Contest - Crea un'immagine

in hive-184714 •  8 months ago  (edited)

Animali in fattoria, ovvero
Bianchi animali in una luminosa soleggiata fattoria
Disclaimer: immagini create con Freepik (intelligenza artificiale) per seguire le regole del concorso Digitaly crea un'immagine (attraverso l'uso della IA). Quanto al testo, invece, è farina del mio sacco.

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Disclaimer in English: images created with Freepik (artificial intelligence) to follow the rules of the Digitaly competition create an image (through the use of AI). The text, on the other hand, is all my own work.

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Disclaimer en español: imágenes realizadas con Freepik (inteligencia artificial) para seguir las reglas del concurso Digitaly crear una imagen (mediante el uso de IA). En cambio, el texto es toda cosecha mía.

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WHITE - ANIMALS - CHICKENS - WHITE - HORSES - AT - A - LUMINOUS - SUNNY - FARM (l'immagine che partecipa al concorso)

Premessa d'autrice esaurita, nuovamente🤣: ebbene, miei cari, le IA mi hanno fatto sudare sette camicie di ferro e consumare sette paia di scarponi di ferro per poter finalmente generale un'immagine che quantomeno si avvicinasse all'idea che doveva rendere. Per animali in fattoria, purtroppo intendono pressochè soltanto mucche e se specifico più di due tipi di animali me ne generava solo uno. Freepik è comunque la IA che più si è mostrata collaborativa, generandone due (volevo anche conigli, oltre a galline e cavalli, ma pazienza, che Crayon faceva pure di peggio, non generando nemmeno la fattoria, pensate un po'. Ok, la fattoria di Freepik non somiglia alla supermegaultrapittoresca di HayDay cpme sparevo🤣...ma quantomeno si capisce che è una fattoria e quantomeno gli animali mi paiono belli. Ha impiegato comunque due giorni per generarmi un'immagine che mi contentasse, considerando il limite di solo 20 ogni 24h per gli account gratis. Fine della pignoleria di turno per lasciare spazio alle discutibili...

...STORIE DAL TRENTESIMO SECOLO: IL RETROCASA VIII
Nina Ferraro, anzi, per essere più precisi, Catinina Ferraro, che quindi non si chiamava Antonina nè Antonia, aveva un sogno da bambina: non certo quello di finire a vivere in un reparto psichiatrico fino a data da destinarsi, sia pure unicamente grazie alla generosità disinteressata di un luminare della scienza che aveva voluto così salvarla da un ambiente domestico assolutamente inospitale e un quartiere insicuro. Catinina sognava una fattoria con animali bianchi, bianchi, bianchi. Amava in particolare i cavalli lipizzani e le galline bianche, bianche, bianche. Queste ultime producevano uova bianche, bianche, bianche, così rare in città alle soglie del quarto millennio e così costose! Tanto care che in famiglia non ne avevano mai comprate e sin da piccole, sia Catinina che Francesca, sua sorella maggiore, se le immaginavano solo vedendole impresse nei libri di scuola. Più tardi, crescendo, la sorella minore che non era affetta da alcuna disabilità cognitiva come invece Francesca, aveva imparato che i suoi genitori vivevano da sempre in condizioni di povertà assoluta e quindi non avrebbero potuto certamente comprare alcun appezzamento di terreno e men che meno animali da mantenere, specie poi i cavalli che solevano costare una fortuna. Era già fin troppo che un tetto sulla testa l'avessero. Se i signori Giacinto e Rosa non avessero ottenuto l'alloggio popolare prima che Francesca venisse al mondo, avrebbero allora ben potuto diventare una famiglia di senzatetto. Allora sicuramente, le due sorelle non sarebbero sopravvissute al crescere per strada. Un alloggio popolare non poteva essere venduto da chi lo abitava, come ingenuamente pensava Catinina da piccola. Vendere per comprare una fattoria, anche soltanto una minuscola fattoria. La salute di Francesca, affetta dalla sindrome di Down che la rendeva particolarmente cagionevole, ancor più della sorellina, avrebbe giovato dal vivere in campagna, a contatto con la natura e gli animali. Ma per forza di cose non si poteva vendere casa in città, dato che il proprietario del loro sparuto bilocale restava pur sempre il comune cittadino. Allora la bimba aveva cambiato sogno. Sognava di diventare medico da grande, per aiutare Francesca. Ma anche in tal caso la realtà era venuta a risvegliarla dal sogno. Studiare medicina risultava troppo caro anche da esentasse. I libri ed eventuali dispositivi da laboratorio costavano vagonate di denari e per i primi sei anni sarebbero state solo spese. Per non parlare poi del fatto che il liceo di scienze umane, consigliato dai prof. delle medie ai signori Giacinto e Rosa, non accordava neppure lontanamente la preparazione adeguata per affrontare una facoltà impegnativa quale Medicina. E nemmeno l'esame di ammissione a numero chiuso per entrarvi. Per Catinina era stata una gran sofferenza affrontare una seconda grande rinuncia, ma si era rimessa in piedi e aveva cambiato sogno. Nuovamente. Se fosse diventata anche soltanto un'insegnante, avrebbe ben potuto essere d'aiuto a Francesca. I loro genitori, complice la patente ignoranza grazie alla quale ritenevano che investire sull'istruzione di una figlia portatrice della sindrome di Down avrebbe significato gettare denaro alle ortiche e complice pure la povertà assoluta in cui nuotavano e dunque soldi da spendere non ve n'erano, non l'avevano iscritta a nessuna scuola dopo la terza media. Vero era che avrebbero beneficiato dell'esenzione totale delle tasse scolastiche e di svariati libri in prestito, ma avrebbero pur sempre dovuto comprarle i manuali che la scuola non passava e pure il materiale scolastico da cartoleria. Dovendo allora ritardare i pagamenti delle bollette e delle tasse sui rifiuti e tornare a mangiare alla Croce Rossa. Davanti alla salute di Francesca ne sarebbe anche valsa la pena, ma la gretta ignoranza aveva prevalso. La sorella piccola voleva rimediare, ma purtroppo Nina aveva sbagliato facoltà, scegliendo Filosofia. Con il senno di poi avrebbe scelto Scienze della Formazione Primaria, che non abbisognava di alcun credito formativo extra dopo il quinquennio a ciclo unico, risultando una delle pochissime lauree italiane immediatamente abilitanti. Purtroppo, dato il curriculum del suo ateneo, che non prevedeva pressochè materie in comune tra Filosofia e Scienze della Formazione Primaria, non aveva neppure potuto optare per prendere la seconda laurea con il riconoscimento di crediti, tranne forse, e solo forse, quelli relativi ai laboratori linguistici. Doveva ricominciare a studiare da zero o quasi. Ora che viveva in un luogo ben più tranquillo di casa sua per gentile concessione del professor Heinz, bene avrebbe potuto riprendere gli studi, che dopotutto sarebbero stati nuovamente gratis. Ma v'erano quantomeno due ostacoli: il mancato accesso a dispositivi elettronici per scaricare e compilare le dovute domande, dato che in un reparto psichiatrico si proibiva l'uso della tecnologia informatica per regolamento e zero soldi per i trasporti per recarsi all'ateneo una volta che le lezioni fossero iniziate e ai luoghi delle pratiche scolastiche obbligatorie. Impensabile attraversare ogni angolo della città completamente a piedi ogni santo giorno come aveva già più volte fatto, camminando per ben cinque ore difilate, tra il suo quartiere popolare e l'ospedale. Anzi, gli ostacoli calcolati erano almeno tre, o per meglio dire quattro: quanto al terzo, trattavasi della spinosa questione della residenza. Impensabile compilare formulari con l'indirizzo del reparto psichiatrico ospedaliero. E quale scuola, poi, quand'anche fosse stato possibile, si sarebbe azzardata ad ammettere alle GPS o chiamare via MAD una maestra affetta da turbe psichiatriche che contava ricoveri multipli alle spalle? Si aveva a che fare con bimbi, inclusi i piccolini dai tre ai sei anni delle scuole dell'infanzia. L'indirizzo di casa, meglio lasciarlo perdere, a patto di non riuscire a convincere i genitori che avrebbe nuovamente studiato gratis e con i libri delle biblioteche dell'ateneo e stavolta si sarebbe trattato per davvero, con certezza matematica, di un titolo che garantiva un impiego sicuro. Chissà se però avessero acconsentito a comprarle l'abbonamento per spostarsi con i mezzi pubblici. Quanto al quarto ostacolo, come risolvere la questione dei pasti fuori casa? Aggiungendoci pure la celiachia di cui era risultata affetta in seguito alle analisi ordinate dal reparto psichiatrico e motivo principale che impediva al professor Heinz di dimetterla. A casa sua non v'era alcun mezzo per seguire una dieta priva di glutine e magari pure di lattosio, dato che la celiachia soleva prima o poi trascinarsi dietro ulteriori allergie e intolleranze alimentari. Una dieta troppo cara da seguire per quelli del loro status e men che meno i signori Giacinto e Rosa potevano permettersi di comprare altro pentolame per preparare alimenti non contaminati dalle tracce di glutine che restavano pur sempre nella batteria da cucina sia pure ben lavata e strigliata. Il professor Heinz sapeva che le dimissioni dal reparto psichiatrico si sarebbero risolte in morte certa per la paziente Ferraro e preferiva di gran lunga assumersi la responsabilità dell'occupazione permanente di una camera del reparto. Anzi tre, data la stessa sorte toccata ai pazienti Meis e Pollastri.
Fosse come fosse, Catinina comunque dubitava di potersi portare dietro in ateneo gli alimenti dell'ospedale. Per un attimo sembrò voler tornare al primo sogno, quello di vivere in una fattoria. Ovviamente non come proprietaria, data l'impossibilità materiale di comprare il sia pur minimo appezzamento di terreno. Le era passato per la testa di proporsi come bracciante agricola, ovviamente nascondendo la laurea, sia triennale che LM, nel curriculum. Onde evitare la sempiterna scusante del troppo qualificata e vatti a cercare un impiego alla tua altezza. Fosse stato necessario, avrebbe nascosto anche il diploma. Forse sarebbe riuscita allora metter via i denari per pagarsi i 60 CFU per abilitarsi all'insegnamento. O per comprare un piccolo orto. Ma il paziente Paolino Meis, che nei suoi pochi momenti di lucidità risultava un buon compagno per lunghe chiacchierate, a dispetto del trattamento poco servizievole che le aveva riservato quando impegnati a trasformarsi in auto di lusso, le aveva illustrato quale fosse la realtà dei braccianti agricoli nelle campagne che circondavano la loro città alle soglie del quarto millennio. Paolino Meis aveva lavorato a lungo come bracciante agricolo, quando ancora la sua schizofrenia non gli aveva reso impossibile continuare a portare avanti un genere di vita quanto mai sacrificata. Raccontava di una realtà fatta di sfruttamento, di diritti sindacali negati e condizioni di lavoro in assenza dei requisiti minimi di sicurezza. La situazione dei braccianti agricoli era di parecchio peggiorata negli ultimi decenni e i grandi proprietari terrieri lucravano sulla loro pelle in combutta coi sindacalisti. Sottopagati perennemente. Ci trattavano poi peggio delle bestie da soma, raccontava Paolino. E spesso nemmeno ci pagavano, aggiungeva. Quante volte il Meis non aveva lavorato l'intera giornata unicamente per un tozzo di pane e acqua! Catinina dovette desistere pure da tal proposito.
In aggiunta ai sogni frustrati uno dopo l'altro e a una vita nell'ombra fatta di cocenti delusioni e disillusioni, non poteva mancare una circostanza particolarmente spinosa e proprio nel rifugio di relativa quiete ultimamente accordatole dalla generosità del professor Heinz. In quel reparto psichiatrico sembrava stesse nascendo qualcosa di bello con uno dei pazienti, che sin dal primo ricovero era sembrato avere un debole per lei. Norino Pollastri, proprio lui, uno dei tre beneficiati dall'aver trovato casa in psichiatria. Ma da qualche giorno era arrivata una nuova paziente, Elisa, una ragazza bipolare che faceva letteralmente girare la testa al Pollastri. Elisa era la classica bella di provincia, per meglio dire una sette, ma anche sette e mezzo, come la definivano i fratelli Esposito nel loro linguaggio d'inceltudine. Il suo aspetto le era infatti valso un impiego, sia pure saltuario, di fotomodella. E in reparto psichiatrico le valeva le ire invidiose di Elena Esposito e i sentimenti contrastanti di suo fratello Fiorenzo. Quest'ultimo era dal suo canto fortemente attratto da lei, ma nel contempo, sapendo di non potersi permettere una sette e mezzo, si rammaricava per le circostanze che gliel'avevano messa davanti, sviluppando ulteriori disfunzioni comportamentali. Tanto quanto Catinina, Elena e Fiorenzo si erano accorti del cambio di rotta da parte di Norino, che definivano un sei e mezzo. Fiorenzo aveva preso a detestare il Pollastri: anche se da un lato riteneva pressochè impossibile che Elisa lo considerasse, dato che le donne ipergamano e Norino quanto a LMS si trovava visibilmente al di sotto di lei, lo riteneva di molto superiore a se stesso quanto a look. Nina la venditrice di fumo, invece, era perfetta per lui, come nel mondo incel si collocava tra quattro e cinque. Al di fuori del contesto psichiatrico in cui si trovavano, Norino non avrebbe avuto alcuna chance con Elisa, a dire degli incel, ma in reparto chissà. Come per ripicca verso i due, i fratelli Esposito avevano raddoppiato le loro gentili attenzioni verso Nina, che da parte sua era abbastanza filosofa da accettare il fattaccio come l'ennesimo tassello caratterizzante la storia della sua vita, ma non al punto da riuscire a evitare la sofferenza per l'ennesimo palo. Una volta di più era arrivata la bella di turno a portarle via un ragazzo al quale voleva bene. Come al solito. Oramai Catinina aveva sostituito tutti i suoi precedenti sogni con un'unica prospettiva: seguitare a vendere fumo nel reparto del professor Heinz.
La discutibile storia continua.

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E' un tipo di contest che sembra facile, ma a volte dialogare con le IA non è la cosa più immediata del mondo 😄

E meno male che ci dovrebbero sostituire😄😄😄😄

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