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in hive-184714 •  3 months ago  (edited)

MARZOLINO EQUIVOCO in diretta dalle sempre più marzoline STORIE DAL TRENTESIMO SECOLO: IL RETROCASA ALLO SCOPERTO CAP. I
Vittorio manifestò tutto il suo entusiasmo nel vederli assieme. Il capo supremo degli androidi si muoveva così silenziosamente e con tanta leggiadria che spesso non si notava la sua presenza, se non quando giungeva a pochi centimetri dai suoi umani più cari. Anche Natalina era contentissima di rivederlo, dato che non poteva fare proprio a meno del suo prezioso amico di latta, anche se...ma no...il fatto che Vittorio sembrava provare dei sentimenti nei suoi confronti, lo si doveva senz'altro a qualche curiosa combinazione di reti neuronali positroniche. Anche se...il pensiero di avere per parecchio tempo creduto di amare un androide lo si doveva...ma no...Natalina intuì che Vittorio e il suo ingegnere dovevano conoscersi davvero bene, per com'erano in confidenza. Seguì un curioso dialogo tra i due che glielo confermò, mentre si avviavano all'ascensore che li avrebbe portati tutti e tre al Cervello. Ma pensavo fossi di sopra. Di sopra? Ma no, lo sai, oggi è venerdì e quindi è il mio giorno di volontariato nel reparto del professor Heinz. Giorgio il venerdì prende il mio posto al Cervello. Hai ragione, mio caro, ma sai, per un attimo ho perso il conto di che giorno è. Stavo dimenticando che oggi è venerdì. D'accordo, giustificato. Trovandoti in così splendida compagnia, capisco perfettamente che non ti riesce di pensare ad altro...Scusate, ma voi vi conoscete? Intervenne Natalina e subito dopo, al suo misterioso ingegnere, ma sicuro, che scema, tu lavori per lui...ma no, i tuoi dubbi sono perfettamente legittimi, la rassicurò Vittorio. Natalina sapeva che il capo supremo degli androidi non regalava la sua fiducia facilmente, neppure a chi lavorava nella sua industria. Erano pochi gli umani dai quali si lasciava avvicinare e ancor meno quelli con i quali stringeva amicizia. Data la stretta confidenza, non poteva esserci che una spiegazione...ma no, non poteva essere vero...e ne seguì un dialogo ancora più curioso tra Natalina e il suo gentile accompagnatore. Tu non sei un ingegnere qualunque. Ma no, così mi sopravvaluti. No, siete troppo in confidenza. Tu sei il capo ingegnere della divisione androidi. Te l'avevo detto che è decisamente intelligente, li interruppe Vittorio. Si, mio caro, lo so. L'ascensore, presto, invitò il robot, dato che i due stavano per perderlo, distratti com'erano. Mio fratello me lo ha sempre detto, che è super intelligente. Tuo fratello? Tu hai un fratello che mi conosce? Veramente ne ho due che ti conoscono. I miei due fratellini Cesare e Ottaviano, sai...nooo, Cesare e Ottaviano sono i tuoi fratelli? Si e soprattutto Cesare, il più sveglio dei due, non fa che raccontarmi meraviglie di te da quando ti conosce.
I due gemelli Cesare e Ottaviano, ma sicuro. Cesare, tra l'altro, era un grande amico di Natalina e a differenza di altre amicizie sue, non si era montato la testa quando era diventato il vice direttore dell'Agenzia delle Entrate. Più di un'amicizia, sempre che tale si potesse definire, fingeva perfino di non conoscerla quando la incrociava, una volta cambiato di stato. Ma Cesare no. Cesare Palladini era diverso. Cesare e Ottaviano Palladini, ma come no! Vero era che in città il cognome Palladini era diffusissimo, ma nel caso specifico, Natalina era oramai sicura, non poteva essere affatto un'omonimia. Accidenti, accidenti, accidenti. A Natalina sfuggì un accidenti di troppo, con il cuore che le batteva a mille. Tu sei Manfredi Palladini...accidenti, Manfredi Palladini il superuomo...Ma no, quale superuomo! Semmai super sbadato senza remissione. È da martedì che ci vediamo e mi sono sempre dimenticato di presentarmi. Spero non me ne vorrai per la mia sbadatezza...

Natalina chiese di una toilette. Intendeva inghiottire una mezza dose di Prozac, ma senza farsi vedere, dopo essersi assicurata di avere nella borsa il caro vecchio barattolino di plastica che all'esterno appariva come una confezione di vitamine, ma all'interno ci nascondeva il suo farmaco preferito. Ma sicuro. Vittorio, accompagnala. D'istinto Natalina strinse la mano all'androide.
I tuoi battiti cardiaci sono accelerati, constatò Vittorio quando rimase solo con la sua grande amica umana davanti alla porta del bagno. Ti prego, non dirglielo. Altrimenti scapperà via. Ma figurati! Guarda che pure lui non scherza. È pazzo di te. Comunque tranquilla, lo sai che so mantenere i segreti. Vittorio era davvero incoraggiante. Dopo che in grande segretezza ingoiò la sua preziosa dose di Prozac fuori orario, implorandole di fare effetto, fare effetto, fare effetto, Vittorio l'accompagnò a una sala dal design futuristico, dove brillantezza e ordine regnava sovrani. Manfredi l'aspettava. C'era un tavolo con una cena per due, si sedettero e Vittorio si fece da parte, discretamente. Se avete bisogno di me, avete solo da chiamarmi. Ma i due finirono per dimenticarsi perfino del prezioso androide. Fu una serata deliziosa. Parlarono di tutto e ovviamente a Natalina risultò finalmente ben chiaro da dove provenivano i regali che aveva ricevuto da Vittorio. Il nuovo notebook, i famosi 4000 per i crediti formativi, gli outfit nuovi di pacca, le due collane preziose e quant'altro...ma quanto ti devo, gli chiese alla fine, in evidente imbarazzo. Non mi devi proprio un bel niente, ribattè ovviamente lui, che non voleva proprio sentir parlare di riavere indietro un solo centesimo speso per la donna amata. Alla fine della cena le propose una passeggiata in centro città, dato che il commercio era curiosamente bene aperto in quel venticinque aprile marzolino. Le luci di negozi e centri commerciali sfavillavano. Natalina accettò entusiasta, ribadendo però che non poteva fare troppo tardi a causa dell'ultimo autobus che non poteva perdere. Ma no, quale autobus, ti porto io a casa con una delle auto della ditta, figurati. Purtroppo venne però richiamato da un guasto a una macchina del Cervello che richiedeva proprio la sua presenza, ma assicurò a Natalina che si sarebbe fatto perdonare per la passeggiata mancata. Non preoccuparti, capisco perfettamente quando il dovere chiama. Lui insistette affinchè un autista dello stabilimento l'accompagnasse in macchina assieme a Vittorio. Natalina però preferì andare a dormire dagli zii Max e Mina anzichè a casa sua. La turbava il fatto che lui non le aveva chiesto il numero di telefono durante tutta la serata...come avrebbe fatto per rivederlo? Vabbè che la settimana seguente era previsto un incontro organizzato dal dottor Grassini per fare il punto della settimana di eventi scolastici, però...forse non era stato altro che un intermezzo al quale dare un colpo di spugna e zia Mina la stava confortando al momento di mettersi a nanna, quando Vittorio la chiamò a telefono. Le mie più infinite scuse per disturbarti a quest'ora, ma no, Vittorio, lo sai che per te ci sono sempre, dimmi pure, grazie un milione, si tratta di quello smemorato del mio caro amico Manfredi. Si è dimenticato che non ha il tuo numero di telefono. Se te la senti, mi autorizzeresti a passarglielo? Se se la sentiva? Ma Vittorio stava scherzando? Ovviamente Natalina fece del suo meglio per non mostrare il turbinio di emozioni che l'animavano e acconsentì tranquillamente. Grazie, amica mia cara, il tuo preside te ne deve una. Come dici, Vittorio? Se non riesce a ottenere un tuo recapito per le vie ordinarie, devi sapere che domani Manfredi andrebbe a stressare il dottor Grassini pur di mettersi in contatto con te...Natalina si addormentò felice. Le era ben evidente che quell'uomo l'aveva seguita di nascosto per oltre otto anni violando la sua privacy, ma non gliene infischiava un bel nulla della violazione della sua privacy, pur di averlo accanto. Non si sentiva per nulla offesa, soltanto felice. D'altra parte, le aveva raccontato del perchè non poteva farsi vivo con lei per le vie ordinarie. Lui e i suoi fratelli avevano vissuto sotto scorta di Vittorio e del suo esercito di latta per parecchi anni. La coraggiosa azione di Manfredi per far cadere il potere dalle mani della corrotta amministrazione cittadina consegnando praticamente a Vittorio la ditta che costituiva il cuore pulsante della città, ben poteva costare la pelle a lui e pure ai suoi fratelli. Non si era fatto avanti prima di allora per non metterla in pericolo, anche se a lei non sarebbe importato nulla di rischiare assieme a lui. E lo amava ancora di più per questo.
L'indomani, il suo whats app rilevava un messaggio che Manfredi Palladini che le aveva inviato a notte inoltrata nei seguenti toni: Ieri sera a cena sono stato molto bene con te. Spero di ripetere l'esperienza al più presto. Vediamoci appena puoi.

Le settimane che seguirono, risultarono semplicemente fantastiche. Spesso si vedevano al bar della scuola, in quelle ore buche di Natalina tra una lezione e l'altra al liceo di scienze umane. Pur tra le risatine ammiccanti delle anziane colleghe Elvira e Antonella, le più gran ficcanaso del liceo, per lei era la migliore opzione di orario e Manfredi non aveva inconvenienti a lasciare la ditta nelle ore mattutine, con tutto il benestare di Vittorio e del suo vice Giorgio. Qualche volta riuscivano anche a fare un giretto in centro città, nel quartiere nobile, dove il fiume scorreva sotto il ponte millenario più pittoresco. Spesso a Natalina veniva da pensare che doveva essere troppo bello per essere vero e per quanto si sforzasse, non riusciva a liberarsi di tale ombroso pensiero. Dopotutto, sua madre non ripeteva in continuazione che a quelli come la sua famiglia non poteva accadere nulla di buono nella vita? Ok, forse era il caso di distrarsi con le nuove nomine degli insegnanti per l'anno scolastico a seguire. Natalina sapeva che i supplenti come lei potevano essere confermati come no, a seconda dei bisogni della scuola. Ma poco male, perchè gli insegnanti di italiano e latino, qualora non in una scuola, venivano sempre chiamati in un'altra, comprese le medie. Gli esami di maturità si stavano però avvicinando e per questi ultimi il dottor Grassini aveva confermato sia la sua presenza che quella dell'amica e collega di matematica e fisica Valentina Valverde. A Valentina, tra l'altro, era stato anticipatamente confermato il rinnovo dell'incarico nel liceo di scienze umane a causa della scarsità di personale docente delle scienze esatte. Natalina la cercò per mezza scuola per complimentarsi con lei, finchè una bidella le disse che la collega Valverde si trovava in biblioteca. Quando aprì la porta, rimase di sasso nel vedere Valentina tra le braccia di Manfredi! Natalina vide il suo universo smantellarsi in un nanosecondo.

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Immagine che partecipa realizzata con Craiyon (equivocación - el - guapísimo - novio - abrazando - a - otra - mujer)

Sono felice per te, passerottina mia, te lo sei meritato, le stava dicendo lui. Natalina voleva ritirarsi senza essere vista, ma non vi riuscì, poichè un registro scolastico che non aveva fatto caso a riporre tra i cassetti della cattedra le sfuggì di mano, cadendo a terra. Ah, Natalina, volevo dirti, aveva iniziato l'amica, che ora la collega vedeva come la bella e giovane rivale che le aveva portato via il fidanzato. Sempre e quando lui si considerasse tale, anzichè uscirsene con la beata scusante del cittadino medio secondo il quale ma no, eravamo solo amici, ci stavamo solo frequentando senza nessunissimo impegno. Ma sicuro, come no. Scusatemi, non intendevo disturbare, e Natalina si precipitò verso le scale di corsa, senza neppure molestarsi a raccogliere il registro. Di corsa raggiunse l'uscita della scuola, tra gli sguardi perplessi dei bidelli e del barista e di corsa fino alla fermata dell'autobus, dove avrebbe preso il primo pullman che passasse sotto tiro, pur di sparire in men che non si dica. Dove andare? Ma certo, in cerca del cugino Bartolino, che in quegli orari del pomeriggio se la passava in lungo e in largo nei principali giardini pubblici, meditando sul dove e come reperire una macchina del tempo. Sempre e quando non fosse ricoverato in psichiatria. Ora però no, era uno di quei periodi in cui non si parlava ancora di un altro ricovero e la cugina lo trovò in una piazzola dei giardini, seduto in una panchina con lo sguardo fisso nel vuoto. Ma al vederla, Bartolino si ricompose prontamente. Il cugino si alzò e Natalina gli buttò le braccia al collo, in lacrime. Portami via, cuginetto, te ne prego. E dove, carissima? Dove vuoi tu, purchè lontano da qui. A Bartolino venne in mente soltanto l'agriturismo in collina aperto da poco in società dai suoi cari vecchi amici Luigi e Romano, anzi, per meglio dire, dal suo amico di sempre Luigi e da Dorina, la moglie di Romano, conosciuto quest'ultimo durante un ricovero psichiatrico di parecchi anni avanti. Proprio quando l'ospedale cittadino si stava popolando di strane creature di latta...Romano comunque lavorava nell'agriturismo alle dipendenze della moglie e del di lei socio. Bartolino non aveva però i soldi per pagare una prenotazione. Fregatene dei soldi, ci penso io, gli disse sua cugina, che in tal momento preferiva infischiarsene di intaccare i pochi risparmi dei genitori oramai in suo possesso. L'importante era starsene bene alla larga dalla città. Litigò con sua madre, dato che la signora Fiorina non ne voleva proprio sapere del fatto che la figlia trascorresse una notte fuori città. Vabbè che c'era pure Bartolino e quindi non era sola, però, però...suo nipote, in quelle condizioni lì...ma Natalina fu risoluta. Disse che doveva risolvere una questione urgente e andava fatto per forza fuori città. Ma che genere di questione? Lavorativa, ma non posso raccontare ora. Come no? Un'altra volta, mamma. Anzi, ho la batteria scarica. Natalina spense il telefono per levare ogni inconveniente. Zia Mina e zio Max furono invece ragionevoli sul punto, anche se nemmeno loro del tutto tranquilli per via di Bartolino e le sue manie "spaziotemporali". Ancor meno tranquilli di loro, Manfredi e Valentina. In una macchina della ditta di Vittorio, stavano percorrendo le vie della città, in cerca di Natalina. Era scappata via così velocemente da non dargli il tempo di raggiungerla. Per meglio dire, lui vi sarebbe riuscito senza se e senza ma, non fosse che Valentina non era certo veloce come lui e lo aveva trattenuto, preoccupata pure di debitamente riporre il registro scolastico dell'amica ove di pertinenza. Quindi era davvero lei come pensavo. Dopotutto, non poteva essere chiunque altra, conoscendoti. Ma gliel'hai detto? Gliel'hai detto? Chiedeva la ragazza a Manfredi.
Natalina risultava irraggiungibile: doveva avere spento il telefono. Ovviamente Manfredi aveva messo all'opera Vittorio e a entrambi erano venuti in mente i parenti più affezionati dell'amata. Vittorio aveva rilevato che difficilmente avrebbe messo piede nell'inferno di casa sua, per i motivi che l'androide di punta aveva ben ragione di sospettare. Non te l'avevo detto? Ripetè allora Valentina. Arrivarono al quartiere in cui vivevano Mina e Max e la ragazza domandò gentilmente di Natalina agli zii. Ma non c'era, si trovava in compagnia del cugino. Il cellulare di Bartolino, secondo i radar di Vittorio risultava localizzato in area collinare e vi si diressero, ma s'era fatto notte nel frattempo e i proprietari dell'agriturismo non avrebbero aperto a nessuno fino alle sette dell'indomani. Manfredi trascorse una notte praticamente insonne, in attesa delle sette del mattino. Aveva nel frattempo inviato una squadra di androidi a perlustrare il posto, per assicurarsi che Natalina, che sicuramente si trovava assieme al cugino, stesse bene e Bartolino Colombo pure. Nemmeno Valentina dormì un gran che decentemente e l'indomani prima delle sette era saltata su in macchina con Manfredi alla ricerca della collega. Fiorina e Anselmo nel frattempo avevano trascorso la notte litigando peggio di cane e gatto, incolpandosi a vicenda per l'eccentricità della figlia. Neppure gli zii Max e Mina se la passarono meglio, sospettando che qualcosa di storto nella vita sentimentale della nipote doveva essere accaduto, ma per lo meno non litigarono in stile cane e gatto come i loro cari parenti erano usi fare.
Natalina aveva preso nel frattempo una decisione: doveva lasciare l'Italia, fosse come fosse. C'era la possibilità per gli insegnanti di far domanda per scuole italiane localizzate all'estero e verso quelle ubicate in Africa non è che i suoi cari colleghi letterati "spingessero". Da poco era stato aperto un liceo linguistico a Zanzibar e mancavano docenti di italiano e latino. In tal maniera, Natalina avrebbe quantomeno compiuto il sogno paterno del signor Anselmo di vederla fuori del raggio del suo peggiore spauracchio: quello che al decesso dei suoi cognati l'avrebbe vista in obbligo di legge di mantenere quel buono a nulla di suo nipote Bartolino. Quest'ultimo, vedendo la cugina in stato pietoso, rimase in stanza con lei fino a quando non la vide addormentata, prima di ritirarsi a dormire nella sua. Ma Natalina, fosse per l'angustia che non si risolveva a dissiparsi, ma di fatto era ancora troppo presto per dimenticare, si svegliò con le galline più del solito, tanto che ben prima delle sette girovagava nei dintorni alberati dell'agriturismo, presto però raggiunta dal cugino, che aveva creduto addormentato e quindi non l'aveva chiamato per non disturbarlo. Ma Bartolino voleva approfittare dell'orario tranquillo e del luogo boscoso perchè non sia mai vi fosse qualche macchina del tempo infrascata tra erba alta e alberi...Qualcuno correva verso di loro. Era Valentina. Finalmente ti trovo, grazie a Dio! Eravamo così preoccupati da avere trascorso la notte praticamente in bianco. Natalina era stupefatta a causa di simile dichiarazione, ma non potè rispondere. Da un sentiero seminascosto erano sbucati fuori due tizi poco e nulla raccomandabili, in abiti sdruciti, sporchi e maleodoranti di alcool, sigarette e chissà che cos'altro. Uno di essi, lo riconobbero: Augusto Morelli, che da giorni bivaccava per le colline con un conoscente tossico. Ma guarda chi si vede, bofonchiò Augusto. Bartolino, fiutando il pericolo, si cacciò a nascondersi tra grandi querce poco lontano. Ve l'avevo detto, che ve la facevo pagare, sbraitò, rendendosi conto che le due insegnanti non avrebbero certo potuto contare sulla protezione del coniglio di turno che se l'era data a zampe filate, chiunque fosse. Per colpa vostra, ho perso il lavoro e vivo per strada. Al conoscente aveva promesso parte degli stupefacenti in suo possesso, se lo aiutava con le due "disgraziate" che lo avevano rovinato. Sparisci, che ti sei rovinato da solo. Non siamo state noi a suggerirti di prendere mazzette dagli studenti, sbottò seccamente Natalina. Per tutta risposta, i due agguantarono una ragazza per ciascuno e iniziarono a trascinarle per il sentiero, ma non poterono andare lontano. Perchè non ve la prendete con qualcuno della vostra stazza? Manfredi, che aveva lasciato scendere Valentina mentre parcheggiava l'auto, aveva raggiunto il gruppo e subito liberò le ragazze dalla presa. Augusto e il suo complice finirono rantolando a terra per i colpi presi, senza riuscire a rialzarsi per un bel po'. Arrivarono un paio di androidi. Tutto a posto, capo? Magnificamente. Lino, Dino, portate questi due galantuomini al primo comando di polizia. Avete ripreso bene? Tutto registrato. Ai tuoi ordini, capo. Mentre gli androidi portavano via i due delinquenti malconci, tristi pensieri occupavano la mente di Natalina. Come ho potuto pensare che un simile uomo potesse essere mio? È più che normale che preferisca una donna più giovane, più bella, finanziariamente messa meglio di me e inserita in una famiglia e un circolo sociale bene al di sopra dei miei.

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Immagine realizzata con Craiyon (Valentina Valverde)

Ma perchè allora mi ha illusa per tutto questo tempo?
-Ragazze, state bene?
Natalina riuscì a rispondere appena cortesemente.
-Eravamo così preoccupati!
-Per che cosa?
-Come, per che cosa? Sei corsa via così all'improvviso, sei sparita e il tuo cellulare risulta spento.
-Non era mia intenzione disturbare-, disse Natalina seccamente.
-Come dici?
-Dico che non è da me invadere gli spazi altrui e dunque ho preferito ritirarmi in buon ordine.
-Io te l'avevo detto-, intervenne Valentina, ma lui l'interruppe per ripigliare la conversazione con Natalina. -Ma che ti abbiamo fatto?
-E me lo domandi pure?
-Ascolta, Natalina, da quando ci frequentiamo, credo che le mie attenzioni verso di te siano state evidenti al punto da farti capire inequivocabilmente i sentimenti che provo per te da oramai tanti anni. E se non ho male interpretato, anche tu provi qualcosa per me o quantomeno provavi fino a ieri.
Natalina fece tanto di occhi.
-Ma davvero? È per questo, dunque, che mi piazzi un bel paio di corna con lei? La tua passerottina, perchè già, ho sentito come la chiamavi!- urlò secca Natalina, sbalordita da tale sfacciataggine. Almeno così credeva.
-Ma dai, è veramente questo il motivo della tua reazione?
Manfredi rise.
-E ti sembra poco?
Natalina sgranò gli occhi, al vederlo ridere per una questione fin troppo seria, però...
-Io te l'avevo detto-, ripetè Valentina e rise anche lei, sotto gli sguardi indagatori di un'esterrefatta Natalina, in mente alla quale iniziava a insinuarsi il dubbio che forse, solo forse, era vittima di un equivoco. Ma doveva accertarsene.
-Allora, se non stai cornificando me con lei, vuol dire che stai cornificando lei con me. Che a quanto pare, sembra accettarlo di buon grado.
Seguirono altre risate.
-Manfredi, con chi di noi vuoi stare? Magari con entrambe contemporaneamente?- sbottò Natalina impaziente.
-Ma no, ma no! Aspetta, cos'hai capito...- e tornò a ridere. -Scusami se non mi riesce a rimanere serio, ma ti posso spiegare, ti posso spiegare...
-Sono tutta orecchie.
-Vedi...devi sapere...ma sai, pensavo l'avessi capito...che fosse fin troppo evidente...
-È evidente che lei è meglio di me sotto tutti i punti di vista, si, lo so, lo so.
-Ma no...ma no...
Nel frattempo Valentina aveva perso la pazienza. -Ma quando ti muovi, zio...che domani siamo ancora qui mentre tu stai a tergiversare. Oh, oh!
-Scusa Valentina, ma...è tuo zio?- chiese Natalina, alla quale era appena caduto un peso dall'anima.
-E già, il fratello piccolo di mia mamma, anzi, uno dei tre fratelli piccoli di mia mamma. Solo è talmente fuso da essersi dimenticato di dirti che ha una nipote che lavora nella tua stessa scuola. Ieri mi stava felicitando per il rinnovo della nomina, tutto qui. Era venuto per il dottor Grassini e pure per te, ma mentre c'era, ha salutato me.
-Accidenti, accidenti...che casino per niente ho combinato...
-Ma no, che la colpa è mia. Ha ragione mia nipote. Come ti dicevo sin dalla nostra meravigliosa serata di quel venticinque aprile, sono uno sbadato cronico. E ho pure supposto che l'avessi indovinato, che Valentina è mia nipote. È la mia unica nipotina e la chiamo passerottina per il bene che le voglio.
-Indovinato da cosa?
-Zio, la tua ragazza è intelligente, non vidente*.
-Ma ero sicuro ci fosse arrivata per la differenza di età tra noi.
-Pure peggio...-disse Natalina, quasi in un sussurro.
-In che senso?
Valentina intervenne nuovamente. -Nel senso che lo sai com'è la nostra città, zio: alla maggior parte degli uomini piace farsela con le ragazzine.
-Oh, no! Natalina, mi perdoni? Credimi, ti amo davvero e l'ultima cosa che volevo era farti stare male. Ma sono così smemorato e sbadato!
-Mah, guarda...ci devo pensare-, rispose Natalina in tono burlone, girandosi di spalle per nascondere una risatina. Si rigirò subito. -Ma certo che ti perdono, Manfredi. Anch'io ti amo.
Per tutta risposta, Manfredi la sollevò da terra e la loro felicità si fuse in un abbraccio come se la terra avesse cessato di girare. Velocemente, si scambiarono il primo bacio sotto gli occhi ridenti di Valentina e Bartolino, quest'ultimo finalmente avendo lasciato il suo nascondiglio, una volta constatato che non c'era più pericolo.
-Cari zii, mi duole interrompervi, ma possiamo entrare?- chiese Valentina. -A me scappa di andare in bagno...
-Sicuro.
-Fermatevi a mangiare qualcosa- propose Natalina, mentre Manfredi aveva in mente di pagare il conto dell'agriturismo ai due malcapitati, della cui disavventura riteneva colpevole la sua perenne sbadataggine.
-Tutto è bene quel che finisce bene- disse Bartolino mentre si avviavano all'edificio. -Sono felice che mia cugina abbia trovato un uomo in grado di difenderla per davvero. È che io, vedete, sono così fifone...

IN QUALCHE REMOTO E IMPRECISATO LUOGO DIETRO UNO SCHERMO...
Edgar, assicurati che nel reparto psichiatrico resti tutto sotto controllo, ordinò Nausicaa Lacunosa alla sua più amata intelligenza artificiale. Proprio non ce l'ho fatta a non pubblicare anche questo. Se la vita è grigia, perchè tingere di grigio anche le arti? Ma mi duole soprattutto per Elena e suo fratello Fiorenzo. Non sono in grado di intendere la differenza tra la letteratura e le arti e la realtà, come del resto la maggior parte degli incel del forum che sto perlustrando.
Ai tuoi ordini, Milady. Posso farti una domanda?
Sicuro, caro Edgar.
Sei davvero certa che questo non possa accadere nella vita reale?
Certissima. Per meglio dire, può pure accadere, ma rarissimamente. È l'eccezione, non la regola. Un'eccezione alla stregua di primule rosse. Si necessitano millemila condizioni...

*Vidente è l'ispanico per indovino/indovina (stranierismo scelto per ragioni di copione😂)

Disclaimer: immagini create con Craiyon (intelligenza artificiale) per seguire le regole del concorso Digitaly crea un'immagine (attraverso l'uso della IA). Quanto al testo, invece, è farina del mio sacco.

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Disclaimer in English: images created with Craiyon (artificial intelligence) to follow the rules of the Digitaly competition create an image (through the use of AI). The text, on the other hand, is all my own work.

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Disclaimer en español: imágenes realizadas con Craiyon (inteligencia artificial) para seguir las reglas del concurso Digitaly crear una imagen (mediante el uso de IA). En cambio, el texto es toda cosecha mía.

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