperato un'ora: ne restava ancora una da impegnare, e lei sapeva come non farsi dire di no quando voleva, era pur sempre una donna ancora molto affascinante (sperando che Oscar non glielo dicesse solo per “secondi fini”).
In ogni caso si era aperto un dialogo, vide Oscar che affettava la cipolla per il soffritto lacrimando, e ricordò di non averlo mai visto lacrimare con le cipolle, quindi stava piangendo, anche se non sapeva bene per quale motivo, ragion per cui decise di coccolarlo un po': se aveva capito bene (e non era sicura neanche di aver capito) il tempo delle coccole per lei sarebbe arrivato a breve.
Le coccole ebbero un effetto benefico, e anche mangiare qualcosa servì a rasserenarsi; ora restava da impegnare un altro paio di ore (almeno), e lei sapeva cosa fare e come farlo. Il suo cellulare segnava le 14:22 in quel momento.
Andò di filato in camera da letto e accese un paio di bastoncini profumati al sandalo, non contenta accese anche un emanatore mettendoci dentro olio essenziale al profumo di sandalo; sapeva bene che quel profumo faceva impazzire Oscar, oltre a causargli una sorta di eccitazione nei momenti intimi.
Non perse tempo e saltò letteralmente addosso a Oscar mentre lui tornando nello studio, rasserenato ma non del tutto tranquillizzato, si stava chiedendo cosa fosse quella nuvola profumata di incenso che veniva dalla camera da letto.
In effetti Elena voleva saltare addosso a Oscar, aveva davvero voglia di fare l'amore con lui, il pensiero che le era passato per la testa come unica soluzione al “compito” che le era stato assegnato divenne un desiderio che prese vita propria e autonoma; adesso Elena non avrebbe mollato Oscar prima di essere pienamente soddisfatta, e al diavolo l'orologio, se fosse stato possibile in quel momento avrebbe voluto tenerlo con sé per tutto il pomeriggio, altro che 16:50!