Sono pigro.
Dal mattino alla sera. E anche di notte.
Sono talmente maledettamente pigro che di notte faccio fatica a chiudere le palpebre.
Troppa fatica.
Spesso dormo ad occhi aperti.
Sono pigro.
Sono stato attivo per qualche anno nella mia infanzia. Tra il primo mese e il primo anno di vita.
Poi basta.
Dormire, strisciare invece di gattonare, ciucciare il latte sino a tre anni. Era troppa fatica aprire la bocca, imitare il masticamento, ingurgitare pezzettini anche omogeneizzati. Il mio piccolo stomaco non voleva, mi supplicava blandamente di non farlo. Blandamente, perché le emozioni eccessive non esistono nella mia vita.
Anno dopo anno ho preso coscienza di questa beata condizione, seppure ogni tanto odiata, e ne ho fatto una regola di vita.
Ho scritto delle istruzioni da non dimenticare mai. Le ho appese alla parete della cucina.
Protette dal vetro e dalla cornice. Sono lì da trent’anni. Ingiallite, il vetro opaco.
Si distingue appena la parola scritta. Troppo impegno cambiarle.
Ecco le più importanti:
Regola 1 – Non avere amici né amiche. (Ci ho provato, ma poi dovevo prendere il numero di telefono, parlare di me, incontrarli, magari andare in vacanza insieme a Lignano Sabbia d’Oro, andare in palestra con loro, guardare le partite di calcio o le serie tv all together, fare la chat, la raccolta di figurine, scambiarci i vestiti, sorridere o ridere o rattristarmi o essere attento a seconda dei momenti. Troppe smorfie sul volto, troppi muscoli in azione contemporaneamente, troppi sentimenti tirati in ballo. In culo gli amici. Le bevute di cedrata me le faccio da solo)
Regola 2 – Non avere relazioni sentimentali. (Anche qui ci ho provato. Una brava ragazza, mi guardava con occhi di burro e aveva la pelle di petalo…ecco già ricordando mi viene un sommovimento da tenere alla larga. Fermo là! Poi ho provato con un mio collega di lavoro. Mi consigliava come vestirmi, voleva stirarmi le camice, usare il mio spazzolino da denti per amore, leggere l’Orlando furioso alla sera e parlare e abbracciarmi. Le dodici fatiche di Ercole. E’ durato un mese. Il mese più attivo della mia vita. Siamo anche andati al cinema un giorno. Vai alla cassa, prendi i biglietti, cerca il posto, permesso permesso, qua va bene? No, ne scegliamo un altro. Addio caro amico. Da allora più niente. Solitario mi infilo nel letto e basta. Non immagino niente. Sono il bradipo dei sentimenti. Anzi l’uomo invisibile al cuore.)
Regola 3- Niente sesso. Sono diventato l’asceta del cazzo duro. L’orgasmo è un vortice che mi distrugge. Mi fa paura. Aiuto! Quando inizia a scorrere il sangue verso il ventre, quando la trasformazione prende corpo, quando il corpo prende nuova forma, quando la forma mi rende un pezzo di pongo plasmabile da forze sconosciute io precipito in un tremore muscolare e sensoriale che mi annienta. No no. Niente amplessi, niente seghe, niente ti è piaciuto, niente è stato bello, niente sigaretta dopo
(non fumo fra l’altro, troppo sforzo portare ritmicamente la sigaretta alla bocca), niente quando ci rivediamo?, niente è solo l’inizio…l’inizio un cazzo, l’inizio di niente, non ci rivedremo mai più…sto agitandomi.
Regola n. 4 – Avere sempre una scorta di camomilla.
Ne ho tante di regole, ma ora basta elenco di regole, non ho più voglia di elencarle. Mi metto davanti al tramonto e guardo.
Io guardo molto. Guardo la gente che passa, giù, in strada. Piego appena la testa.
Guardo le mie ciabatte, le mie scarpe prima di uscire, le maniche della camicia, i bottoni del giubbotto. Guardo.
A guardare non faccio fatica. Guardo il piatto dove mangio. Guardo il millepiedi che zampetta veloce.
Il millepiedi è veloce. A vedere come si muove mi viene un brivido.
Il solo pensiero di avere mille piedi mi fa sudare.
Meglio che non guardi il millepiedi.
Sono declinato al nulla, sto versandomi dentro un infinito pozzo vuoto, è così la mia vita: senza emozioni, senza altro da me, anzi senza nessuno, neanche me stesso, almeno così vorrei…
Oggi sono transitato davanti allo specchio della camera da letto.
Ho visto quello lì…quell’io trasparente. Ma chi sei? Vai via!
Non voglio stare neanche con me stesso.
Sei di troppo! Annullati! Appianati! Disintegrati! Sbardellati!
Sto cercando di capire come fare a stare solo senza me stesso. Perché è assordante la presenza di io me.
La mia pigrizia vuole annientare quella cosa nello specchio.
La mia pigrizia sa che non vincerà sinché ci sono io con me stesso, col mio cuore che batte e sento.
Io voglio poltrire in eterno senza muovere un muscolo.
Ma per farlo devo inventare un modo per rendere pulviscolo la mia presenza, pur rimanendo cosciente. Essere presente senza essere presente.
Voglio inventare una dimensione mai esistita, quella della ipersolitudine.
Una solitudine sola in se stessa. Perché tutto quello che ci attiva, che ci fa muovere è l’esistenza degli altri. Annullati gli altri, eretto il muro giusto, pensiamo, noi pigroni, di essere finalmente al sicuro. Ma in questa stanza improvvisamente ci viene un groppo in gola: non siamo ancora veramente soli.
Così è andata oggi, passando davanti allo specchio. Ho capito da dove veniva il groppo in gola. Ero io stesso a impedire la solitudine ideale del pigro.
Ora devo ingannare me stesso.
Il Pigro si muove lentamente e si nasconde accovacciandosi dietro i mobili, spostandosi nello spazio.
"Non è in casa! E’ uscito per affari. Non so quando ritorna. Ha preso il cellulare, il portafoglio, la patente…credo stia via per qualche giorno.
No, non puoi aspettarmi..aspettarlo...iniziano dei lavori di disinfestazione qui,in sua assenza, danno dei topicidi, terribile, veleno!"
Il Pigro sempre lentamente inizia a fingere di perdere la voce e inizia a delirare, a fingere di delirare e continua a nascondersi accovacciato.
"No, non ha lasciaaa…nien…per te…nien…qua poi arrivan…le oche mature…voce non capibile, mormorio strascicato sdilinguo è fuori control…la burrata la ho ordinat…ordin…non scassarmi il …llll….zzzz…….mulo a vanvera…il labirintuolo si stacca dal bilingue…è caduto al suolo acerrimo…vola colomba vola… lasciami stare sotto il tavolino…me ne sto qua…quando arrivano i garibaldini non mi vedono e io sto fermo sino a Pasqua…non muovo un’unghia né una foglia…mamma, mi lavi la schiena? Marta, conosci la formula della vaselina? San Sebastiano mi ha dato una mano, aveva tutte le frecce nel petto, ma mi ha dato una mano."
Non ho più voglia…strascicatemi la lingua…
Sono pigro.
Totalmente pigro.
Ora dormo e spero di non sognare.
Troppa fatica.
I disegni sono dell'autore