Con il passare degli anni, sta diventando sempre più evidente quali siano i limiti della blockchain: il registro distribuito, anonimo e crittografato che è alla base dei bitcoin e degli smart contracts di Ethereum. Il primo problema riscontrato da questa tecnologia riguarda la sua lentezza: oggi la blockchain può convalidare non più di 7 transazioni al secondo, ponendo quindi un grosso limite alla sua diffusione (per fare un paragone, un circuito come Visa è in grado di gestire 60mila transazioni al secondo).
Il secondo problema assume addirittura la forma di un dilemma: per aumentare il numero di transazioni convalidate ogni secondo, sarebbe sufficiente aumentare la dimensione dei blocchi che contengono le informazioni crittografate; ma aumentarne la dimensione ha come conseguenza che sempre meno nodi (gli utenti che hanno scaricato il registro sul loro computer) avranno la potenza computazionale necessaria a “minare” sulla blockchain, diminuendo quindi la decentralizzazione che è uno degli aspetti che ne garantisce la sicurezza (a oggi, per esempio, 11mila nodi sono attivi nel registro dei Bitcoin).
La terza questione riguarda il consumo energetico: l’analista Alex de Vries ha stimato che un solo versamento in bitcoin richiede il quantitativo di energia necessario per mantenere un’abitazione per una settimana. Non solo: secondo altri calcoli, l’energia necessaria ogni ora per estrarre Bitcoin equivale al fabbisogno energetico annuo di un paese come l’Ecuador.
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