Esistono libri da cui è possibile ancora oggi ricavare un pensiero illuminante: alcuni sono utili per argomentare, altri invece passano sotto silenzio pur essendo sistematicamente saccheggiati e depredati. La società dello spettacolo di Guy Debord è stato forse uno dei testi più utilizzati negli ultimi trent’anni e, nel contempo, il meno citato. Il libro più taciuto ma dal quale vengono continuamente rubate a piene mani idee e riflessioni. E questo accade un po’ perché la figura di Debord è scomoda, fortemente caratterizzata e schierata; e un po’ perché non è proprio semplice gestire il pensiero del filosofo francese.
La #spettacolarità può assumere varie forme: si va dalla #strategia del “#terrorismo–#spettacolo” che consente alle classi di #potere, nei vari paesi dell’#imperialismo, di ridisegnare l’#ordinemondialein funzione dell’interesse delle #multinazionali – sino a “voyeurismo televisivo” generalizzato, in cui la fiction si installa sempre più nella realtà, sotto l’#occhioonnipresente delle #telecamere, confermando ulteriormente che “il #vero è un momento del #falso“. Pag. 10
Nel 1967 #Debord (Tesi 21) ci parla di come nella “moderna società incatenata” il sogno divenga#sonno e di come lo spettacolo sia il guardiano di questo sonno. Pag. 12
…la #culturaeconomica prevalente, è diventata “#destino” per gran parte degli #individui che#passivamente la accettano nonostante le vistose conseguenze negative.
(sulla stessa pag.)
“#macchine che #colonizzano direttamente i#cervelli (nei sistemi della #comunicazione, nelle reti informatiche ecc.), e i corpi (nei sistemi del#Walfare, del #monitoraggio delle #attività ecc.), verso uno stato sempre più grave di #alienazionedal senso della #vita e dal #desiderio di #creatività”. Pag. 13
Si tratta del dominio proprio di una società che è dello spettacolo, in cui più tende ad affermarsi l’apparire, più l’uomo è separato dalla vita. Lo spettacolo quindi si fa rapporto sociale e visualizza in modo totalizzante e pervasivo il suo essere capitale. Pag. 17
Il più grande risultato della decomposizione catastrofica della società di classe è che, per la prima volta nella storia, il vecchio problema di sapere se gli uomini, nella loro massa, amino realmente la libertà, è ormai superato: perché ora si troveranno costretti ad amarla. Pag. 38
Nel mondo realmente rovesciato, il vero è un momento del falso. Pag. 45
Nello spettacolo, immagine dell’economia dominante, il fine non è niente, lo sviluppo è tutto. Lo spettacolo non vuole realizzarsi che solo in se stesso. Pag. 47
Là dove il mondo reale si cambia in semplici immagini, le semplici immagini diventano degli esseri reali, e le motivazioni efficenti di un comportamento ipnotico. Lo spttacolo, come tendenza a far vedere attraverso differenti mediazioni specializzate il mondo che non è più direttamente percepibile, trova normalmnte nella vista il senso umano privilegiato, che in altre epoche fu il tatto; il senso più astratto, più mistificabile, corrispondente all’astrazione generalizzata della società attuale. Ma lo spettacolo non è identificabile con il semplice sguardo, anche se combinato con l’ascolto. Esso è ciò che sfugge all’attività degli uomini, alla riconsiderazione e alla correzione della loro opera. E’ il contrario del dialogo. Dovunque c’è una rappresentazione indipendente, là lo spettacolo si ricostiuisce. Pag. 48
Lo spettacolo è il discorso ininterotto che l’ordine presente tiene su se stesso, il suo monologo elegiativo. Pag. 49