Ibra, la festa è finita? - Ibra, is the party over? [Multilanguage]

Zlatan Ibrahimovic è stato di certo un ottimo calciatore, facendo inizialmente le fortune della Juventus, ma soprattutto dell'Inter, squadra che sposò dopo calciopoli. Riscontrò diverse difficoltà in Spagna, al Barcellona, nell'annata trascorsa sotto le cure di Pep Guardiola, tanto da decidere di tornare in Italia, questa volta al Milan.

Con i rossoneri ha vinto lo scudetto al primo tentativo, ma ha affrontato una seconda annata piuttosto deludente, terminando il campionato al secondo posto, prima di scegliere i soldi e la comodità del campionato francese, giocato per quattro stagioni con i colori del Paris Saint Germain.

Al termine dell'ultimo anno parigino, da free agent mise in piedi un imbarazzante teatrino del mistero sulla sua successiva destinazione. Si fecero i nomi di Real Madrid, Bayern Monaco e altri top club mondiali solo per nascondere il fatto che l'unica vera offerta ricevuta era quella del Manchester United, in crisi di risultati all'epoca già da alcuni anni.

_{Old Trafford, lo stadio del Manchester United. Steve Collis from Melbourne, Australia, CC BY 2.0, via Wikimedia Commons}

In Premier League, anche a causa di un grave infortunio, non lasciò mai il segno, tanto da decidere di trasferirsi per un biennio negli Stati Uniti, per poi fare ritorno, ormai più vicino ai quarant'anni che ai trenta, di nuovo al Milan, e risultare disponibile, tra acciacchi vari, per circa il 50% delle partite.

Nella sua lunghissima carriera non ha mai vinto la Champions League né il Pallone d'Oro e in fondo non è stato mai decisivo agli stessi livelli dei grandissimi campioni del primo ventennio del secolo, come Messi e Ronaldo. In altre parole, avere questi ultimi due in squadra ti garantiva sempre di poter lottare per la vittoria, avere Ibra, no.

Nonostante tutto lo svedese, vittima di un ego smisurato, si è sempre considerato il più grande giocatore del mondo. Quando abbandonò la MLS per tornare in Italia lasciò un messaggio ai tifosi dei LA Galaxy che ben definisce il personaggio: "Avete voluto Zlatan, vi ho dato Zlatan**.

_{Cozmo, la mascotte dei Los Angeles Galaxy. I created this photo., Public domain, via Wikimedia Commons}

Pur non mettendo in discussione le qualità tecniche di Ibrahimovic, viste soprattutto però nella prima parte della carriera, la mia sensazione personale a riguardo dello svedese è sempre stata quella di un personaggio più abile a vendere la propria figura di quanto effettivamente dicesse il suo valore sul campo.

Chi ha qualità, carisma, leadership, lo mostra con le proprie azioni e da esse viene riconosciuto dagli altri. Quando ci si affida alle parole, con una continua auto-descrizione sensazionalistica, è normalmente sintomo di un inganno rivolto a sé stesso prima ancora che agli altri.

L'episodio occorso nel derby di Coppa Italia del 2021, quando Ibrahimovic litigò faccia a faccia con Lukaku, finendo tuttavia vittima delle sue stesse tattiche intimidatorie, tanto da innervosirsi e rimediare poi un cartellino rosso, è un esempio calzante di differenza tra parole e fatti.

_{Romelu Lukaku, Kirill Venediktov, CC BY-SA 3.0 GFDL, da Wikimedia Commons}

Oggi che ha appeso finalmente le scarpette al chiodo, la proprietà del Milan ha comunque ritenuto indispensabile la sua figura, nominandolo consigliere del club. Tuttavia, anche in questo ruolo, la presunta onnipotenza calcistica di Ibra fatica a vedersi, a differenza del suo carattere bellicoso.

A Milanello si dice che lo svedese non transiti praticamente mai, per concentrarsi di più sui campi di allenamento della squadra under 20, nella quale gioca il figlio Vincent. Per di più, proprio lo scarso utilizzo del figlio sarebbe la causa della cacciata dell'ex tecnico della Primavera, Ignazio Abate, nonché del padre Beniamino, preparatore dei portieri prima spostato alla squadra femminile, poi licenziato di punto in bianco.

Insomma un conflitto di interessi in piena regola che unito al suo impegno sempre più part time stanno generando molti malumori tra i tifosi, ma soprattutto nella proprietà.

Chiudiamo con una frase attribuita a John Kennedy: "Il massimo della stupidità si raggiunge non tanto ingannando gli altri ma sé stessi, sapendolo. Si può ingannare tutti una volta, qualcuno qualche volta, mai tutti per sempre".

Appunto.

Statemi bene, alla prossima!