Alla ricerca di altri record negativi

in hive-184714 •  2 years ago 

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Massimiliano Allegri, photo by All-Pro Reels from District of Columbia, USA, CC BY-SA 2.0, via Wikimedia Commons

C'E SEMPRE UN NUOVO FONDO DA TOCCARE

Devo essere sincero, dopo la disfatta di Haifa nulla più mi sorprende. Quando si arriva a perdere malamente, praticamente senza mai tirare in porta, contro una squadra di semi-dilettanti allo sbaraglio, capaci di rimediare quindici giorni dopo sette goal dal Paris Saint Germain, capisci che l'annata non è solo storta, ma anche con buona probabilità non più raddrizzabile.

Il primo colpevole di questa disfatta, nemmeno a dirlo, ha pochi capelli in testa e parla con uno spiccato accento livornese. Non gode, ahìlui, dei favori della stampa concessi ad un altro fallimento vivente, sbarcato in Italia da ovest, e che siede su una panchina tanto cara all'informazione statale, né è stato capace di aggiornarsi durante i due anni di pausa forzata, a differenza di colleghi che ora incantano in Italia e in Europa.

Tuttavia, subito dopo le "vacanze israeliane", mi ero sentito in vena di concedere al mister della Signora la tregua invocata dal presidente, Andrea Agnelli. Come giustamente sottolineato dal numero uno della società sabauda, in una squadra, composta da decine di entità diverse, non esiste un solo responsabile. I giocatori, evidentemente non tanto disposti a sudare la maglietta o a dare tutto per la causa, dovevano per forza di cose sedere sul banco degli imputati accanto alla loro guida tecnica.

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Gigi Maifredi, public domain image

In verità, Allegri mi aveva fatto umanamente pena. Era, e rimane, il capro espiatorio di una situazione talmente tragica (sportivamente parlando, è ovvio) da non riuscire a ricordarsene una simile nemmeno sotto gestioni tormentate come quelle di Maifredi, Marchesi, Del Neri o Ferrara, ma va da sé che elementi profumatamente pagati ci stiano mettendo ampiamente del loro.

Le versioni da settimo posto della Juventus, tirate in ballo in questi giorni, giocavano male e spesso perdevano partite in maniera incredibile, anche contro avversari sulla carta considerati più deboli, ma non sono mai arrivate al punto di farsi umiliare.

Molti di quei giocatori erano tecnicamente limitati, messi male in campo, poco in sintonia con gli allenatori, ma correvano e sudavano la maglietta. I vari Iaquinta, Luppi, De Marchi, Corini, Magrin, Grygera e compagnia cantante, stavano attaccati alla partita fino al triplice fischio, qualsiasi fosse il risultato. Non affrontavano i novanta minuti con la paura, né con l'atteggiamento di chi non vede l'ora di infilarsi le babbucce e tornare a casa dalla moglie.

Alla fine, specialmente contro le grandi squadre, perdevano semplicemente perché più scarsi, come vuole la sacra legge dello sport, e mai perché rinunciavano a giocare. Questa Juve, per la prima volta da quando ne ho memoria, spesso e volentieri decide a priori di auto-escludersi dalle partite, talmente carente di autostima da non reagire agli schiaffoni, ai sorrisi e alle provocazioni di giocatori e tifosi avversari.

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Lino Banfi, in una scena de "L'allenatore nel pallone". Public domain image

Un gruppo che in alcune gare sembra sotto ipnosi, o che volutamente rema contro alla propria società, in stile Speroni dell'ultima partita salvezza della Longobarda, nel film cult di Lino Banfi, "L'allenatore nel pallone". Quella era una pellicola, volutamente esagerata e divertente, concepita per intrattenere il pubblico di ogni età, ciò che stanno vivendo milioni di tifosi juventini invece, un incubo reale, apparentemente senza fine.

Madama a Lisbona è stata irrisa con colpi di tacco, olé che piovevano dagli spalti, risatine strafottenti dei giocatori avversari, ben consci di aver di fronte undici mammolette invece che una squadra, ma la cosa peggiore è che questa scena si è già ripetuta più volte nel corso della stagione.

La squadra non lotta, non corre e non scende in campo concentrata. L'impegno profuso dai protagonisti in maglia a strisce bianconere è spesso inversamente proporzionale all'importanza del match, e così si spiegano anche quei venti minuti finali all'arrembaggio, concessi quando ormai la situazione era disperata e la testa leggera.

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Paolo Montero, public domain image

Nel calcio, e nello sport in generale, si può vincere o arrendersi ad un avversario più forte, ma quando si scende in campo con la paura e le gambe che tremano, significa che il limite della decenza è stato ampiamente superato. Cambiare allenatore non risolverà evidentemente i problemi psicologici di ragazzi che se la fanno sotto alla prima circostanza avversa, ma almeno regalerà una scossa e forse porterà una preparazione fisica decente.

Ma tutto questo è destinato a perdersi tra mille altre elucubrazioni: a Torino, di provare a salvare il salvabile, non ci pensano proprio, insensibili al fatto che dietro l'angolo esisterà sempre un nuovo fondo da toccare. Dopo Monza, Haifa e Lisbona, verranno Lecce, Empoli, Salerno e chissà quali altre città sconosciute d'Europa, ammesso che si riesca quantomeno a proseguire in Europa League.

P.S. Perdonatemi, ma oggi scrivere le pagelle mi appare un esercizio quanto mai inutile.

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Il terzo gol sembrava che fossero al campetto a giocare tra amici...
#cocomemai

Dopo un sano sfottò credo che cambiare allenatore e tutto lo staff (compresi preparatori, psicologi, ecc) possa essere una soluzione. Se sistemano la testa, continuo a sostenere che sia la squadra più forte sulla carta. Lato mio spero continui a restare acciughina.

P.s. non ti preoccupare che tra due settimane avete 3 punti facili 😉

Guarda Dave, non so se sia la più forte, ma ci metto la mano sul fuoco che non può essere così scarsa.
Acciughina rimarrà almeno fino alla pausa mondiali, quindi potete stare tranquilli e venire a giocare con la primavera 😉

Credo che almeno fino a giugno resterà.
Oramai la stagione è andata.

Al momento è purtroppo la cosa più probabile. La stagione sarebbe ancora salvabile, almeno per il quarto posto e far bene in Europa League, ma ci vorrebbe un cambio a novembre con relativa nuova preparazione, un po' come se iniziasse una nuova stagione.