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LA FORZA DELLA RETE |
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Qualche giorno fa abbiamo trattato sulle colonne digitali di questo blog della vicenda conosciuta come "Calciopoli". A riportare in auge discorsi ormai vecchi di quasi un ventennio e mai troppo interessati alla stampa generalista fin dal giorno successivo alla chiusura dei vari procedimenti, ci aveva pensato la trasmissione di approfondimento giornalistico Report, condotta da Sigfrido Ranucci.
Nella stessa in realtà, non venivano esposte argomentazioni nuove agli occhi di chi quella storia l'aveva vissuta documentandosi in maniera approfondita, ma per tutta una pletora di accusatori della prima ora, capaci di basare le proprie convinzioni soltanto sui titoli del giornale rosa stampato a Milano, sono emerse verità probabilmente inaspettate.
Moggi, e di conseguenza la Juventus, sono stati riconosciuti colpevoli del tentativo (peraltro non riuscito, dato che i campionati furono giudicati regolari dal tribunale di Napoli) di alterare le sorti del campionato, ma inspiegabilmente almeno altre tre o quattro squadre ree di comportamenti anche più gravi, comprese le due milanesi, sono state a mala pena scalfite dalla giustizia sportiva, se non addirittura premiate con uno scudetto da terza in classifica.
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Rileggendo oggi quelle vicende, a patto di non voler ragionare per slogan e di conservare almeno un briciolo di onestà intellettuale, verrebbe da chiedersi come sia stato possibile organizzare una frode sportiva tanto evidente, senza che i diretti interessati provassero quanto meno a difendersi.
Ma che siano vere o no le indiscrezioni e i sospetti di un patto commerciale tra gli Elkann e Moratti, con conseguente eliminazione di Moggi e Giraudo (uomini più legati al ramo Agnelli della proprietà torinese), appare impossibile non notare come un ruolo determinante nel disegnare una realtà alternativa agli occhi dell'opinione pubblica lo abbiano ricoperto i giornali e le trasmissioni televisive.
Con la rete Internet e tutto il mondo dei social network non ancora sviluppato in Italia, tutto ciò che usciva dall'informazione main stream era considerato oro colato. Se una notizia inerente al mondo sportivo usciva sulla rosea o sul Corriere dello Sport, non esisteva modo di confutarla, se non attraverso l'opera di qualche giornale concorrente, in una lotta comunque impari.
L'ossessivo sbattere il mostro in prima pagina riusciva a creare quell'onda di sdegno popolare rivelatasi poi fondamentale nelle decisioni della giustizia sportiva, che in processi sommari in stile medioevo (cosa riconosciuta anche dall'Alta Corte Europea per i diritti dell'uomo, che ha giudicato ammissibile il ricorso di Antonio Giraudo sulla vicenda Calciopoli), in barba ai tempi limitatissimi concessi alle difese, non si è fatta scrupoli nel punire con la retrocessione la società più importante di tutto il movimento calcistico italiano.
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Foto di Gerd Altmann da Pixabay - Free to use
A questo punto della storia, qualcuno potrà obiettare che anche oggi, con la vicenda plusvalenze e il filone sulla manovra stipendi, le cose non siano andate troppo diversamente, dato che una giustizia partigiana e frettolosa è riuscita a condannare, infliggendo punti di penalizzazione, una squadra (sempre la stessa) in base alla presunta violazione di una norma non presente nel codice di giustizia sportivo, oltre a far circolare addirittura spettri di una possibile retrocessione per altre violazioni contabili.
Da una parte queste osservazioni potrebbero sembrare corrette, ma dall'altra occorre notare come nel 2023 sia difficile poter ingannare completamente l'opinione pubblica, cha dalla sua ha la possibilità di servirsi di canali alternativi di informazione come Internet e i vari social network.
In altre parole, se una volta il rapporto tra le "verità" dei giornali e quanti abboccavano incondizionatamente all'amo poteva tranquillamente attestarsi sul 95-5, oggi la percentuale di chi si pone almeno delle domande sulla violenza di certe notizie è tranquillamente cresciuta, fino quasi a sfiorare la metà.
Il numero di persone disposte a fidarsi ciecamente del main stream e di tutti i suoi dogmi è costantemente in discesa, e sebbene la voce dei giornali e delle TV sia ancora molto più grossa rispetto alle altre (non a caso da Bruxelles stanno costantemente cercando di limitare la libertà di espressione su Internet, con la scusa della lotta alle cosiddette fake news), oggi grazie al tam tam sui social network, smascherare le bufale, dei media, come l'ultima sui rimborsi degli abbonamenti da parte della Juventus rassegnata alla Serie B, è diventata questione di minuti, più che di ore.
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Le difficoltà incontrate dalla giustizia sportiva nel ripetere il disegno del 2006 nei confronti della Signora, ordinato questa volta dall'UEFA, è una chiara testimonianza di quanto appena sostenuto. Se nel 2006 sentenze e provvedimenti illogici e spropositati erano passati come acqua fresca, perché sostanzialmente protetti dallo scudo dei media, questa volta è stato possibile, anche grazie all'intervento e al parere di numerosi professionisti sulla rete, rendere note tutte le contraddizioni e i nonsensi della Corte d'Appello Federale.
Al CONI sono stati in qualche modo "costretti", per non perdere definitivamente ogni residuo di credibilità delle istituzioni sportive, a rimuovere, almeno temporaneamente e con mille "però", la penalizzazione inflitta della Juventus, cosa che, c'è da giurarci, una quindicina di anni fa non sarebbe accaduta.
Lungi dal considerare la vicenda conclusa, ma l'abbassamento dell'intensità dei vari accusatori, fino a qualche mese fa armati di lance infuocate per richiedere financo la radiazione della Juventus, è palpabile e sintomo di un parziale fallimento del piano. Si arriverà probabilmente ad un accordo, forse anche comprendendo la rinuncia ad un anno di competizioni europee, ma gli scenari catastrofici immaginati all'inizio non si verificheranno.
La storia si ripete sempre due volte: la prima in tragedia, la seconda in farsa. (Karl Marx)
Statemi bene, alla prossima!
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@girolamomarotta, @sardrt, @mikitaly, @mad-runner, @famigliacurione
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THE POWER OF THE NET |
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A few days ago we covered in the digital columns of this blog the affair known as 'Calciopoli'. It was the in-depth news programme Report, hosted by Sigfrido Ranucci, that had brought back to the fore almost twenty years ago, and which had never been of much interest to the generalist press since the day after the closure of the various proceedings.
In it, in reality, no new arguments were put forward in the eyes of those who had experienced that story by documenting it in depth, but for the whole plethora of accusers of the first hour, capable of basing their convictions only on the headlines of the pink newspaper printed in Milan, probably unexpected truths emerged.
Moggi, and consequently Juventus, were found guilty of the attempt (moreover unsuccessful, given that the championships were judged regular by the court in Naples) to alter the fate of the championship, but inexplicably at least three or four other teams guilty of even more serious behaviour, including the two Milanese teams, were barely scratched by sporting justice, if not actually rewarded with a third-place championship.
Photo by Markus Spiske on Pixabay - Free to use
Re-reading those events today, provided one does not want to think in terms of slogans and retains at least a shred of intellectual honesty, one wonders how it was possible to organise such an obvious sports fraud, without the people concerned at least trying to defend themselves.
But whether or not the rumours and suspicions of a business pact between the Elkann and Moratti are true, resulting in the elimination of Moggi and Giraudo (men more closely linked to the Agnelli branch of the Turin ownership), it seems impossible not to notice how a decisive role in drawing an alternative reality in the eyes of public opinion was played by newspapers and television broadcasts.
With the Internet and the whole world of social networks not yet developed in Italy, everything that came out of the main stream information was considered pure gold. If a piece of news related to the world of sport came out in the Rosea or the Corriere dello Sport, there was no way to refute it, except through the work of some competing newspaper, in an unequal struggle in any case.
The obsessive slamming of the monster on the front page succeeded in creating that wave of popular indignation that later proved to be fundamental in the decisions of sports justice, which, in summary trials in medieval style (which was also recognised by the European High Court for Human Rights, which judged the appeal of Antonio Giraudo on the Calciopoli affair admissible), in defiance of the very limited time allowed to the defences, had no scruples in punishing the most important club of the entire Italian football movement with relegation.
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Photo by Gerd Altmann on Pixabay - Free to use
At this point in history, some may object that even today, with the capital gains affair and the payroll scandal, things have not gone too differently, given that a partisan and hasty justice has managed to condemn, by inflicting penalty points, a team (always the same one) based on the alleged violation of a rule that does not exist in the code of sporting justice, in addition to even circulating specters of possible relegation for other accounting violations.
On the one hand, these observations might seem correct, but on the other, it should be noted that in 2023 it is difficult to completely mislead public opinion, which on its side has the possibility of using alternative channels of information such as the Internet and the various social networks.
In other words, if once the ratio between the 'truths' of newspapers and those who unconditionally took the bait could easily have been 95-5, today the percentage of those who at least question the violence of certain news has quietly grown to almost half.
The number of people willing to blindly trust the main stream and all its dogmas is steadily decreasing, and although the voice of newspapers and TV is still much bigger than the others (it is no coincidence that from Brussels they are constantly trying to restrict freedom of expression on the Internet, with the excuse of the fight against so-called fake news), today thanks to the tam tam on social networks, unmasking the media's hoaxes, such as the latest one about season ticket refunds by the Juventus resigned to the Serie B, has become a matter of minutes, rather than hours.
Photo by Александр on Pixabay - Free to use
The difficulties encountered by sports justice in repeating the 2006 drawing against the Lady, ordered this time by the UEFA, is a clear testimony to what has just been claimed. If in 2006 illogical and disproportionate sentences and measures had passed like fresh water, because they were substantially protected by the shield of the media, this time it was possible, also thanks to the intervention and opinion of numerous professionals on the network, to make known all the contradictions and nonsense of the Federal Court of Appeal.
At the CONI they were somehow 'forced', in order not to permanently lose any residue of credibility of sporting institutions, to remove, at least temporarily and with a thousand 'howevers', the penalty inflicted on the Juventus, something that, we can swear, fifteen years ago would not have happened.
Far from considering the affair over, but the lowering of the intensity of the various accusers, until a few months ago armed with flaming spears to demand even the disbarment of Juventus, is palpable and symptomatic of a partial failure of the plan. An agreement will probably be reached, perhaps even including the renunciation of a year of European competitions, but the catastrophic scenarios imagined at the beginning will not happen.
History always repeats itself twice: the first in tragedy, the second in farce. (Karl Marx)
Stay safe, see you next time!
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Sicuramente i social e tutto quello che si trova in rete, sono un mondo che dobbiamo ancora imparare a gestire proprio per la facilità di creare le fake news, certo si montano casi in poche ore ma poi con la stessa velocità perdono efficacia non appena si scopre che si tratta di una bufala.
Ma a parte questo, viva internet!!
Viva la possibilità di trovarsi le informazioni da soli e non dover più fare riferimento soltanto ai nostri telegiornali e la stampa e i loro pseudo giornalisti.
L'opinione pubblica mondiale diventerà sempre più consapevole e forte perché sarà impossibile limitare l'uso e lo sviluppo di internet.. almeno nei paesi democratici.. spero..
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Concordo con tutto ciò che hai scritto, dico sempre che su internet bisogna andarci con una buona dose di "anticorpi" perché naturalmente si trova di tutto e di più, però è spesso un'importantissima fonte di informazione indipendente.
Non ho ancora approfondito bene la questione, ma da quel che ne so a partire dal 1 gennaio 2024 diventerà vincolate in UE il Digital Services Act, ovvero il controllo, con eventuale cancellazione, di post e commenti ritenuti fuorvianti da parte delle grandi piattaforme come Google, Twitter, Facebook etc, che rischiano multe salatissime in caso di infrazioni.
Chi deciderà quali post sono da considerare validi e quali no? Esclusivamente soggetti approvati dall'UE... Poi, modi alternativi di far circolare eventuali notizie sgradite, se tutto fosse confermato, si troveranno lo stesso, ma sarebbe una brutta botta perché anche se in questi mesi in realtà la "censura" su argomenti delicati l'hanno fatta ugualmente, averla imposta da una legge vorrebbe dire già un livello di gravità superiore.
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Vogliono farci abituare all'idea che per maggiore sicurezza ( dei cittadini UE?) dobbiamo rinunciare a qualcosa.. e ogni volta ad una diversa forma di libertà.
Da dopo il covid purtroppo non ho più grande fiducia nei mezzi d'informazione.
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Amen, sorella! Credo che si siano giocati un'ampia fetta di credibilità e che, tralasciando il mondo dello sport che rimane marginale, proprio per questo eventuali nuove "forzature" passerebbero con grande difficoltà
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Good post sir
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Thanks 😉👍
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Se vogliamo menzionare le porcherie di Bruxelles, queste non si limitano al solo calcio (ma perché ce l'hanno tanto proprio con la Juve, a proposito?), come potete ben vedere...
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Bruxelles, intesa come istituzioni ovviamente, non la città o la sua gente, è una porcheria vivente!
Riassunto in tre righe, l'UEFA, che amministra tutto il calcio europeo, vuole la testa della Juve perché insieme ad altre due società vuole organizzare una competizione parallela (Super League) che esce dal controllo dell'UEFA. Insomma, la solita questione di soldi
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Infatti non mi sfiorava neppure di pensareai cittadini belgi, porelli, ma proprio l'UE istituzionale. E a giorni mi è arrivata sotto gli occhi una seconda motivazione (che a questo punto, potrebbe pure essere la principale e niente affatto secondaria, sia pure al piano Kalergi) per la quale Bruxelles vuole trasformare l'Italia nella pattumiera del mondo. Conoscevo il piano Kalergi, ma un utente (mi sembra su Quora, che in questi giorni ho bazzicato, dove sono iscritta e dove le notizie sono ritenute attendibili) ha rilevato che la fama di grandi risparmiatori del popolo italiano potrebbe avere stuzzicato la gola dell'UE. Non mi sbalordisce quindi l'avere ideato il bail-il e menate varie che gridano al riciclaggio quale la guerra aperta alle criptomonete (e certo: se invece di "parcheggiare" il denaro in banca si "parcheggia" in una trezor o alla meno peggio in AW, coinomi o electrum, le istituzioni UE non hanno maniera alcuna per cacciarci le manacce). Che al riciclaggio nemmeno loro ci credono. E ci avrebbero provato pure con la Spagna e forse anche il Portogallo (la Grecia è invece affondata da un bel pezzo), ma per quanto i governi di questi paesi lascino a desiderare, soprattutto quello spagnolo, una parvenza di tutela ai loro cittadini comunque l'assicurano, non arrivando al ridicolo di PD e compagnia. Mi vorrei sbagliare, dato che le mie conclusioni sono solo ipotesi derivanti dalla notizia appresa su Quora. D'altra parte è noto che i popoli diversi dai sudeuropei, quantomeno occidentali, sono ritenuti spendaccioni che vivono al di sopra delle loro possibilità grazie alle carte di credito (gli angloamericani in primis, quindi, anche se non vi fossero i governi "fair" sui quali quei popoli possono contare, non avrebbero comunque dove mettere le mani se non sui debiti). Quando i TG tirano fuori il termine "tesoretto", indicano i risparmi del popolo italiano "parcheggiati" tra banche e finanziarie (anche in Spagna c'è un affare simile) e dubito non facciano gola.
Ma la Juve risulta più danarosa delle altre squadre di calcio, che invece vengono favorite dalla giustizia sportiva?
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