CONTEST - UNA STORIA ITALIANA

in hive-184714 •  9 months ago  (edited)

L'INDAGINE atto primo: storie dal trentesimo secolo (racconto per la partecipazione al contest una storia italiana)
I fratelli Elena e Fiorenzo si aggiravano come anime in pena per i corridoi del reparto psichiatrico dell'ospedale cittadino, in disperata ricerca delle loro preziose prove documentali. A dispetto del fatto che la sola vista di quei due volumetti dalla copertina di un anonimo grigio metallico gli facesse lievitare la bile a mille. Come poi farne uso, di tali prove documentali, non ne avevano la più pallida idea, ma l'importante era ritrovarle. Avevano chiesto aiuto a Nina, dato che da soli non vi riuscivano, ma l'amica sembrava intimorita al solo pensiero di quei volumetti. Li aveva avvisati riguardo a oscuri rischi di curiose trasformazioni in veicoli indesiderabili che non avevano ben compreso. Lì per lì, i due fratelli erano comunque rimasti alquanto intimoriti, la qual cosa però non era stata sufficiente a fermarli nella loro ricerca. Perchè era risaputo che andare a caccia di prove era sempre stato rischioso dacchè mondo è mondo.
-Meglio però fare da noi e non tentare di coinvolgere più nessuno- propose Elena.
-Forse hai ragione. Se ricerchiamo patate bollenti, non possiamo essere egoisti- ammise Fiorenzo.
La porta del magazzino era aperta. Entrarono. Su un tavolino poco distante dall'entrata, ecco le preziose prove. Elena e Fiorenzo vi si fiondarono sopra. Si sedettero per riprendere la lettura da dove l'avevano lasciata, ma...sorpresa! Vi erano soltanto pagine bianche, bianche, bianche.
-Che sarà mai?- chiese Fiorenzo.
-Boh? Ma tu ricordi se erano bianche pure l'altra volta?
-Niente affatto.


-Allora, siete arrivati a capo di qualcosa con queste benedette indagini?- chiese il professor Heinz al dottor Neri e alla dottoressa Rossi.
-Purtroppo acqua, professore...- rispose scoraggiato il dottor Neri. -Nessuno del personale di questo reparto si è finora azzardato a domandare del suo prezioso romanzo, nè ho visto alcuno impegnato in sospettose ricerche. Ci fosse almeno stato il nome dei proprietari su qualche pagina!
-Non tutti hanno l'abitudine, che di questi tempi definirei pessima, di scrivere il proprio nome sui libri di loro proprietà. Il che è comprensibile. In questa città, poi! Se qualcuno volesse far dispetto a un collega, gli verrebbe servita l'occasione su un piatto d'argento.
-Professor Albert, potrei sbagliarmi, ma non sia mai che per timore di perdere il posto di lavoro, dati i trascorsi, qualche infermiere, OSS o personale delle pulizie preferisca perdere i suoi averi- la dottoressa Rossi azzardò tale ipotesi.
-È plausibile- constatò il professor Heinz, che ora pensava di coinvolgere anche Constantin nelle improvvisate investigazioni. -Ma nessuno di costoro perderebbe il lavoro per essersi portato dietro una lettura personale che non immaginava quanto fosse dannosa per i pazienti psichiatrici se l'avesse lasciata in giro, men che meno il personale delle pulizie. Certo, riceverebbero una bella paternale per aver lasciato oggetti personali incustoditi in un reparto come questo. Ovviamente sbatterei fuori chi ignorasse il divieto di fare entrare in reparto di questi affari e se li portasse al lavoro in barba alle avvertenze in seguito al fattaccio. Ma mettiamo siano stati un paio di medici a fare entrare qui e soprattutto lasciare in giro gingilli simili, Giorgia. E non infermieri, OSS e personale delle pulizie. Comunque, mi auguro proprio di no, oppure la faccenda si aggraverebbe e forse non poco.


Mentre Elena e Fiorenzo si scervellavano sulle possibili ipotesi di tali pagine bianche, gli OSS Margottini e Lunaro, che mesi addietro avevano preso il posto di Panicucci e Marchetti, che a loro volta, a suo tempo avevano preso il posto dei due che essendosi dati alle scommesse ippiche avevano trascurato i loro doveri professionali, si affacciarono alla porta del magazzino che avevano dimenticato poc'anzi di chiudere e impallidirono entrambi.
-Cosa facciamo, adesso? -sussurrò Margottini a Lunaro. Quest'ultimo stette un attimo a pensarci.
-E allora?- insistette Margottini. -Qui dobbiamo chiudere a chiave il magazzino, ma non possiamo farlo con due pazienti lì seduti.
-Che scemi, ad essercene dimenticati- bofonchiò Lunaro. -Senti, chiediamogli di uscire. Di trovarsi un altro posto...
-E se si mettono a gridare? Oggi il magazzino era nella nostra responsabilità. Come abbiamo potuto scordarcelo aperto?
-Dobbiamo tentare. Proviamo a chiederglielo gentilmente. Il più gentilmente che possiamo- e ai due pazienti:- Scusate, ragazzi, potreste per favore trovarvi un altro posto per leggere? Il magazzino deve chiudere. Ci sono posti più belli di questo e ve li indichiamo volentieri.
I due pazienti non risposero e nemmeno si mossero di un millimetro. Margottini e Lunaro si guardarono, poi il primo azzardò una proposta. -C'è una bella vista panoramica da una saletta, mentre questo posto è davvero triste...
-Triste? Ma tu, da bluepillato lo sai, lo sai davvero, cos'è una vita triste?- scattò d'improvviso e inaspettatamente Fiorenzo. -Anzi, due bluepillati, perchè siete due quattro minimo! Ma non ve ne rendete nemmeno conto perchè vi hanno infarciti di filosofie post-moderne all'insegna della blue pill e saturati di melensaggini sulla stessa linea d'onda!
-Dobbiamo chiedere aiuto agli infermieri o qui non ne usciamo- sussurrò Lunaro a Margottini.
-Ci piglieremo una bella lavata di capo per aver dimenticato il magazzino aperto. E chissà, pure per...
-Sempre meglio che peggiorare la situazione e rischiare il posto.
-Si, però, qui ci licenzieranno davvero, se per caso...
-Tranquillo, per il resto facciamo finta di nulla. Ci scuseremo per la dimenticanza e prometteremo che non succederà più.
-D'accordo. Se non c'è altro da fare.
Nel frattempo, Constantin stava perlustrando i corridoi, in obbedienza alle indicazioni del professor Heinz che lo aveva appena coinvolto nelle curiose indagini di quel novembre nevoso. -Qualcosa non va? Perchè il magazzino è aperto a quest'ora?
-Ci scusiamo- rispose prontamente Lunaro. -Ci dispiace, lo abbiamo dimenticato aperto, ma non accadrà più. Soltanto non possiamo chiudere perchè due pazienti, a dispetto di tutta l'attenzione che riponiamo sul loro benessere, sono andati a sedersi dentro e non sappiamo come farli uscire.
-Che cosa?
Quando Constantin tornò a vedere il materiale incriminato in mano ai fratelli Esposito, diede l'allarme, incurante delle mille scuse e promesse dei due OSS.
-Qui ci sbattono fuori- sibilò sottovoce Margottini a Lunaro. Si ripetè la scena di pochi giorni innanzi, tranne che per l'assenza di Nina sul diverso luogo del delitto, con le nuove copie incriminate di STORIE DAL TRENTESIMO SECOLO in mano al professor Heinz e ai dottori Neri e Rossi. Gli OSS Margottini e Lunaro non vennero licenziati perchè una semplice dimenticanza di chiudere il magazzino non risultava poi così grave, ma ricevettero la lavata di capo prevista.


-Rieccoci qui e stavolta con quattro copie. E un nuovo investigatore- constatò il professor Heinz in sala medici, in presenza del dottor Neri, della dottoressa Rossi e del coordinatore infermieristico Papadopoulos, riferendosi a quest'ultimo.
-Professore, qui però abbiamo una novità- disse la dottoressa Rossi. -A un certo punto del romanzo, le pagine sono tutte bianche. Che cosa curiosa!
-No, Giorgia- corressero il primario e il dottor Neri. -Sono bianche anche nelle prime due copie.
-Forse non eri andata avanti nella lettura e non te n'eri accorta- aggiunse il professore.
-Già, è vero- rispose la dottoressa, confrontando le due copie in mano. -Non ho avuto un minuto di tempo libero di proseguire nella lettura dopo aver terminato la prima parte. Ma cosa possono significare queste pagine bianche?
-E qui, solo l'autrice può rispondere, temo- rispose il professor Heinz con un mezzo sorriso, divertito.
-Sarà contenta lei che le sue copie stiano circolando alla grande, specie se tra non molto ne spunterà un altro paio- disse Constantin.
-Sicuro, non fosse morta da immemori secoli, oramai- rise il dottor Neri.
-D'accordo, ragazzi, bando alle ciance- li interruppe il professore. -Per il momento, è più importante scoprire chi fa circolare in reparto questi volumetti a dispetto dei divieti. E delle due è una: i proprietari delle due copie incriminate ne hanno acquisito di nuove e hanno seguitato a portarle qui in barba al divieto, oppure dobbiamo investigare su quattro elementi. Mi auguro però piuttosto per la prima ipotesi, perchè ci faciliterebbe il lavoro. Ecco una copia delle chiavi dei cassetti di tutto il personale del reparto- e il professor Heinz ne consegnò tre mazzi, uno per ciascuno, al dottor Neri, alla dottoressa Rossi e a Constantin. -Ho tenuto per me le copie di quelle dei medici. Voi controllate giornalmente i cassetti di tutti gli altri, quando siete in reparto.

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-Per il personale delle pulizie come si fa? Loro non hanno un posto nella nostra cassettiera- rilevò Constantin.
-Controlli lei i carrelli quando entrano, quando si trova in reparto. E guardi se spunta qualche copertina grigia metallizzata dalle tasche delle uniformi. Anche se non vi reperirà nulla di sicuro. Per la verità, purtroppo non mi pare che il personale delle pulizie abbia l'abitudine di leggere alcunchè.
Una volta recepiti tutti gli ordini da parte del professore, i tre uscirono, con la consapevolezza di essersi ritrovati per le mani una bella gatta da pelare.

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https://pixabay.com/es/vectors/linda-gato-animal-bosque-7270285/ (autore abdulrashid000)


-Novità, Edgar? Il reparto psichiatrico? Ti prego di non nascondermi nulla.
-Ah, Milady, è successo di nuovo.
-Lo immaginavo.
-È per questo che fai circolare solo copie dalle pagine bianche, in seguito alla conclusione della prima parte?
-Esattamente. Anzi, per la verità, mancavano ancora alcuni capitoli per potersi veramente discorrere di conclusione, ma non posso pubblicarli. Proprio non posso. Devo innanzi tutto avere riguardo ai pazienti psichiatrici. All'inizio avevo rimosso l'abitudine del lettore medio di identificarsi nei personaggi principali.
-Brutta abitudine, aggiungerei. Quando leggi Emma ¹, ti identifichi sempre nella signorina Woodhouse se sei donna e in Mr Knightley se sei uomo. Mai in Harriet Smith e Robert Martin. Cosa che invece non farebbero se leggessero Marcovaldo ovvero le stagioni in città ². Nessun lettore vorrebbe mai essere Marcovaldo e nessuna lettrice vorrebbe mai essere Domitilla, per quanto li possano amare.
-Naturalmente. Scontato. Da questo punto di vista, per i pazienti psichiatrici il mio ultimo e-book non va bene. Dovrebbero piuttosto leggere Queen of the dark chamber ³. C'è una traduzione in italiano, per chi non fosse in grado di leggere in inglese, ma purtroppo solo in versione ridotta. Aiuterebbe però comunque, se non sanno l'inglese, quantomeno a un buon livello per la lettura integrale. È una biografia e i protagonisti sanno per davvero cosa significa vivere. È anche la storia di un'amicizia imperitura al di là di qualsiasi barriera culturale: una ragazza cinese e un'americana amiche per la pelle dall'infanzia e adolescenza fino alla morte.
-Commovente...
-Edgar, se trovi la maniera di farlo circolare nel reparto psichiatrico, faresti un gran favore a quei poveri pazienti.
-Agli ordini, Milady. Mi metto d'impegno. Questo è decisamente molto meglio dei pronostici calcistici del ventunesimo secolo.
-A tutt'ora non li digerisci, giusto?
-Che dire...le notizie dal mondo calcistico non sono un grande affare. La corruzione dilaga tanto quanto nella politica. Che amarezza...
Milady s'incuriosì per il fatto di un'intelligenza artificiale in grado di amareggiarsi, ma dopotutto era cosa risaputa che il terzo millennio era ben strano.


Il dottor Neri, la dottoressa Rossi e Constantin Papadopoulos si premuravano di restare soli con la cassettiera per lo meno una volta al giorno quando erano di turno, per il consueto controllo come ordinato dal professor Heinz. Al terzo tentativo, ancora nulla di fatto, ma il dottor Neri, adocchiando uno dei cassetti degli infermieri aperti da Constantin, fece tanto d'occhi, parendogli di avere riconosciuto un'immagine...

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La discutibile filippica continua.

¹Riferimento a Emma, di zietta Jane austen, solitamente la più apprezzata delle sue opere dopo Orgoglio e pregiudizio.

²Il Marcovaldo ovvero le stagioni in città di Italo Calvino, che ha ispirato parzialmente il presente e-book

³Queen of the dark chamber (la traduzione in italiano Regina della camera buia presenta una versione ridotta), di Ellen L. Drummond, presenta la biografia di Ling Fang Christiana Tsai, figlia di un vicerè cinese convertitasi a Cristo , della sua grande amicizia per la vita con Mary Leaman, figlia dei rettori missionari americani di una scuola di inglese dove le due ragazze si erano conosciute e della prima traduzione della Bibbia in linguaggio fonetico cinese da parte delle due amiche. Vissuta tra il 1890 e il 1984. La versione in italiano, per chiunque interessato, si trova su clcitaly.com, mentre la integrale in inglese si trova su amazon.uk oppure amazon.com ed è disponibile pure il formato kindle e-book (quest'ultima ce l'ho nel mio kindle)

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Ma non ci puoi lasciare così in sospeso.. che si nasconde nel cassetto degli infermieri? 🤔😁
Sbaglio o l'ambientazione ospedaliera ti piace veramente tanto, visto che è spesso luogo dei tuoi racconti.
Comunque complimenti per il tuo lavoro è veramente intrigante e misterioso.. vabbè aspetto prossimo atto!! 👍😜

😁😁😜😜lol!
Hehehe, lo so, lo so, ma m'è venuto fuori davvero tortuoso😜😜😁😁 e siccome non mi sta riuscendo di evitare la prolissità a causa del genere di trama, ho pensato che per questa settimana ci stesse pure una suspence aggiuntiva come il cacio nei maccherono😜😜😁😁. Per l'ambiente ospedaliero, guarda, è vero che è una delle mie ambientazioni preferite (anche se nella serie CRONACHE DI CIVITOPIA e nel giallo adolescenziale in spagnolo invece compare soltanto marginalmente, anzi, in quest'ultimo non compare nessun ambiente ospedaliero, ma soltanto l'infermeria di un commissariato). Forse perchè da parte di padre, la mia è una famiglia di infermieri e in generale, di professioni sanitarie, ma da parte di madre ci sono pure medici (in Argentina). Un debole che ho per l'ambiente psichiatrico e psicanalitico in particolare però forse lo debbo a deformazione professionale per gli studi seguiti finora (la psicanalisi freudiana me la propinano sin dalle magistrali, poi ve n'è stata una ripetizione in sede di seconda laurea, perchè qui le materie psico-pedagogiche si studiano durante il corso e non in separata sede come da voi per i 60 CFU abilitanti e più approfondita, poi più approfondita nelle specializzazioni, soprattutto psicopedagogia institucional). Diciamo che sono materie che mi hanno sempre attirato come una calamita. E il bello è che qui si può diventare psicanalisti senza per forza essere prima psichiatri o psicologi: accedi alla specializzazione in psicanalisi con qualsiasi laurea. Solo il risvolto negativo è l'obbligo di vivere in una metropoli per poter esercitare, perchè nelle baixadas la popolazione non si rivolge a questi professionisti nemmeno in caso di reale bisogno (non vanno oltre lo psicologo, al massimo psichiatra, sempre che ne trovino uno gratis in qualche ospedale).

Ps.: mi scordavo: non sono più racconti. È un solo e-book e questo è soltanto l'ultimo capitolo di svariati, sin da quando avevo pubblicato CHI TROVA UN ANDROIDE TROVA UN TESORO. La differenza è che altri capitoli sono concludenti, mentre questo no e infatti riporta pure nel titolo atto primo

Speriamo che col tempo la consapevolezza sulla salute mentale si diffonda anche nelle zone meno urbane, sia tra le persone che le istituzioni, perché un supporto psicologico e psichiatrico sono fondamentali. Perché come dici tu alla fine le persone se devono pagare, rinunciano a curarsi.

Il bello è che non si tratta affatto di città piccole (vabbè che qui una città di 300 mila abitanti è considerata medio-piccola e la mia è una di quelle tra i 150 mila e i 300 mila). C'è purtroppo comunque il tratto culturale che le persone di classe lavoratrice (se così si possono chiamare i piccolo-borghesi e chi appena al di sotto, li rasenta) spendono troppo futilmente: i denari qui se ne vanno come la paglia in festeggiamenti (dove una sola famiglia spende in media unicamente di propria tasca per grigliate per una trentina o cinquantina di persone ogni due settimane), gite fuori porta per andare ai centri commerciali fuori città (qui non ce ne sono, al di là di qualcuno davvero minuscolo, ma non se ne muore), parrucchiera e/o decorazione unghie (mani e piedi) ogni settimana (e infatti qui alle parrucchiere ed estetiste specializzate in unghie il lavoro non manca mai, addirittura le parrucchiere se le fanno venire pure in casa). Diresti che per vivere così sono famiglie di calciatori, invece sono soltanto le famiglie di un muratore o di un operaio. E dulcis in fundo, l'immancabile abbonamento a fessflix, perchè qui la TV, specie in fatto di telenovelas, è condicio sine qua non per il vivere decentemente. Dall'altra parte, ci sono poi invece le famiglie davvero disastrate, che con una sola pensione minima hanno duecento quanto una briscola da mantenere (e qui via di lavoro in nero, bambini che vendono caramelle per strada, sussidi governativi, attaccarsi al palo dell'illuminazione pubblica perchè comunque la bolletta non la puoi pagare, ricezione di alimenti e indumenti dalle opere sociali delle chiese e pure atti di carità individuale). Risultato? Se sei un professionista che offre servizi, non ti pagherà (spesso non ti chiedono nemmeno i servizi di cui hanno bisogno e non soltanto la salute se ne va a ramengo, ma pure l'istruzione propria e dei propri figli) nè uno nè l'altro gruppo. E ben volentieri, anche i piccolo-borghesi tout court e pure la classe media in questa zona trovano tutte le scusanti possibili per fare a meno dei servizi (in questo caso l'istruzione, non anche la salute) che già la classe medio-alta (che non si azzarda però a vivere in un posto come questo) trova imprescindibili. La mia fatica immane nel trovare alunni (o le loro famiglie) paganti dipende da questi due aspetti culturali, ma finora non siamo ancora riusciti a lasciare questa cavolo di zona geografica che a ogni anno che passa ce l'ho sempre più come un pugno in un occhio.

Essendo un fattore culturale effettivamente è dura e un cambiamento richiede tanto tempo.
Capisco la tua frustrazione, però non scoraggiarti mai, prima o poi riuscirai a trovare un posto migliore dove poter svolgere le tue attività con più facilità. 😉

Speriamo😉. Quest'anno in vacanza abbiamo perlustrato un'altra zona dove traslocare, ma a parte la mancanza di scuole private, specie linguistiche (di queste ultime non una e pure stranissimo per una città turistica di mare, ma forse non tanto perchè non abbiamo visto nessun turista straniero), non è neppure possibile trovare casa. Tutto quello che si trova sono affitti brevi per ferie e in genere soltanto villoni per minimo tre famiglie. L'anno prossimo, alle prossime vacanze al mare, dovremmo provare nella città immediatamente prossima, che dovrebbe essere meno residenziale e più organizzata.

Speriamo😉. Quest'anno in vacanza abbiamo perlustrato un'altra zona dove traslocare, ma a parte la mancanza di scuole private, specie linguistiche (di queste ultime non una e pure stranissimo per una città turistica di mare, ma forse non tanto perchè non abbiamo visto nessun turista straniero), non è neppure possibile trovare casa. Tutto quello che si trova sono affitti brevi per ferie e in genere soltanto villoni per minimo tre famiglie. L'anno prossimo, alle prossime vacanze al mare, dovremmo provare nella città immediatamente prossima, che dovrebbe essere meno residenziale e più organizzata.

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