UN GATTINO NERO CORAGGIOSO ovvero IL RETROCASA ALLO SCOPERTO CAP. II in diretta da STORIE DAL TRENTESIMO SECOLO
Sotto il ponte principale della città viveva la famiglia del gattino Menicuccio.
-Devi diventare un gattino coraggioso- gli dicevano sempre Papà Gatto e Mamma Gatta. Trattandosi di una famiglia di gatti neri, purtroppo non se la passavano un gran che bene. Alle soglie del quarto millennio, infatti, a causa della scristianizzazione dilagante, la maggior parte dei cittadini erano diventati superstiziosi a tal punto che la città non era più da un pezzo un luogo sicuro per i poveri gatti neri. Quelli tra loro che non avevano la fortuna di trovare padroni che gli volessero bene a dispetto del colore del loro pelo facevano vita da randagi, spesso piuttosto grama. Dovevano nascondersi ai superstiziosi sguardi degli infidi umani che li volessero morti o peggio, di monellacci senza educazione alcuna dalla mania di maltrattare e uccidere animali per mero divertimento. E c'erano poi pure i veicoli che guizzavano troppo velocemente sia sotto che sopra il ponte, ai quali un gatto doveva necessariamente stare attento quando capitava dovesse attraversare la strada. Papà Gatto e Mamma Gatta raccomandavano sempre a Menicuccio di non allontanarsi da solo dal rifugio sotto il ponte finchè non fosse diventato un gatto adulto, in grado quindi di meglio difendersi dai pericoli cittadini. Il nascondiglio dei gatti che vivevano sotto il ponte principale cittadino consisteva in grandi scatole di cartone contenenti coperte, giocattoli e qualche ciotola che ai gatti serviva per raccogliere l'acqua piovana e quando capitavano nevicate, magari pure la neve. Tutti oggetti che gli umani abbandonavano lì sotto per motivi che i gatti ignoravano, ma che gli facevano molto comodo. L'unico motivo che avrebbe giustificato un allontanamento di un cucciolo di gatto dal rifugio doveva consistere nel procacciarsi il cibo qualora i genitori gli fossero venuti a mancare. Il gattino Menicuccio tremava al pensiero di perdere Papà Gatto e Mamma Gatta, ma ogni volta faceva appello alla loro raccomandazione di essere coraggioso. Non intendeva deluderli.
Accadde un giorno che Papà Gatto, nel tentativo di pescare un pesce che doveva diventare la cena della sua famiglia di gatti, cadde in un canale dalle acque torbide e turbolenti a seguito di piogge intense e di lui non s'ebbero più notizie. Menicuccio doveva allora fare appello a tutto il coraggio di cui era capace, quando Mamma Gatta, oramai unica responsabile per il mantenimento della sua ridotta famigliola, lo lasciava solo nel rifugio per andare a caccia di topi. Nonostante la fatiscenza degli oggetti che il suo scatolone conteneva, utilissimi però datati, e il cartone non esattamente in buono stato, Menicuccio per farsi animo sognava a occhi aperti un pittoresco rifugio popolato di simpatiche coccinelle e farfalle in mezzo ai fiori.
Immagine che partecipa realizzata con Bing (gatito-pequeño-negro-valiente)
Non trascorse molto tempo che Mamma Gatta, nell'inseguire un topo, s'allontanò di parecchio dal rifugio sotto il ponte e inoltrandosi fino all'imbocco dell'autostrada, finì sotto le ruote di veicoli che correvano a gran carriera e di lei non s'ebbero più notizie. Menucuccio aspettò durante un tempo ragionevole, ma quando il ritardo di Mamma Gatta si prolungò notevolmente, capì che era ora di crescere e prendere la sua strada. Dopo aver mangiato gli avanzi dell'ultimo topo che gli restava e qualche mosca che gli era riuscito di acchiappare, decise che era tempo di muoversi. Qualche gatta adulta abitante in un rifugio poco lontano dalla famiglia di Menicuccio, ogni tanto era venuta a trovare Mamma Gatta e raccontava di questo o quel compagno randagio che era riuscito a trovare un padrone o una padrona che lo accogliesse in casa, offrendogli una vita migliore. Menicuccio sperava che un simile destino toccasse anche a lui, ma non osava farvi troppo affidamento. Nessuno di quei gatti fortunati, fin dove ne sapeva, era completamente nero come lui. In ogni caso doveva muoversi per imparare la caccia al topo e la pesca. Uscì dunque dallo scatolone e prese a salire per il pendio erboso e sabbioso che univa il ponte alla strada statale sottostante. Chissà cosa c'era su quel ponte, pensava il gattino con curiosità, cercando di concentrarsi su tali pensieri per non abbandonarsi alla tristezza a causa della perdita dei genitori. Il parapetto era elegante, dal design ricercato e quando Menicuccio ebbe terminato la salita, bastò un salto di mezzo metro per superare un varco. Ecco che subito adocchiò un ragno che camminava per il margine. Acchiappato e mangiato! Ma il gattino doveva stare attento ai veicoli che attraversavano il ponte. Anche se quelli che vedeva erano per lo più veicoli a due ruote non eccessivamente veloci. Vi erano pure degli umani che lo percorrevano a piedi e Menicuccio cercò di affinare l'intuito. Poteva fidarsi di loro o no? Dalle facce, non gli apparvero troppo raccomandabili e preferì allontanarsi, specie avendo ascoltato le parole nero e sfortuna. Mamma Gatta e Papà Gatto avevano sempre detto che ogni gatto nero doveva squagliarsela all'udire tali vocalizzazioni. Prese a correre più veloce che potè, ma dall'altro capo del ponte, vide spuntare altri umani a piedi che non gli apparvero più affidabili dei primi. Restava una sola cosa da fare: saltare dal ponte per atterrare su qualcuno dei veicoli che vi passavano sotto, meglio se alti, perchè il salto sarebbe stato più breve. Menicuccio scelse un veicolo di grossa cilindrata e via! Mentre sul ponte, le due bande di monellacci che urlavano prendiamolo, prendiamolo, rimasero a bocca asciutta e finirono con il litigare tra loro per l'improbabile possesso del gattino mancato. Menicuccio nel frattempo si acquattò sul camion meglio che potè per non rischiare di cadere in strada. Tuttavia il veicolo non correva troppo velocemente. Quando si fermò in un'area di sosta, un uomo ne scese. Si trattava di Orlando, il nipote del professor Pietro Minetti, che di mestiere faceva proprio il camionista trasportatore. Si accorse della presenza del gattino sopra il tetto del camion. Menicuccio era talmente infreddolito a causa del viaggio allo scoperto, avendo pure iniziato a nevicare a dispetto dell'agosto, che non gli riuscì di muoversi per fuggire. Ma stavolta non c'era nulla da temere da parte degli umani: Orlando amava gli animali e non aveva mai creduto a una sola virgola sulla sfortuna da gatto nero che circolava per la città. Accomodò il gattino sul sedile accanto a quello del conducente e chiuse per bene il camion, intanto che si recava all'autogrill per comprare da mangiare e bere per sè e oramai pure per Menicuccio. Con la scatola di cartone per alimenti una volta vuota e qualche strofinaccio improvvisò una lettiera di fortuna, che sarebbe servita fino a quando avrebbe parcheggiato il camion per smontare dal lavoro e comprargliene una vera nel primo negozio di animali di passaggio. Bisognava pure prenotare una visita veterinaria per assicurarsi che il gattino non si fosse ammalato e provvedere alle vaccinazioni del caso, dato che doveva trattarsi di un piccolo randagio.
Immagine realizzata con Craiyon (gatito-pequeño-negro-valiente)
Fortunatamente Menicuccio s'era preso soltanto un'infreddatura, guaribile in pochi giorni. Ebbe tutte le cure possibili e immaginabili perchè sia Orlando che suo zio Pietro e la novella sposa di quest'ultimo, la professoressa Palmira Maiorello, non gli fecero mancare proprio nulla. Tra l'altro, a Palmira erano da poco purtroppo morti i suoi due gatti, la cui età avanzata non gli aveva permesso di superare gli acciacchi che li avevano colpiti e allora fu felicissima di accogliere in casa Menicuccio. Pure il gattino era felice di aver trovato una casa vera e una nuova famiglia che lo amava e anche se non avrebbe mai dimenticato Papà Gatto e Mamma Gatta, ora aveva un papà e una mamma umani, i coniugi Pietro e Palmira. E pure un fratello maggiore che abitava con loro, Orlando, che spesso giocava con lui quando non era al lavoro. Nella casa, poi, a dispetto del nevoso agosto, spesso entravano coloratissime farfalle e graziose coccinelle...
Disclaimer: immagini create con Bing e Craiyon (intelligenza artificiale) per seguire le regole del concorso Digitaly crea un'immagine (attraverso l'uso della IA). Quanto al testo, invece, è farina del mio sacco.
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Disclaimer in English: images created with Bing and Craiyon (artificial intelligence) to follow the rules of the Digitaly competition create an image (through the use of AI). The text, on the other hand, is all my own work.
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Disclaimer en español: imágenes realizadas con Bing y Craiyon (inteligencia artificial) para seguir las reglas del concurso Digitaly crear una imagen (mediante el uso de IA). En cambio, el texto es toda cosecha mía.
Beautiful story and beautiful photo, good luck 🤞
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