Vorrei riprendere spunto dal mio articolo scritto circa 2 anni fa, per aggiornare i miei lettori su degli
eventi successi proprio in questi giorni riguardo gli scacchi e il futuro degli stessi, eventi riguardanti
il cheating. Se avete modo di frequentare dei club di scacchi nella vostra città o siete iscritti in
alcune piattaforme scacchistiche non si parla d'altro! Andiamo a vedere concretamente cosa è
successo nel dettaglio.
Tutto è cominciato con la vittoria ottenuta su Carlsen dal Grande Maestro 19enne Hans Niemann il
4 settembre scorso alla Sinquefeld Cup di St. Louis. Un successo che faceva seguito ad un'altra
vittoria di Niemann su Carlsen di un mese prima, in seguito alla quale il giovane statunitense di
origini hawaiane e danesi aveva twittato che non avrebbe rilasciato interviste, visto che "gli scacchi
parlano da soli". La sorpresa è stata davvero grande perché non si è trovato di fronte un avversario
qualunque, ma ha battuto proprio il 31enne norvegese Magnus Carlsen, il cinque volte di seguito
imbattuto campione del mondo dal 2013, attuale numero uno della classifica mondiale in termini di
rating.
A seguito di ciò il campione del mondo inaspettatamente si è ritirato immediatamente dal torneo,
non rilasciando nessuna intervista o commento, ma soltanto un tweet - allegando il video di una
vecchia intervista di José Mourinho - affermando che se parla "sarebbero guai".
C'è di più: non è finita qui infatti. Fino al 19 settembre la cosa si poteva aggiustare forse in qualche
modo, con chiarimenti da parte da entrambi ma in quella data, durante il torneo "online" Julius
Bear Generation Cup, in una sfida tra Niemann e Carlsen, quest'ultimo ha abbandonato dopo una
sola mossa, gettando ancora molte ombre sulla vicenda, perché anche stavolta non ha voluto
rilasciare nessuna dichiarazione riguardante il sospetto cheating dell'avversario, che tra l'altro non è
mai stato dimostrato con prove alla mano nè da lui, nè dagli organizzatori dei tornei, nè dalla FIDE
stessa. Federazione stessa che, tramite un tweet del Grande Maestro Maurice Ashley, definisce la
cosa "scioccante e inquietante", tweet che prelude senz'altro un provvedimento della federazione
stessa, e un successivo chiarimento da parte del campione del mondo in carica del suo
comportamento che definire bizzarro è dire poco.
Ora da tutto questo è doveroso trarre delle conclusioni e dei pensieri importanti perché senz'altro
tutto questo andrà ad impattare non solo nel futuro scacchistico del giovane Grande Maestro
hawaiano, ma ne va del futuro stesso degli scacchi in termini agonistici. Al di là che è impossibile
dimostrare se un avversario bara, a parere mio personale il GM Niemann è stato accusato
ingiustamente. Anche se l'accusa non è mai stata rilasciata ufficialmente dal campione del mondo in
carica, non si parla d'altro negli ambienti scacchistici e non solo, la cosa è diventata di appannaggio
della stampa mondiale. Non si comprende infatti come si faccia a barare "dal vivo" con tutti i
controlli anticheating che vengono effettuati all'ingresso, tant è (senza fare nomi, basta fare una
ricerca su Google) c'è chi ha accusato Niemann di avere un sensore rettale in grado (non si sa come)
di suggerire le mosse. Anche voler accusare di aver barato nei tornei con la scusa di aver migliorato
il rating passando da 2500 punti a 2700 punti in meno di due anni non regge: sono diversi infatti i
campioni in passato ad aver avuto performance simili, e al di là di tutto accusare un avversario
senza prove vuol dire distruggere la sua reputazione e carriera, e ciò danneggia non solo la propria
immagine ma anche vi è un danno dal punto di vista economico visto che stiamo parlando di
giocatori professionisti.
Personalmente trovo del tutto vergognoso e ridicolo, nonchè infantile, questo atteggiamento da
parte dei campioni, i quali per non saper accettare una sconfitta, accusano l'avversario di aver barato
senza portare prove concrete. Certo ovviamente il cheating in sè è da condannare perché
ovviamente è un giocare in modo sporco tanto quanto per un atleta lo è il doping o gli imbrogli
sotto ogni altro punto di vista, su questo non si discute. Quello che viene messo in discussione è il
"modus operandi" dei campioni, che di fronte a performace inusuali o a giocatori che giocano in
modo preciso e con prestazioni sopra la media della propria età o categoria (e questo vale anche per
le categorie inferiori e non solo a livello magistrale) invece di ammettere di aver di fronte un talento
nascente e che fa ben sperare, invece di essere contenti di vedere giovani che ci mettono passione ed
impegno, sono pronti invece ad accusare pur di non perdere il proprio "scettro", cosa che 30 anni fa
nei circoli non era possibile in quanto i motori all'epoca avevano una forza ridicola.
Tutto ciò purtroppo dimostra sciatteria, infantilismo, superficialità. Tutto ciò potrebbe portare alla
fine dell'agonismo negli scacchi perché se la cosa non venisse sanata in breve tempo porterebbe gli
avversari di qualsiasi categoria (dalla terza nazionale al Grande Maestro) a "pensare male"
dell'avversario dopo aver perso una partita magari contro un avversario più debole che magari ha
trovato qualche bella combinazione o aver prevalso strategicamente meglio in un finale di partita.
D'altra parte se ha "pensato male" il campione del mondo dopotutto perché non dovrei farlo
anch'io? E ancora i giocatori potrebbero pensare "vale la pena partecipare a tornei dove potrei
trovare dei bari"? O ancora: "vale la pena tentare di vincere tornei dove alla fine si rischia soltanto
di essere giudicati soltanto perché mediamente più bravi di altri, pur essendo in coscienza giocatori
onesti"?
Da appassionata di scacchi, due anni fa quando scrissi il primo articolo non avrei immaginato che la
cosa prendesse questa piega, o almeno non così velocemente, anche se c'era da aspettarselo prima o
poi. Le intelligenze artificiali hanno da una parte reso più entusiasmante il gioco perché abbiamo
appreso in questo ultimo decennio strategie nuove, modi nuovi per ripensare le aperture grazie ai
software, risolto posizioni complicate. Dall'altra parte i computer purtroppo e inevitabilmente
affosseranno l'agonismo negli scacchi, i quali diventeranno probabilmente uno dei tanti videogiochi
per computer con cui trastullarsi nel tempo libero, ma che difficilmente verranno praticati "dal vivo"
come un tempo.