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A PICCOLI PASSI |
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Le avventure di Mariana e Luis Antonio, protagonisti della telenovela messicana, "Anche i ricchi piangono", hanno caratterizzato alcune serate della mia fanciullezza. Era uno dei programmi ai quali la mia cara mamma non avrebbe mai rinunciato, insieme all'ascolto radiofonico delle partite della nostra amata Juventus.
All'epoca non avrei mai immaginato che, passate alcune decadi, avrei fuso queste due cose, anche se solo per realizzare una bizzarra introduzione, all'interno di uno scritto destinato ad essere letto (si spera) da altre persone.
Raffaele Cantone, Niccolò Caranti, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons
Già, perché a piangere oggi non tocca ai due protagonisti di una delle telenovelas più famose degli anni '80, ma ai vari "golpisti" appartenenti al mondo del pallone e non, che hanno cominciato a vedersi ritorcere contro molte delle loro azioni. E il peggio, per questi soggetti, potrebbe ancora non essere arrivato.
Una buona fetta dei tifosi italiani sembra essersi accorta che qualcosa, nella gestione del calcio italiano, comincia a quadrare sempre di meno. Alcune società vengono prese di mira con inchieste cicliche e spesso pretestuose, mentre altre vengono costantemente ignorate (quando non addirittura protette) dalla giustizia sportiva, nonostante l'evidenza di alcuni comportamenti scorretti.
La sensazione è avallata dall'inchiesta che il pubblico ministero Raffaele Cantone sta portando avanti nella procura di Perugia e che vede imputati il finanziere Pasquale Striano e il magistrato Antonio Laudati. I due sono accusati di aver compiuto centinaia di migliaia di accessi abusivi ai portali a disposizione dell'Antimafia, del Fisco o delle forze dell'ordine, con lo scopo di spiare politici, personaggi famosi e sportivi.
La speranza degli indagati, secondo la procura, era quella di cogliere qualche irregolarità commessa dai soggetti attenzionati, per poi rivendere le storie ai giornali. Da un punto di vista sportivo erano finiti sotto la lente degli spioni il presidente federale, Gabriele Gravina, quello della Juventus, Andrea Agnelli, nonché il tecnico e la stella del club bianconero in quel periodo, Massimiliano Allegri e Cristiano Ronaldo.
Cristiano Ronaldo, sulla destra, quando vestiva la maglia della Juventus. Anton Zaitsev, CC BY-SA 3.0 GFDL, da Wikimedia Commons
Le tempistiche con le quali queste spiate venivano effettuate, ad esempio dopo l'annuncio della Superlega o nei momenti cruciali della trattativa tra la Juventus e il Manchester United per la cessione di Ronaldo, hanno rafforzato il sospetto di un accanimento premeditato da parte di alcune procure nei confronti sempre degli stessi soggetti.
Perché la domanda nasce spontanea: chi erano i veri mandanti dei due indagati? Oggi la competizione sembra sempre meno uguale per tutti e ciò si è riflesso inevitabilmente sulla credibilità del prodotto calcio. La piattaforma DAZN, detentrice dei diritti TV della Serie A, ha registrato un calo di almeno due milioni di abbonati, mandando tutto il sistema nel panico.
Il nuovo accordo tra DAZN e la Serie A, valido fino al 2029, è stato firmato per la prima volta nella storia al ribasso, ma i prezzi degli abbonamenti per gli utenti finali si sono invece quasi raddoppiati, causando un'altra ondata di disdette e il ricorso sempre più massiccio a sistemi di visione alternativi.
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Molti ex clienti di DAZN infatti hanno scoperto di poter godere ugualmente dello spettacolo abbonandosi, a cifre decisamente inferiori, presso servizi esteri, superando i limiti geografici delle trasmissioni attraverso l'uso di una VPN.
Di questo passo, molto difficilmente il calcio italiano potrà strappare un buon accordo alla scadenza di quello attuale, cosa che manderebbe letteralmente in bancarotta numerosi club, che sui soldi delle televisioni fondano tre quarti della propria operatività finanziaria.
Alla ricerca continua di soluzioni, la Lega Serie A, in collaborazione con le istituzioni, fino ad oggi non ha trovato niente di meglio da fare se non minacciare di multe salatissime chi usufruisce dello spettacolo in maniera non tradizionale.
Il presidente della FIGC, Gabriele Gravina. Quirinale.it, Attribution, da Wikimedia Commons
Nell'ultima bozza di accordo con l'AGCOM, qualcuno si è spinto a ventilare persino soluzioni folli, come il divieto di uso delle VPN in concomitanza con le partite, senza pensare alle conseguenze che una simile azione provocherebbe.
Sullo stato infatti pioverebbero ricorsi milionari da parte delle società interessate, vista l'arbitraria limitazione che ne deriverebbe delle proprie possibilità d'impresa, e l'Italia verrebbe di fatto trascinata ai livelli di Paesi poco o per nulla democratici, come Corea del Nord, Bielorussia e Turkmenistan, dove le VPN vengono proibite.
Tutto questo non per ideologie politiche o per sicurezza nazionale, ma per delle "semplici" partite di calcio. Perché la soluzione più semplice, ovvero fare piazza pulita dell'attuale classe dirigente e sostituirla con persone capaci e imparziali, che garantiscano il rispetto di tutte le regole fuori e dentro il campo ad ogni soggetto, proprio non viene in mente a nessuno.
Andrebbe recuperata la credibilità del prodotto il prima possibile, poi ristabilito un contatto con la realtà, attraverso il ritorno a prezzi accessibili alla maggior parte dei tifosi. E la passione, di certo, tornerebbe da sola.
Statemi bene, alla prossima!
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Ciao @frafiomatale, non è tornata e non tornerà, DANIELA sa come sono quando prendo una decisione.
Sono concentrato sul lavoro per realizzare il mio progetto.
Un abbraccio
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Ok amico mio, buona domenica!
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