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🇮🇹
Oggi, 74 anni fa, periva a Superga la piu’ grande e bella squadra su cui occhio umano si sia mai posato, ho rivisto tempo fa la bella fiction con Beppe Fiorello nel ruolo di Capitan Valentino, dove davvero si e’ data una precisa immagine della Torino di quegli anni.
La prima grande emigrazione meridionale a cui sarebbe seguita quella, piu’ corposa, all’inizio degli anni sessanta pilotata dalla grande fabbrica di auto che, per aumentare la produzione, chiamo’ manodopera a basso costo dal sud.
Era l’Italia che, faticosamente, usciva dalla guerra, un paese distrutto, diviso (basti pensare al testa a testa Monarchia-Repubblica) povero, che stava timidamente rialzandosi da quei decenni tragici.
Il Grande Torino come Coppi e Bartali diventarono un patrimonio di tutti non soltanto dei loro tifosi, era l’Italia che rialzava la testa, erano gli Italiani che si rimboccavano le maniche e ricostruivano un nuovo paese, magari poi le cose non sono andate come loro avrebbero sperato ma questo e’ un altro discorso.
Erano ragazzi i giocatori del Grande Torino, amici per la pelle, solidali su tutto, lontani dal divismo e dalle cifre che oggi girano attorno al mondo del calcio.
Ferruccio Novo, il Presidente, era una persona facoltosa ma meno dei patron delle altre squadre, le cui sirene si facevano sentire nelle orecchie degli eroi.
Gli invincibili al Toro prendevano meno soldi rispetto a quello che avrebbero potuto prendere altrove ma erano un gruppo, una squadra che per amore della loro amicizia, di quei colori, della citta’ decisero di restare.
Ma quanto sarebbe durato?
Valentino come Coppi manteneva due famiglie e la cosa, anche economicamente non era semplice, un paio di giocatori avevano investito in un bar che non andava benissimo, per quanto tempo avrebbero potuto rinunciare ancora ad offerte a cui era difficile dire di no?
“Gli eroi son tutti giovani e belli” cantava Francesco Guccini la tragedia che strappo’ quei ragazzi a questo mondo li consegno’ al mito, un po’ come accadde al Che.
L’immagine che abbiamo del guerrigliero indomito con lo sguardo verso il futuro, il basco con la stella e il sorriso abbozzato non e’ stata inquinata dallo scorrere del tempo, non abbiamo visto il Che ingrigirsi in ruoli burocratici lontano dalla lotta e dai suoi ideali.
La morte lo ha consegnato eternamente al mito, alla leggenda.
Cosi’ quei ragazzi, giovani e belli, partiti per Lisbona per onorare un grande campione portoghese ma anche per tirare su qualche soldo (a quei tempi le amichevoli servivano anche ad arrotondare il salario dei giocatori) sono rimasti per sempre nell’immaginario collettivo come i campioni piu’ luminosi che il calcio italiano abbia mai saputo proporre.
Non li abbiamo visti cambiare casacca, invecchiare, non abbiamo visto il loro passo diventare greve, finire la carriera in qualche squadra minore, inventarsi una nuova vita dopo il calcio.
Sono rimasti giovani e belli, con le loro maglie Granata attillate, i capelli tirati indietro con la brillantina, i loro sogni di ragazzi a cui la Dea Bendata aveva stretto, fino a quel momento, l’occhiolino.
Oggi, 4 maggio 2023, il popolo Granata salira’ al colle ancora una volta, ci sara’ la messa e poi il nostro Capitano leggera’ i nomi incisi sulla lapide.
SOLO IL FATO LI VINSE.
🇬🇧
Today, 74 years ago, the greatest and most beautiful team on which the human eye has ever rested perished in Superga, I have recently seen again the beautiful fiction with Beppe Fiorello in the role of Captain Valentino, where a precise image of Turin in those years.
The first great southern emigration followed by the more substantial one at the beginning of the sixties piloted by the large car factory which, to increase production, called in cheap labor from the south.
It was Italy that, with difficulty, emerged from the war, a country destroyed, divided (just think of the head-to-head Monarchy-Republic) poor, which was timidly getting up from those tragic decades.
Grande Torino like Coppi and Bartali became a heritage for everyone, not just for their fans, it was Italy that raised its head, it was the Italians who rolled up their sleeves and rebuilt a new country, maybe then things didn't go the way they did they would have hoped but that's another matter.
The players of the Grande Torino were boys, bosom friends, associates on everything, far from the stardom and the figures that today revolve around the world of football. Ferruccio Novo, the President, was a wealthy person but less than the patrons of the other teams, whose sirens were heard in the ears of the heroes. The invincibles at Toro took less money than they could have taken elsewhere but they were a group, a team that for the love of their friendship, of those colors, of the city decided to stay.
But how long would it last?
Valentino like Coppi supported two families and it wasn't easy even economically, a couple of players had invested in a bar that wasn't doing very well, how long could they still give up offers that were hard to say no to?
"The heroes are all young and beautiful" sang Francesco Guccini the tragedy that snatched those boys from this world and delivered them to the myth, a bit like what happened to Che.
The image we have of the indomitable guerrilla with an eye to the future, a beret with a star and a sketchy smile has not been polluted by the passage of time, we have not seen Che graying in bureaucratic roles far from the struggle and the ideals of he.
Death has handed him eternally to myth, to legend.
So those guys, young and handsome, who left for Lisbon to honor a great Portuguese champion but also to raise some money (in those days friendlies also served to supplement the players' salaries) have remained forever in the collective imagination as the brightest champions that Italian football has ever been able to offer.
We haven't seen them change their shirts, grow old, we haven't seen their step become heavy, finish their career in some minor team, invent a new life after football.
They remained young and beautiful, with their tight-fitting Granata shirts, their hair pulled back with brilliantine, their dreams of boys to whom the Luck Goddess had, up to that moment, given a wink.
Today, May 4, 2023, the people of Granata will climb the hill once again, there will be mass and then our Captain will read the names engraved on the tombstone.
ONLY FATE WON THEM.
Rispetto
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Ogni volta che vedo una partita del Torino, il ricordo di Superga e del Grande Torino è inevitabile per chi ama questo sport. Il calcio, infatti, non è solo uno sport, ma anche un momento di aggregazione e passione popolare. Ho letto molto su quella grande squadra e ho visto bellissimi documentari e una mini serie televisiva RAI molto ben fatta (quella di Beppe Fiorello che hai citato). Ma il Grande Torino va sempre oltre le gesta sportive e il contesto storico dell'epoca e ci porta a riflettere sulla fragilità della vita e sull'importanza di apprezzare ogni momento che abbiamo su questa Terra. L'amore del "popolo granata" per i propri miti ci insegna proprio questo: la forza per andare sempre avanti e di continuare a vivere con passione e dedizione ogni giorno della nostra vita. W il grande Torino: Valerio Bacigalupo, Aldo e Dino Ballarin, Emile Bongiorni, Eusebio Castigliano, Rubens Fadini, Guglielmo Gabetto, Ruggero Grava, Giuseppe Grezar, Ezio Loik, Virgilio Maroso, Danilo Martelli, Valentino Mazzola, Romeo Menti, Piero Operto, Franco Ossola, Mario Rigamonti e Julius Schubert.
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Con un passato così...forte è chiaro che il presente non basta mai.
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Il calcio è uno sport che tutti amano, unisce le persone ma ha anche i suoi momenti difficili, è come tutto nella vita
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