Sanremo è Sanremo e dunque lunga vita a Sanremo.
L'edizione 2021 sarà, in ogni caso, ricordata.
Un'edizione all'insegna del covid e dell'assenza.
Assenza di pubblico, assenza di pathos, assenza di risate vere e applausi compiaciuti, assenza di quel sano sentimento nazionalpopolare che traspariva ogni anno dalla tv.
Ma è anche il Sanremo dell'assenza di musica bella e di momenti da ricordare.
Le canzoni in gara sono abbastanza pietose.
Nel 2021 e con tutto quello che è successo sarebbe stato lecito attendersi qualcosa in più e invece...
Invece ci ritroviamo ancora ad ascoltare canzoni con le solite rime: mattino / destino, pelle / stelle, più / tu...roba da ragazzino di quarta elementare intento a scrivere alla fidanzatina.
E' francamente imbarazzante quanto stiamo assistendo dal punto di vista musicale.
Nessuno si aspettava Stevie Wonder o Joe Cocker ma onestamente questo sconquasso no.
E cosi le uniche note positive, sinora, sono state legate a quelle che un tempo avremmo chiamato "vallette" e che oggi si rivelano l'ancora di salvezza di questa 71 esima edizione del festival.
Matilda De Angelis prima, ed Elodie poi, hanno salvato le prime 2 puntate del festival.
La prima con una sicurezza da veterana ed un talento cristallino, ha fatto vedere a tutti cosa significhi avercelo quel talento e saperlo sfruttare in qualsiasi occasione, nonostante la giovane età e nonostante molte cose fossero abbastanza nuove per lei.
La seconda ci ha mostrato come possa essere possibile essere femminili nonostante un'infanzia "sbagliata" e come si possa osare senza essere ridicoli (a parte il vestito rosso ma vabbè...soprassediamo). Una novella Beyoncè capace di emozionare e di sfoderare bellezza vocale e bellezza da donna.
E poi c'è stato un altro inatteso salvatore.
Achille Lauro, che dovrà purtroppo sorbirsi a vita i paragoni con David Bowie, ha regalato 2 prestazioni clamorose, dove, a dispetto di quello che si possa superficialmente immaginare, è riuscito ad emozionare e far riflettere con performance uniche e di cui avevamo un gran bisogno.
Quello di cui avevamo poco bisogno erano alcune ospitate ed un Ibrahimovic vittima di sè stesso e del suo personaggio e probabilmente fuori luogo in un contesto come questo.
In un anno dove anche Fiorello sembra sottotono e sembra subire l'assenza dello stimolo dettato dal pubblico, dobbiamo aggrapparci alle nuove leve della musica e del cinema italiano, riscoprendo che in fondo se il talento e la dedizione ci sono, forse è meglio fidarsi anche dei giovani ogni tanto.