L'aria era densa, impregnata dell'odore acre della polvere e del letame. Le ombre delle bestie dormienti si allungavano, creature deformi danzando sulle pareti scrostate della stalla. Una sola lampada ad olio, sospesa da un gancio arrugginito, proiettava una luce tremolante, creando macchie d'ombra che si muovevano e contorcevano come fantasmi. La notte premeva contro le finestre, un muro nero che celava misteri inconfessabili. Qui, dove anche il nitrito dell' unico cavallo ormai taceva, in questo antro di oscurità, l'unico suono era quello dei passi incerti del Ranger, la sua ombra si proiettava sulla parete come uno scheletro danzante.
"Vieni avanti ragazzo... entra, sei qui per me? E’ stato semplice trovarmi in questa stalla puzzolente, con la polvere che mi soffoca e il fetore della morte che mi avvolge, è giunto il momento di raccontare la mia storia. Ranger, apri le orecchie. Non per pietà, ma perché sono stufo marcio di tenere tutto dentro. E ora abbassa quella dannata pistola, sei un po' troppo eccessivo per i miei gusti. Ho visto la morte in faccia più volte di quante tu possa immaginare, ci vuole altro per spaventarmi. Sono finito, capito? Finito. Sono disarmato, malato, vecchio e stanco. Dove vuoi che scappi?
Il Ranger, con un'espressione seria, abbassò leggermente la pistola.
"Sé è stato semplice trovarti? La giustizia è una cosa semplice… da una parte il bene dall’altra quelli come te! Dimmi, perché mi stai raccontando tutto questo, la tua storia, quale storia? Una confessione forse?" domandò, mantenendo lo sguardo fisso sul fuorilegge.
Il vecchio fuorilegge, accarezzando il suo cavallo con mani tremanti, continuò:
"Sono sempre stato un uomo di poche parole, più abituato a parlare con la pistola che con la lingua. Ma ora, con la malattia che mi rosicchia dall'interno e il tuo occhio puntato sulla mia schiena, sento il bisogno di mettere… i puntini sulle i."
Fece una pausa, per poi lentamente girarsi a mani alzate guardando il Ranger negli occhi.
"C'è chi uccide per soldi, chi per amore, il cacciatore per vivere. Io? Io uccido per lavoro. Un mestiere come un altro, alla giornata… come un fabbro o un panettiere. Ma la verità è che la sofferenza, a volte, ti spinge oltre ogni limite. Non sono mai stato un fiore che sboccia nel deserto, più una serpe."
Il fuorilegge, dopo una breve pausa, susseguita da colpi di tosse riprese:
"Non so se sei qui per riscattare la taglia o per la giustizia… o per vendetta, quella la sopporterei meglio, ma prima che io incontri la forca voglio confessare anche quello che non è scritto nel mandato di cattura della contea. Prendi nota, ragazzo. Ricordi quella rapina alla banca di Silver Creek? Quella dove hanno ucciso il cassiere e ferito due ostaggi? Ero io. Mi avevano promesso una fortuna, ma mi hanno lasciato con le mani piene di sangue e metà della somma. E poi c'è stata la storia di Sarah, la ragazza del saloon. Era innocente, ma qualcuno l'aveva pagata per attirarmi in una trappola. L'ho uccisa senza esitare, anche se i suoi occhi mi imploravano. Questi sono solo alcuni degli episodi, ma ce ne sono molti altri. Omicidi su commissione, vendette personali, regolamenti di conti. Ho perso il conto di quante vite ho spezzato."
Il Ranger si avvicinò, con il volto incupito.
"Sarah? Quella ragazza, così giovane... come hai potuto?" Il fuorilegge abbassò per un secondo lo sguardo, evitando quello del Ranger per la prima volta.
"Dovevo farlo, istinto... un lavoro che andava fatto." mormorò.
Il Ranger rise, un suono amaro.
"Un lavoro? E chi ti paga per l'anima di una giovinetta? Perché lo hai fatto? Cosa ti ha spinto a diventare quello che sei?" disse il l’uomo di legge, continuando a tenerlo sotto tiro.
Il vecchio tirò un sospiro, guardando il Ranger con occhi stanchi.
"È una domanda a cui non ho mai trovato una risposta precisa. Forse è la mia natura umana, forse è il mio destino. O forse sono solo un mostro."
Il Ranger strinse la mascella.
"Un mostro, eh? E quanti altri mostri hai creato? Quanti sogni hai infranto. Meriti l'impiccagione, bastardo!" E poi sputò ai piedi del fuorilegge.
Il vecchio, con un'espressione di rimorso, rispose:
"Oggi, guardandomi allo specchio, vedo uno straniero. Gli occhi, un tempo limpidi come un ruscello, ora sono buchi neri. Ricordo quando ero solo un ragazzino di strada, con sogni più grandi di me e un cuore puro. Ma la vita, quella vera, ti costringe a scegliere. E io, per sopravvivere, ho scelto il male."
Fece una pausa, il volto segnato dai ricordi.
"Era un pomeriggio d'estate, l'aria era pesante e carica di tensione. Ricordo l'odore del sangue e il silenzio che seguì lo sparo, un contrasto stridente con il canto degli uccelli. Quel giorno, per la prima volta, ho varcato una linea che non avrei mai dovuto oltrepassare." E così l'uomo confessò il suo primo omicidio.
Il Ranger, con un'espressione di disgusto, chiese:
"E dimmi, ora che la tua fine è vicina, cosa provi? Rimorso? Paura?"
"Rimorso? Io?" rispose con un sorriso il fuorilegge.
"Non credo di sapere cosa sia. Paura, sì, un po'. Paura di ciò che mi aspetta dopo la morte. Ma soprattutto, paura di ciò che ho fatto e di cosa sono."
Il fuorilegge, guardando il Ranger con occhi tristi.
"Sono nato in una famiglia di fuorilegge. L'omicidio era nel mio sangue, un'eredità che non ho mai voluto. Ma non avevo scelta. O uccidevo io, o morivo io. Con l'andar degli anni, ho commesso atrocità che mi fanno rabbrividire anche ora. Ma il rimorso? È un lusso che non posso permettermi. C'è una taglia sulla mia testa, più grande di qualsiasi altra in questo paese. L'ultima vittima è stato un vecchio amico, un traditore che voleva incassare la taglia per conto proprio."
Il Ranger, con un'espressione di rabbia, si avvicinò ancora di più.
"Dicono che il West sia selvaggio, ma la verità è che la gente è più crudele degli animali del deserto."
Il vecchio fuorilegge replicò:
"La gente è cattiva? Io so di esserlo... Ognuno ha un prezzo da pagare in questa vita, e io oggi sono il più caro sul mercato. Ma un giorno, spero, riuscirò a chiudere i conti con il mio passato e trovare un po' di pace. Anche se so che sarà difficile."
In quel momento, la porta della stalla si spalancò di colpo e un gruppo di uomini armati fece irruzione. Il capobanda, un uomo corpulento con un'espressione crudele, puntò il suo Winchester verso il Ranger. "Finalmente ti abbiamo trovato!" Il fuorilegge sorrise amaro. "Davvero, volevi la mia testa, ragazzo?" Il Ranger, colto di sorpresa, si ritrovò circondato dai nuovi arrivati. Ma rapido estrasse la seconda pistola dalla fondina, non perdendo di mira il vecchio. Mentre sparava all'uomo con il fucile, pensava a tutto ciò che aveva sentito.
Il vecchio fuorilegge, con un'abilità e agilità inusuale per un anziano malato, estrasse la piccola pistola da taschino che teneva nella tasca della camicia e centrò in piena fronte lo sfortunato Ranger.
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