Imperial War Museum, Public domain, via Wikimedia Commons
PRIMA GUERRA MONDIALE |
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Il calcio non è sempre stato così divisivo come al giorno d'oggi. In passato infatti, lo sport con la palla più diffuso del mondo ha spesso rappresentato momenti di gioia e condivisione, anche tra avversari o tifosi di squadre rivali.
Particolari sono le immagini degli stadi italiani negli anni '50, nelle quali era possibile notare un pubblico composto di persone ben vestite, perlopiù uomini in giacca e cravatta, che si limitava ad applaudire alle azioni migliori della propria squadra e, perché no, anche a quelle degli avversari.
Piano piano le rivalità sono aumentate, macchiando l'aria festosa: in modo particolare, intorno agli anni '70, la nascita dei gruppi di tifo si organizzati, noti come ultras, ha portato lo scontro fuori dagli stadi, sfociando sempre più spesso in attacchi fisici tra le varie fazioni.
Con l'avvento delle mafie nelle curve, il calcio di oggi ha toccato probabilmente il fondo. Dalle istituzioni ai tifosi, passando per le varie dirigenze, ogni mossa sembra rispondere a logiche diverse rispetto a quelle dello sport e la credibilità del movimento ne ha di certo risentito. Peccato, perché quando affrontato nella giusta maniera, il calcio si è rivelato anche in passato come un elemento di unione molto forte, anche tra anime profondamente diverse, come due eserciti rivali impegnati in un teatro di guerra. Il giorno di Natale del 1914, in pieno svolgimento della Prima Guerra Mondiale, è diventata leggendaria una partita di calcio amichevole, giocata sul fronte belga tra soldati tedeschi e inglesi. Già dalla sera prima i due schieramenti avevano provveduto ad inscenare una sorta di tregua non organizzata. I tedeschi addobbarono con candele il proprio accampamento, in modo da ricreare il più possibile un ambiente natalizio. Partirono i primi canti festosi e la cosa incuriosì a tal punto i britannici da volersi spingere più vicino, in maniera pacifica, per unirsi alle celebrazioni del giorno di Natale. I soldati si scambiarono auguri e doni, come cioccolato o sigarette, partecipando a funzioni religiose comuni per seppellire i caduti. Ad un certo punto ai militari che difendevano la bandiera della Germania venne in mente persino di organizzare una partita di calcio, su un campo totalmente improvvisato, in mezzo ai due schieramenti. Le cronache dell'epoca riportano di una amichevole che durò circa un tempo, nella quale ebbero la meglio i tedeschi per 3-2. Sul campo si smise di essere combattenti e si diventò semplicemente avversari, chiamati a condividere la stessa emozione per il gioco più bello del mondo. Finì in un grande abbraccio, ma con il trasferimento dei protagonisti su altri fronti di guerra. I soldati si rifiutarono infatti di riprendere a sparare contro le stesse persone con le quali avevano condiviso momenti di amicizia e le notizie della tregua, giunte anche ai giornali, vennero rapidamente messe a tacere dagli alti comandi, contrari a questa fraternizzazione. together with:
Lo svedese Gunnar Nordahl segna per il Milan la rete decisiva nel derby di Milano del 1951. Immagine di pubblico dominio
Statua rappresentativa della "Tregua di Natale". Isabelle Bruneel, CC BY-SA 4.0, da Wikimedia CommonsStatemi bene, alla prossima!
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