L'impegno “per caso” dei fotoamatori “per scelta”

in fotografia •  6 years ago  (edited)

L'impegno “per caso” dei fotoamatori “per scelta”

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Sappiamo tutti molto bene quanto sia divertente fare fotografie. Anche quando siamo soli la fotocamera ci fa compagnia “registrando” i luoghi e i volti che ci hanno colpito particolarmente tra quelli intorno a noi. In casi estremi, che rasentano la paranoia, il semplice contatto con l'apparecchio fotografico fornisce agli appassionati il conforto necessario a ristabilire un giusto equilibrio mentale. Ma sto ironicamente esagerando. Effettivamente è soprattutto quando incontriamo gli amici e abbiamo voglia di scherzare con loro che la padronanza di una accattivante forma espressiva ci consente di realizzare le cosiddette “fotografie del cazzeggio” durante i “viaggi d'istruzione”, in occasione delle feste o nel corso di conviviali banchetti. Le smorfie, le macchie di vino e anche le involontarie figuracce che suscitano sempre il buonumore, non sfuggono mai al beffardo obiettivo dei sarcastici compagni presenti in quei momenti di spensieratezza. Tuttavia ogni fotoamatore è consapevole che, allorquando si presentano situazioni critiche o eventi drammatici, occorre mettere da parte gli scherzi e realizzare con estrema serietà le fotografie di impegno civile e sociale per documentare l'accaduto attraverso immagini destinate a “parlare alle coscienze” degli osservatori, inducendoli a riflettere e a ricordare. Questo compito precipuo appartiene al fotoreporter che per mestiere deve integrare con le proprie immagini gli articoli scritti da cronisti ben informati sui fatti. In queste circostanze, però, anche il fotoamatore ha quasi il dovere di assumersi la responsabilità di rivestire il ruolo di valido comunicatore ed intellettuale, non solo con lo scopo di fornire una testimonianza visibile, più o meno dettagliata, dei fatti rappresentati, ma, soprattutto, provando a darne una interpretazione emozionante e talvolta commovente, che abbia anche una valenza artistica. Di fronte a certe situazioni destinate a lasciare un segno indelebile nella memoria della gente, anche uno “scatto”, talvolta, giunge a godere di vita propria ed a fornire una rappresentazione diretta e duratura nel tempo, di gran lunga superiore a tutti gli articoli che si sono occupati del medesimo fatto.

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La mostra fotografica relativa al prestigioso concorso internazionale WORLD PRESS PHOTO propone ogni anno le immagini giornalistiche giudicate più significative dell'anno precedente, col preciso intento di sostenere “la libertà di informazione, inchiesta e espressione come diritti inalienabili promuovendo e tutelando il foto-giornalismo di qualità.” Un altro riconoscimento giornalistico internazionale è il notissimo premio Pulitzer, destinato agli autori che sono stati capaci di fotografare avvenimenti sensazionali.
Le capacità, l'esperienza e l'istinto o , talvolta, solo una serie di fortunate coincidenze, hanno portato spesso i fotografi professionisti e non, a realizzare immagini che vanno oltre l'informazione giornalistica ed entrano a pieno titolo nella Storia.
Il rischio che la produzione fotografica relativa ad episodi controversi possa venire manipolata o strumentalizzata fino al punto da rendere il suo contenuto inattendibile ai fini giornalistici può essere evitato attraverso didascalie che contengano dati inoppugnabili (come data, ora, luogo, nome dei soggetti presenti …) ed indicazioni circostanziate. Indubbiamente, l'immagine favorisce la memorizzazione meccanica e conoscitiva di un avvenimento del passato e, attraverso la sua rappresentazione, contribuisce a fare in modo che quanto accaduto non possa più essere negato.

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Difficilmente la realtà coincide con la versione dei fatti accettata da coloro che detengono il potere, per questa ragione è opportuno ricordare un sagace pensiero del celebre scrittore britannico del Novecento George Orwell: “La vera libertà di informazione consiste nel dire alla gente quelle cose che la gente non vorrebbe sentirsi dire”

Testo di adinapoli (s)

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