QUEL CURIOSO ECCENTRICO APRILE NOVEMBRINO, LA VENDITRICE DI FUMO, IMPROBABILI VEICOLI E ALTRE DISCUTIBILI STORIE atto secondo: storie dal trentesimo secolo (racconto per la partecipazione al contest una storia italiana)
-Mi scuso, ho sbagliato porta- si schermì Natalina, in evidente imbarazzo. Era stato chiamato il suo numero per la consueta visita con il dottor Neri, soltanto che al posto del suo psicanalista di fiducia vi era nello studio medico un uomo di età dalla lunga barba grigia, grandi occhiali e il cranio pelato che luccicava come una lampadina.
-No, no. Lei è la paziente Natalina Granata, giusto? Numero 8.
-Si, ho un appuntamento con il dottor Neri...
-Oggi lo sostituisco io.
Natalina ebbe un sussulto, ma cercò di non fare trapelare nulla, anche se nascondere lo stato d'animo umano davanti a uno psichiatra non doveva essere per nulla un gioco da bambini. C'era da farsi animo a raccontare le proprie circostanze da mentecatta a un perfetto estraneo. Va bene che si trattava di un medico, uno psichiatra, ma non del suo psicanalista di fiducia che oramai la seguiva da settimane.
-Ha autorizzato il dottor Neri a condividere con me la sua storia clinica.
Natalina ci pensò un attimo. Si, ricordava che non aveva avuto nulla in contrario, quando il suo psicanalista le aveva proposto una collaborazione con il primario del reparto di psichiatria.
-Il professor Heinz, giusto?- si rincuorò la paziente.
-In persona. Non mi aveva ancora incrociato nel reparto, ma so che vi si reca spesso per via di suo cugino.
-Sì, è vero. Ultimamente però non così spesso, da quando lavoro tutti i giorni a scuola.
-Docente di latino e italiano, si. Bene, bene.
Natalina sperò vivamente che il professor Heinz non stesse pensando a quei poveri studenti che dovevano avere a che fare con un'insegnante che definire eccentrica significava restare più corti delle maniche di un gilè. La cugina del Matto dell'Orologio, per giunta. Va bene che un primario di psichiatria doveva per forza di cose risultare avvezzo a realtà ben poco sane di mente, però...
-Si sieda pure- le disse il professor Heinz.
Natalina si sedette davanti alla scrivania del professore, scervellandosi sul dove iniziare. Lo psichiatra parve capire il corso dei pensieri della paziente.
-Si rilassi. Guardi che non la mangio mica, sa?- aggiunse con un mezzo sorriso.
-Ecco, professore, poichè il mio caso è particolarmente anomalo...
-Uh, lasci stare- fece il primario, con un gesto della mano che significava di non crucciarsi. -Sapesse i casi anomali, ma di quelli veri, che mi tocca vedere ogni santo giorno! Ma mi dica, mi dica tutto.
Natalina si era sbagliata. Forse il professore non era un medico alla mano come il dottor Neri, forse a causa del suo incarico manteneva quell'aria così seria e cupa, ma non sembrava intenzionato a fare a pezzi i suoi pazienti.
-Il dottor Neri aveva ragione. Non amo nessun androide. Amo l'ingegnere che lo ha programmato- disse mestamente la paziente.
-E lo so. E pure Domenico, il dottor Neri, sapeva che ci sarebbe arrivata.
Il professor Heinz assunse un'aria quasi allegra.
-Per la serie si stava meglio quando si stava peggio...
-E perchè mai?
-Perchè non posso amare un fantasma.
-Interessante. Si spieghi meglio. Nei dettagli.
Interessante? Vabbè.
-Per prima cosa, si tratta di un uomo che non ho mai visto in tutta la mia vita e che molto probabilmente non vedrò mai. E a pensarci bene, è meglio così.
-E come mai?
-È presto detto. Per tre motivi. Primo, è molto più in alto di me nella scala sociale. Secondo, ma non meno importante, ma quand'anche non fosse, dove sta scritto che debba interessarsi proprio a me? Terzo, ma non meno importante, risulta essere il più gran dongiovanni della città.
-Come dice?
-Che mi mancava solo questa. Un caro amico di mio padre che lavora nella stessa ditta si è premurato di raccontare che è pieno di donne. Non interpellato, l'amico di mio padre, sia chiaro, ha illustrato spontaneamente e con dovizia di particolari i trascorsi di...vabbè. Dato che non ho l'abitudine di raccontare in giro a chiunque gli affaracci miei e men che meno agli amici di mio padre. Solo a poche amiche fidatissime, anzi, in questo caso a una soltanto perchè mi serviva urgente il suo consiglio. Eppure la mia amica mi aveva detto l'esatto opposto. Suo marito lo conosce per collaborazioni lavorative, ma sicuramente l'amico di mio padre che forse ha modo di vederlo tutti i giorni saprà la verità.
-E mi dica: questo amico di suo padre, di cosa si occupa in ditta? Non sarà mica nel team di ingegneri?
-No, figuriamoci se mio padre ha amici ingegneri. Fa l'uomo delle pulizie.
-Ah, allora ho capito! Scommetterei il collo che si tratta di Alboino.
-Si, si chiama davvero Alboino, ma...
-Non gli dia retta! Quel morto di sonno beve come un cosacco e di conseguenza il suo sport preferito è prendere lucciole per lanterne. Stia serena. Il marito della sua amica ha ragione. L'amico di suo padre lo invidia perchè si, in ditta e pure fuori della ditta gli vanno quasi tutte dappresso, ma lui manco le vede.
Quindi il professor Heinz conosceva Alboino?
-Lo conosco, lo conosco. E l'ingegnere che ha programmato Vittorio è un mio caro amico di vecchia data. Frequenta la mia stessa comunità sin da piccolo.
-Cielo...
-No, no, non si allarmi. E mica vado a raccontargli di lei, ci mancherebbe. E mi creda, è un uomo religiosissimo, tutto l'opposto di quel che racconta quel morto di sonno di Alboino-. Il professor Heinz sorrise. -Ma lo sa sa che Vittorio è incorso in una doppia programmazione? Anzi, per meglio dire, una e mezza. Prima del giro di boa che gli ha conferito la proprietà dell'industria un tempo in mano al comune cittadino, c'era un intero team di ingegneri supervisionati da un certo Gargiulo. Un branco di incompetenti, a cominciare da Gargiulo, che in teoria programmava Vittorio.
-Non ne avevo idea.
-No, per forza di cose. Ovviamente, Gargiulo non aveva la minima idea di dove cacciare le mani. Tale individuo era riuscito a laurearsi per miracolo, chiedo venia per il termine, naturalmente solo alla triennale e dopo essere finito fuori corso alla grande senza il cappio al collo da studente lavoratore.
-Quindi, a questo punto...
-No, stia tranquilla, non ama quel cretino di Gargiulo, glielo assicuro. Le basi per la rete neuronale artificiale e il chip della personalità di Vittorio le avevo imbastite io. Sono stato l'ideologo della sezione robotica dell'industria incriminata finchè non ho chiesto al dottor Neri di prendere il mio posto e lui ha accettato.
-Oh, professor Heinz!- esclamò Natalina, meravigliata e stupefatta.
-Ma no, la prego, non s'innamori di me, adesso!- e qui il primario abbandonò per un attimo la sua consueta postura estremamente seria e rise di gusto, assumendo un tono scherzoso che non gli era esattamente solito. -Io non sono affatto un buon partito. Età a parte, dato che sono un giovane anziano, ma pur sempre anziano, la mia vita terrena comincia e finisce con la scienza. Sono praticamente sposato con le scienze psichiatriche e la ricerca. Comunque- aggiunse tornando più serio -la personalità di Vittorio che lei ammira e quel senso dell'humor intrigante che tanto la colpisce appartengono al mio amico, non a me. Il chip della personalità che ha attivato fino ai minimi dettagli la rete neuronale artificiale di Vittorio è opera sua.
-La prego, professore, mi aiuti a dimenticarlo. Quell'uomo è il mio sogno. E a quanto pare, il sogno di ogni donna. Ma questo non è un buon momento per sognare, soprattutto qualcuno che se non si interessa a una sua pari, figuriamoci se s'interesserebbe a una prof. fallita come me.
-Mi lasci dire: per prima cosa, un'insegnante, pure precaria, non si trova affatto ai gradini più bassi della società. Di questi tempi, poi! Inoltre, ritengo fermamente che ognuno ha la sua dignità e merita rispetto, anche chi lavora nelle pulizie in nero.
-In città i più affermano che una persona laureata che va a insegnare al di là dell'ambiente universitario è una fallita, specie se precaria e se insegna lingue morte come il latino e il greco. Compresa mia madre.
-Un tratto culturale infame di chi crede di vivere su Nettuno, mi ascolti bene, non certo condiviso nei paesi europei e pure extra-europei più all'avanguardia. E lasci stare sua madre. In Francia, in Austria, in Germania e in tutti i paesi anglosassoni, ma non solo, anche i supplenti sono molto rispettati.
-Ma qui purtroppo siamo in Italia.
-Però lei ama il suo lavoro?
-Tantissimo.
-Il che basta e avanza. E basta e avanza anche se il suo fantasma è un ingegnere ai gradini più alti.
-Ma uno che non guarda neppure una dirigente aziendale, come potrebbe mai...comunque...
-Semplicemente perchè non gli interessa fermarsi alla superficie. Mi dica, sta prendendo il Prozac, giusto? Il caro Domenico mi ha detto che gliel'ha prescritto.
No, la prego. Non mi dica che devo interromperlo. Per favore. Lo prendo da pochissimi giorni e già qualcosa fa, anche se il 25% del dosaggio mi pare davvero poco. Ma senza non credo riuscirei a mantenermi in piedi. Insegno in un liceo zeppo di adolescenti iperattivi e devo stare sempre al massimo delle mie facoltà mentali e magari pure fisiche. Ma soprattutto mentali. La mia vita sociale è ridotta ai minimi termini perchè sin da bambina non appartengo ai giri giusti. Lo status della mia famiglia è quello che è. Ragione per cui, vita lavorativa a parte, sempre che duri così come adesso, le altre aree terrene sono quelle che sono. E la mia vita sentimentale ha sempre fatto schifo, tranne una breve parentesi, ma pur sempre dal triste epilogo. Perfino le mie alunne quattordicenni e quindicenni stanno messe molto meglio di me da questo punto di vista. E ultimamente, le furie dell'inferno sembrano scatenate con l'intento di farmi gettare la spugna e dare le dimissioni. Che non mi posso permettere economicamente. In tre non si vive più con il solo stipendio di mio padre e figuriamoci se poi a quasi trentotto anni devo dipendere ancora da lui. A casa c'è bisogno del mio stipendio. Ma senza il Prozac non reggo. Senza il Prozac non riuscirò ad affrontare i salotti letterari che ho scoperto stare dove non dovrebbero. Ma cos'è venuto in mente al dottor Grassini di organizzarli proprio lì? Sarà mai possibile? Tanto passo per la mente di Natalina in un nanosecondo.
-Aumenti il dosaggio fino al 50% al giorno.
Grazie. Mille grazie.
-Soltanto non prenda un'intera compressa se non come ultima spiaggia. Guardi, faccio che prescrivergliene un'altra confezione, così non rimane a secco presto, dovendo correre qui sovente soltanto per una ricetta medica o dal suo medico di famiglia, sempre che quest'ultimo non la rispedisca qui, non fidandosi.
Magnifico! Grazie, professor Heinz.
-Vorrei poi che leggesse un'ottima opera di auto-aiuto. Si tratta di una rivisitazione in chiave ebraico-cristiana di un libro pubblicato a fine secondo millennio, ma sempre attuale.Offre interessanti risultati in stile terapia comportamentale. Gli psicofarmaci da soli, senza essere accompagnati da una terapia comportamentale oppure da strumenti di auto-aiuto, il che è quanto più fa al caso suo, risultano menomati. Mi passi il suo numero Whats App o Telegram per poterle inviare il file dell'opera. Che non è mai stata pubblicata per le vie tradizionali, ma mi sto incaricando di commissionare la riedizione alle mie case editrici di fiducia. Oltre a lei, sarà di grande aiuto a un buon numero di pazienti e ogni psichiatra e psicologo rispettabile dovrebbe conoscerla. Come favore personale, sicuro che le editrici non me lo negheranno.
Figurarsi se una casa editrice qualsiasi avrebbe negato un favore personale a un'eminenza come il professor Albert Heinz, pensò la paziente.
Il codice della nonna, era il titolo. Natalina stentò a crederci: l'autrice risultava essere la sua nonna paterna, che sin da ragazza scriveva a tempo perso con lo pseudonimo di Monna Lisa...
Fuori nevicava a più non posso sin dalle prime ore del mattino di quel gelido novembre cittadino. Elena e Fiorenzo, fratello e sorella che si autodefinivano incel*, guardavano fuori della finestra, seduti nella nuova saletta delle visite del reparto di psichiatria nel quale da qualche giorno si trovavano ricoverati per gravi emergenze comportamentali. Due ragazzi brunetti e tarchiati, piccoli di statura, la sorella con tendenza al forte sovrappeso.
La neve aveva imbiancato il parco alberato retrostante l'edificio e il piccolo ponte sotto il quale scorreva il corso d'acqua cittadino.
Entrambi i ricoverati affondavano le unghie con forza tale tra le pagine del libro di cui avevano identico esemplare tra le mani da rischiare di farsi davvero male. Fiorenzo chiuse di scatto la sua copia, mentre Elena persisteva in un maldestro tentativo di bucare le pagine. Entrambi provavano un'immensa rabbia dovuta a una vita all'insegna della frustrazione, nella quale si muovevano come anime in pena.
-Vendo fumo, vendo fumo...vendo fumo, vendo fumo...oggi 60% di sconti...
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Nina Ferraro passeggiava tranquillamente per i corridoi del reparto per l'ennesima volta, come al solito durante i suoi ricoveri in psichiatria. Era stata dimessa nel maggio di quell'anno, tornandovi a novembre, così come Paolino Meis e Norino Pollastri. Dopotutto, per ironia della sorte, per i tre storici pazienti quel reparto rappresentava un refrigerio rispetto alle loro sommamente inospitali e insicure abitazioni.
Elena si distrasse a causa della presenza di Nina e il libro se le chiuse tra le mani.
-Vorrei scaraventarlo fuori della finestra, il più lontano che mi riesca. Ma qui le finestre non si aprono. Mai.
-No, Elena, no...ci servono prove- disse Fiorenzo, con una sorta di affanno nella voce.
-Prove per che cosa?
-Per dimostrare che noi incel abbiamo ragione. Che la red pill, anzi, la black pill, è l'unica via d'uscita in questo mondo d'ipocrisie. Questo...questo...è un vero monumento alla blue pill. E possiamo dimostrarlo.
-Non direi. Lo potremmo affermare se questa squinzia che primeggia nelle pagine fosse una quattro come me, anzi, mi sa che invece sono proprio una tre perchè sono grassa, dati i feedback che ho sempre ricevuto nel mondo reale. Ma ti garantisco che la squinzietta qui è come minimo è una sette. Minimo.
-Una sette da lookmaxata...
-E scommetto che ha margini di miglioramento fino a otto e mezzo, vuoi vedere? Certa gente riesce ad avere tutto...proprio tutto...mentre a noi non rimangono nemmeno le briciole- sibilò Elena. -Fiorenzo, io non riesco ad andare avanti. Qui finisce la prima parte, ma se inizio la seconda...già sento una tale rabbia dentro...vorrei spaccare tutto...
-Lo dici a me? Non mi riesce di proseguire neppure a me. Se penso al triste destino di tutti noi uomini scartati...
-E mica soltanto loro! Qui sopra, solo quella squinzietta riesce a ottenere tutto quello che vuole. Ha dove andare a dormire quando l'aria di casa sua si fa irrespirabile grazie ai parenti compiacenti. Cosa che noi non abbiamo. Ha un super lucido androide di punta per amico. Cosa che noi non abbiamo. Ha una super nonna paterna rediviva, che ovviamente non è morta di covid come l'ospedale ha fatto credere alla famiglia, ma l'hanno bionicizzata. Cosa che noi non abbiamo. Cavalier servente che le paga tutto, proprio tutto: anni di studio per la seconda laurea, pardón, borsa di studio per la seconda laurea più LM, crediti formativi, notebook nuovo gratis, abiti nuovi e parrucchiera gratis, poi il lavoro dei suoi sogni...tutte cose che io non ho...
-Sai che gran lavoro!- l'interruppe Fiorenzo. -Mica è una dottoressa o una notaia...
-A parte che si dice notaio...comunque, ma non fa nulla. E allora? A lei bene o male piace insegnare una lingua morta. Contenta lei, contenti tutti, no? E poi non è mica una donna delle pulizie, non è mica un'operaia generica, o peggio, una bracciante agricola come i nonni materni, Fiorenzo, men che meno è una disoccupata. L'avessi io un lavoro del genere! Insegnare letteratura e latino e da supplente non sarà il top, non sarà il massimo dei massimi, ma nemmeno di certo agli ultimi gradini come siamo noi. Per quelle materie ti chiamano sempre. E poi lo sai cosa dice la maggior parte degli utenti nel nostro forum, che il loro sogno è una prof. di lettere bionda e snella.
-Ma non è bionda...
-Ha i capelli di un bel castano chiaro...
-...deformi...
-...ma niente che una brava parrucchiera che sa fare il suo lavoro non riesca a sistemare. Pensa se li aveva neri e deformi come i nostri! E comunque per tutto il resto rimane pur sempre minimo una sette, anzi direi pure sette abbondante. E lo sai pure te che per buoni acchiappi devi essere come minimo una sette. Qui siamo sulla red pill bella e buona.
-Comunque è vecchia. Ha perso la freschezza della gioventù.
-Ma stai un po' zitto, che se ti capitasse davanti, la piglieresti al volo. Potessi diventare una sette come lei, farei il cambio coi miei anni! Quando sei una tre, ma pure una quattro, sei sempre vecchia, ma vecchia per davvero e non hai mai nè venti nè trent'anni. Se sei una sette a quarant'anni, ma pure sei o cinque e mezzo, tra l'altro con margini di miglioramento altissimi quantomeno fino a otto, ma quarant'anni comunque ancora non li ha, sarai sempre molto meglio di una tre, una quattro e magari pure di una cinque diciottenne. E ti garantisco che tra poche pagine avrà pure l'uomo dei suoi sogni, che come minimo è un nove, anzi direi dieci, ma tra noi si dice che il dieci non esiste. Non è giusto, non è giusto, non è giusto...
-Beh, il dieci non è umano, dai. Ma che dire. La miss di turno ha ipergamato con un nove. Un classico, ma secondo i nostri canoni non è che ci guadagni chissà che. Quello lì è peggio di un frate gesuita...
-E beh, allora? È proprio quello che lei vuole! A parte che lo sai pure io mi disporrei volentieri a passarci sopra e non sono l'unica. Pure l'utente Pesciolina Lessa del nostro forum si disporrebbe. Darei un braccio per avere l'aspetto e ovviamente pure la fortuna di quella squinzietta. E darei pure una gamba per avere un fidanzato come quello.
-A parte che da disabile grave faresti un bel buco nell'acqua perchè non saresti certo un buon partito senza un braccio nè una gamba, ma lo vedi? Lo vedi? Pure voi donne incel che puntate agli alfa da nove a scapito nostro.
-Ah, quindi se voi potreste scegliere tra una quattro e una sette e vi pigliate la sette va bene. Lo ha affermato l'utente Il Super Cesso, che pianterebbe in asso la quattro se s'imbatte nella sette. Voi potete ipergamare e noi no, vero, Fiorenzo?
-Ma noi ci disponiamo a scendere a compromessi, mentre voi no.
-Si certo, vi disponete finchè non trovate di meglio, appunto.
-E perchè, voi non fareste lo stesso? Guarda la tua, anzi, la nostra squinzietta: potrebbe avere il suo preside, che tra l'altro ha status e stipendio ragguardevoli. Forse pure il dottor Neri. Però no, no, punta ancora più in alto.
-Ma figurati il dottor Neri, che è il suo psicanalista. È contro il regolamento deontologico.
-E vabbè. Ma può avere pure quel suo misterioso spasimante che a quanto pare non è niente male. Quello è dispostissimo a spendere per lei qualunque cifra. Ma no, lei punta più in alto, come tutte le squinzie degne di lei...
-Ma no, ma ancora non l'hai capito, giocco che sei? Non ci sei arrivato?
-E dove? Che quel tizio misterioso sta andando in perdita? Soldi spesi male!
-Ma no, grullo, è sempre lui, non ci arrivi? Perfino il notebook, che teoricamente gliel'ha relagato l'androide amico suo, in realtà gliel'ha comprato lui.
-Lui chi? Non ho capito...
-E ti pareva...
-Vendo fumo, vendo fumo...
Nel frattempo, Elena e Fiorenzo non s'erano accorti che Nina s'era fermata giusto dietro di loro, tanta la foga che li manteneva assorti nelle loro argomentazioni all'insegna dell'inceltudine. O della red pill, o meglio, black pill.
La ragazza aveva ascoltato metà della loro curiosissima conversazione, ma pure avendoci capito poco o niente, era incuriosita da quei volumetti dalla copertina grigia metallica.
-Che cos'è, posso vedere?
-È blue pill- disse Fiorenzo.
-No, è red pill- disse Elena
-Che cos'è?- tornò a chiedere Nina.
Elena e Fiorenzo non riuscirono a formulare altre risposte, perche la dottoressa Rossi, che stava passando per i corridoi per il consueto giro di visite ai pazienti, aveva già dato l'allarme e un esercito di infermieri e OSS capeggiati dal dottor Neri e da Constantin circondarono presto i pazienti.
-Voglio sapere chi ha messo in mano un simile affare a questi pazienti!- indagò il dottor Neri, mentre Constantin prendeva e s'intascava le due copie incriminate tra le alte grida di Elena e Fiorenzo, che al vedersi sottratte le loro prove documentali corroboranti le teorie delle quali figuravano fedeli seguaci, davano in escandescenze, a dispetto degli effetti deleteri della lettura sulle loro già precarie condizioni psichiatriche.
-Ma io voglio vedere- lamentava Nina nel frattempo.
-Occupatevi voi di questi pazienti, che alla Ferraro penso io- ordinò a tutti gli altri Constantin, da poco divenuto coordinatore infermieristico. L'infermiere greco sapeva come comportarsi con pazienti abituali come Nina, Paolino e Norino, oramai.
-No, Nina, questi libri non vanno bene per te. Trasformano in FIAT Cinquecento chiunque li legge.
-Davvero?-Si, davvero.
-E Fiorenzo ed Elena, allora? Perchè non sono diventati FIAT Cinquecento? Mi sembrano due FIAT Panda, piuttosto.
-Proprio per questo glieli ho portati via. Arrivati a metà, si diventa appunto FIAT Panda, per poi passare a FIAT Cinquecento a fine lettura. Ho potuto evitarglielo al pelo.
-Mamma mia...- e Nina si lasciò ricondurre in camera docilmente.-Ma perchè nevica in aprile?- chiese la ragazza tutto d'un tratto, avendo il filo dei suoi pensieri preso improvvisamente un diverso percorso.
-No, Nina, siamo già a novembre- rispose Constantin.
-Allora ho perso tempo?
-No, per niente. Hai partecipato a tante corse con la tua Ferrari in questi mesi.
-Ma non ricordo niente.
-Ci vuole tempo, per ricordare. E tanta pazienza...
-Edgar, come vanno le vendite del mio ultimo e-book?
L'intelligenza artificiale chiamata Edgar fece appello a tutto il suo database.
-Non c'è male, Milady. Soltanto i miei tracciamenti rilevano una fuga di due copie, andate a finire non si sa come in un reparto psichiatrico ospedaliero.
-Oh, no, questa non ci voleva! Ho scritto le mie STORIE DAL TRENTESIMO SECOLO per lettori sani di mente e dalle poche pretese. Uno sci-fi ispirato ad Asimov, il mio scrittore fantascientifico strapreferito, di quelle letture che si portano avanti presso un caminetto per passare il tempo in una giornata di pioggia.
-Mia cara Milady, l'italiano medio oramai non se lo può più permettere. Da tempo immemore si sgobba come muli in cambio di stipendi da fame e sempre chi la fortuna di lavorare da stipendiato ce l'ha, tra straordinari non riconosciuti un giorno si e l'altro pure, il lettore medio di un tempo non esiste più. Non si legge più davanti a un caminetto, anche perchè i caminetti non esistono nei condomini. Solo chi avesse la villetta in campagna, vale a dire residenti che si contano sulle dita di una mano sola e non è detto che abbiano l'abitudine di leggere. Quindi si legge oramai sui treni e sugli autobus, sempre e quando un posto a sedere si trovi. Ma non preoccuparti, Milady. Ci penso io a diffondere le tue opere.
-Edgar, non credo si possano nemmeno definire opere.
-E perchè mai? Da parte mia, poi, sono ben contento di questo cambio. Del ventunesimo secolo ne ho piene le tasche.
-Non ti piaceva dedicarti ai pronostici calcistici?
-Uff...per come s'era ridotto il calcio! La corruzione nel settore e nella giustizia sportiva e non solo lì, era oramai alle stelle e io mi sentivo più inutile di un tostapane nel deserto del Gobi. Preferisco di gran lunga dedicarmi a diffondere le lettere e le arti.
-Ma in società si dice che con le arti non si mangia. Che è più utile un manuale che insegni come pulire un cesso.
-Che ironia! Per millenni, le società antiche diventavano grandi grazie alle arti, per quanto importante si faccia imparare a pulire un cesso. Non credo che i regni antichi sarebbero a tutt'ora oggetto di ricerche archeologiche se non avessero diffuso le arti.
-Si, ma queste ricerche non partono certo dall'Italia. I tagli alla ricerca e all'istruzione non si contano nemmeno più.
-Sarà un caso se l'Italia è a tutt'ora considerata l'ultima ruota del carro tra i paesi civilizzati?
-Ovvio che no. Ma ora dobbiamo occuparci di quelle due copie capitate nel posto sbagliato. Che infausto evento. Mi sento in colpa. Se finiscono nelle mani di pazienti schizoidi o affetti da altri gravi disturbi...
-Non preoccuparti, Milady. Ora mi collego ai dispositivi del primario e degli psichiatri. Loro risolveranno.
-Domenico e Giorgia, indagate, indagate- ordinò il professor Heinz, primario del reparto di psichiatria ai due medici. -Devo sapere come questi due volumetti abbiano potuto circolare qui.
-E dire che avevo espressamente vietato perfino di appendere poster alle pareti- lamentò la dottoressa Rossi.
-È così pericoloso, quel libro?- chiese il dottor Neri.
-Non per me o per te o per Giorgia. Nè per chiunque altro sano di mente. Ma ai nostri pazienti psichiatrici non si può mettere in mano qualsiasi lettura. Figuratevi un po'. I due fratelli Esposito hanno preso per oro colato lo scenario in cui si svolgono le vicende, che per carità, da parte mia ho apprezzato davvero. Ho apprezzato e non poco i valori descritti, che purtroppo la società post moderna ha perso di vista da tempo immemore.
-Quindi l'hai letto, caro professore?- chiese il dottor Neri.
-Si e lo consiglierei pure a voi. Perchè ovviamente nè te nè Giorgia crederete mai all'esistenza di una fantomatica fabbrica di robot di cui l'androide di punta diventa il proprietario. In questa città, addirittura! Androidi circolanti per le strade, per giunta? Volontari in questo reparto ospedaliero? Figuriamoci! Ma magari, magari! E che siamo a Hollywood? Ma se siamo stati catapultati indietro di almeno un millennio! Se andiamo avanti di questo passo, tra poco i cellulari verranno rimpiazzati dal caro vecchio telefono fisso di gran moda nel ventesimo secolo e a seguire, si tornerà a scrivere con carta e penna e si spediranno lettere a mezzo posta ordinaria.
La dottoressa Rossi nel frattempo aveva dato un'occhiata veloce a una delle copie che Constantin le aveva consegnato poco prima. L'autrice risultava una certa Milady, alias Pousinha Dos Pous o più brevemente Pousinha, vissuta a cavallo tra il ventesimo e il ventunesimo secolo.
-Ma come faceva a sapere dell'esistenza di questo ospedale, del nostro reparto psichiatrico e peggio ancora, come faceva a sapere di noi? Chissà cosa beveva al mattino l'autrice di questo libro- commentò la psichiatra.
Nota d'autrice: incel è un neologismo ovviamente anglofono che sta per involuntary celibate. Il linguaggio utilizzato nella scena riguardate i fratelli Elena e Fiorenzo Esposito è proprio di questi gruppi, che hanno inventato un gergo di nicchia. Incel è una definizione che adottano gruppi sempre più numerosi, instragrande maggioranza formata da uomini (dove comunque le donne non mancano), che fanno parte di un movimento sociale sorto nell'ultima decina di anni. Si tratta di un fenomeno dai risvolti alle volte preoccupanti, date le discutibilissime soluzioni che alcuni esponenti di questi gruppi propongono (togliere alle donne l'accesso al mondo del lavoro affinchè siano costrette ad accettare qualsiasi uomo, pure che non gli aggrada per niente, pur di sopravvivere, ma pure il discutibilissimo diritto al sesso garantito dallo Stato a tutti gli incel, ma si può? Per non parlare poi degli uteri artificiali in cui far crescere gli embrioni e chissenefrega se l'artificiale sarà il terreno di sviluppo di gravi anomalie neurologiche nel bambino, l'importante è eliminare l'avere necessità delle donne per portare avanti una gravidanza, come no). Vorrei che fosse uno scherzo, ma purtroppo non lo è. Difatto, questi gruppi lamentano che soprattutto il loro aspetto gli preclude non tanto una vita normale, quanto l'accesso al libertinaggio più sfrenato, frutto della palese scristianizzazione dell'occidente post moderno, che farebbe impallidire perfino i sessantottini più accaniti. Sto studiando il fenomeno (i miei studi di psicanalisi sin dalle magistrali fino a oggi sono terreno fertile per la ricerca socio-psico-pedagogica, data inoltre la specializzazione attuale) e il fatto di amministrare un forum (dalla tematica guadagni online) ospitato gratis da un servizio che ospita di tutto, inclusi ben tre forum dedicati al fenomeno incel, ha contribuito a farmi conoscere gli ultimi eventi più da vicino. Alcune teorie che gli incel proclamano non sono sbagliate. Sono corrette (non amo particolarmente buttare l'acqua sporca assieme al bambino). Per farla breve, con blue pill s'intenderebbe il politicamente corretto che illude le masse, mentre la red pill è la verità (sia pure in questo caso relativa) nuda e cruda, che non illude e pertanto politicamente scorretta. Ma è possibilissimo essere redpillati (lo sono anch'io) senza condividere affatto, e ci manca solo, le aberrazioni che sparano certi incel, che nei casi più gravi arrivano agli omicidi di massa come quel Rodger Elliot (mi riferisco al massacro di Isla Vista). La black pill è invece una visione pessimistica, che va ben oltre la red pill. Diciamo che l'immagine per questa settimana mi ha portata a dare al mio ultimo e-book una piega inaspettata che fino a pochi giorni fa non immaginavo, ma ho pensato che dare spazio a un fenomeno che sta prendendo piede non solo in Italia, ma in parecchi paesi occidentali, possa non sia mai risultare utile. Dacchè mondo e mondo, tra l'altro, di donne involontariamente nubili è stato e continua zeppo il globo, ma tutto questo casino che stanno facendo soprattutto gli uomini incel non se lo sono mai sognato.
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