Ciao a tutti amici di steem, da oggi voglio iniziare un ”percorso” (le virgolette sono d’obbligo!!) che consiste nel recensire un po’ tutto quello che ha fatto o sta facendo parte della mia vita, in maggior parte album musicali e libri, ma probabilmente in futuro anche film e serie televisive , sperando di condividere le mie idee con altri appassionati o trovare nuovi amici con cui scambiare opinioni.
Inizio recensendo l’ultimo(al momento in cui scrivo) album in studio di uno dei gruppi che ha fatto la storia dell’heavy metal e forse anche della musica in generale: gli Iron Maiden e il loro “The book of souls”.
immagine presa dal web
L’album esce nel 2015 a distanza di oltre cinque anni dal predecessore ed è il sedicesimo lavoro sfornato dalla band in oltre 40 anni di carriera , a lui sono legate molte aspettative da parte dei fans di vecchia data come me della storica “Vergine Di Ferro” per due motivi principali: per prima cosa deve riscattare i 3 album precedenti che hanno lasciato più di qualche dubbio(Dance of death , A matter of live and death e The final frontier hanno fatto storcere più di un naso) ma soprattutto è il primo album uscito dopo la notizia che il poliedrico cantante Bruce Dickinson stava lottando contro un cancro alla bocca che poi per fortuna sconfiggerà per il sollievo un po’ di tutti!
L’album parte con ”If eternity should fail”, una canzone un po’ ruffiana che sembra scritta appositamente per aprire concerti(ed è quello che in effetti farà) con tanto di intro pieno di echo e pathos, con la sensazione che la canzone possa esplodere da un momento all’altro, e così è: partono le 3 chitarre e ci regalano subito dei riff vecchio stile e un Bruce in piena forma: un ritornello che rimane in testa già dal secondo ascolto , un mini refrain di basso e batteria che ci accompagnano a un assolo con riff che riportano ai bei tempi andati, a me il brano ha convinto!
Si passa poi a ”Speed of Light”, il singolo che ha preceduto l’uscita dell’album di qualche settimana, e giustamente è la canzone più ”commerciale” dell’album, ma se vi aspettate una melodia orecchiabile e un testo strappalacrime, beh siete sulla strada sbagliata: si tratta di un brano heavy metal al 100%, forse non originalissimo ma che ricalca in pieno il vecchio stile maideniano : riff di fattura quasi ”powerslaviana” , urlo di Bruce all’inizio e un assolo vecchio stile me la fanno sembrare davvero un’ottima canzone.
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Un intro del mitico basso di Steve Harris introduce “The great unknown” , song che ricorda più gli ultimi Maiden , intro cadenzato e un ritmo che non convince al 100%, ha comunque un bell’assoloin cui le chitarre dialogano che è un piacere, merito dei tre mostri che le suonano: a mio avviso parte male ma poi si riprende.
Il quarto pezzo è “The red and the black”: brano anche stavolta cadenzato che si lascia ascoltare e un testo introspettivo non semplicissimo, anche stavolta mi piace molto l’assolo con le chitarre che partono all’unisono e lanciano il ritornello di un Dickinson in piena forma che dimostra di avere ancora molto da dire!
“When the rivers runs deep” è una canzone sicuramente heavy, in alcuni punti sembra voler ricordare brani come ”sanctuary” ma secondo me si perde un po’ per strada, nota ultrapositiva è ancora la voce e la tecnica di Bruce, per il resto non mi ha entusiasmato.
Arriva la title track ”The book of soul” , 10 minuti per una cavalcata epica che ci porta a sognare tra assoli, refrein e una sognante voce narrante, se non la avete mai sentita, ascoltatela: secondo me una delle canzoni più belle di questo album.
“Death or Glory” parla delle avventure del mitico “Barone Rosso” e del suo triplano, a parte il testo, non mi ha lasciato granchè onestamente, così come”The shadow of the valley” che vuole ricordare la mitica ”waisted years” nell’intro ma purtroppo si ferma lì.
Con “Tears of a clown” e “The man of Sorrow” invece i Maiden raggiungono secondo me l’apice della bellezza di questo album.
La prima è uno struggente ricordo del mitico Robin Williams scomparso l’anno prima , con il chiaro riferimento a uno dei suoi film più famosi nel quale interpreta un clown di corsia, una canzone da ascoltare più volte di fila , in loop, con il testo sotto mano se possibile , secondo me una delle più belle canzoni dal 2000 (in assoluto, non solo dei maiden), fantastico l’assolo in cui le chitarre sembrano realmente raccontare la sofferenza dell’Attore, voto 9 ½
La seconda parte in tono un po’ minore ma poi dà il meglio di se nel ritornello, epico e sognante, e un assolo che fa sognare per tutta la sua durata, forse la canzone meno”heavy”dell’album ma sicuramente la più intensa insieme a “Tears of a Clown”, voto anche stavolta 9 ½
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Si conclude con “Empire of the clouds” , la canzone più lunga mai scritta dai Maiden, ben 18 minuti per ricordare la tragedia del dirigibile R101 avvenuta nel 1930 dove persero la vita 48 persone compreso l’allora ministro dei trasporti aerei britannici, testo e musica molto toccanti con Bruce che probabilmente dà il meglio di sé nell’interpretazione, altro gran bel brano.
In definitiva, secondo me è un ottimo album, a parer mio il migliore dai tempi di “Powerslave” , un lavoro heavy, diretto, senza troppi fronzoli e con poche sbavature, Bruce conferma di essere uno dei migliori cantanti in circolazione nonostante i suoi 60 anni suonati e tutta la band si dimostra in gran forma, consiglio caldamente il suo ascolto anche a chi non è un loro fan, sicuramente troverete qualcosa che vi piace!
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