I 5 talenti di Akireuna - parte seconda

Eccomi qui a riprendere da dove avevo lasciato con la prima parte di questo racconto.

Esaurito di decantare le meraviglie nel campo psico-fisico di cui sono stata capace fino ad oggi, andremo ora a scoprire qualche talento diverso, che abbraccia la sfera socio-culturale.

Matematica che passione!

Torniamo a ritroso agli anni della scuola, con uno sforzo notevole, visto, ormai, la grande distanza temporale che ce ne separa.
Dopo aver frequentato le scuole medie vicino casa giunse il momento di scegliere l'indirizzo che più mi si confaceva: la mia scelta ricadde sul Liceo Scientifico M.L.King di Genova, per validi motivi dettati da un profondo ragionamento sul mio futuro.

1. È abbastanza vicino a casa, posso raggiungerlo con qualche fermata di autobus o 10 minuti in motorino.
2. Ci sono un po' di ragazzi interessanti che già lo frequentano.
3. Sono solo 26 ore di lezione a settimana, ce la posso fare.

Avevo già l'inclinazione per le materie scientifiche piuttosto che per quelle umanistiche, ma alla fine era un liceo che di scienza non aveva poi moltissimo. Scoprii solo anni dopo che probabilmente avrei dovuto scegliere un istituto tecnico poiché mi avrebbe dato una preparazione più rigorosa in alcune materie specifiche.
Comunque, passarono cinque anni molto piacevoli, senza grandi difficoltà in cui mi appassionai alle lingue, una morta e l'altra viva e alla matematica.
Arrivato nuovamente il momento della fatidica decisione su quale percorso intraprendere, la scelta parve ovvia. Matematica proprio.
D'altronde, anche la facoltà in questione si trovava in zona, il corso di laurea durava 4 anni e prevedeva solo 16 esami! Un sogno!
Ma non avevo capito nulla.
La prima sorpresa fu in positivo: mi aspettavo un ambiente di secchioni, con gli occhiali spessi come fondi di bottiglia e le bretelle a tenere su pantaloni troppo corti. La realtà era ben diversa invece e mi ritrovai con i personaggi più assurdi che potessi immaginare in quel contesto (assurdi perché legati a uno schema mentale un po' stupidino, in realtà, lo ammetto): un alto-atesino che indossava spesso le Birkenstock chiuse sopra ai calzettoni bianchi e che parlava quasi solo tedesco, un membro della band dei Meganoidi, con cui ho legato subito, manco a dirlo e vari altri elementi di spessore.
Quello che è stato subito chiaro fin dalle prime lezioni fu che chi arrivava dal liceo non aveva mai nemmeno lontanamente toccato gli argomenti di cui si trattava in quelle aule; quelli degli istituti tecnici, al contrario, sapevano e capivano bene di cosa si stava parlando, o forse è solo una scusa per giustificare il fatto che NON CI CAPIVO NIENTE!
Dove erano finite quelle belle operazioni che amavo svolgere e dove erano finite le figure della Geometria?
In Geometria 1 nessuna figura presente, solo vettori, tante dimensioni e astrattismo totale (non me ne vogliano i matematici veri!). Analisi 1 non ne parliamo nemmeno. L'unico esame abbordabile pareva essere Fisica 1, ma la mia ex prof del liceo seppur molto valida e simpatica, aveva il vizio di dimenticarsi di destinare qualche ora alle lezioni di fisica, quindi non abbiamo mai dedicato la giusta attenzione a questa branca della scienza. Sono passata in poche settimane dal credere di amare e capire bene una materia al sentirmi una decerebrata (vabbè per poco tempo, in realtà).
C'era da rimboccarsi le maniche, ma l'ambiente circostante era un po' troppo esuberante e vizioso per poter essere ignorato: si organizzavano sessioni diurne di tornei di King e Poker fuori dalle aule e la gente veniva pure da fuori Genova per partecipare. Ovviamente incominciai a farne parte ed a studiare una Teoria dei giochi un po' diversa dall'originale...
Si concluse l'anno accademico ma io non conclusi nulla, a parte decidere di trascorrere l'estate per rimettermi in pari. In barba ai buoni propositi, però, quell'estate iniziai a lavorare e lì finì la mia carriera da matematica.

Fonte Wikimedia CC0

Calamita per esibizionisti

Eccoci all'ultimo dei miei talenti, il più bizzarro ed il meno voluto.
Avete capito di cosa sto parlando?
Dunque, questa specialità è apparsa quando, intorno ai 15 anni, ero solita frequentare Chiara, una mia cara amica, ed a fare con lei quello che riesce molto bene a quell'età, la belina in giro per la città, dove belina sta per:

persona che non è scema ma compie qualcosa sapendo che è sbagliato.

Cose da ragazzi, insomma. Eravamo sempre a spasso insieme e molti ci prendevano per sorelle, anche se non abbiamo mai capito perché, dato che lei è ben più bassa di me, bionda con gli occhi azzurri ed una bella bocca grande e carnosa.
In uno dei tanti pomeriggi a zonzo accadde il primo incontro: un esemplare di maschio sulla trentina ci adocchiò con insistenza. Aveva i pantaloni abbassati e si stava masturbando.
In quell'occasione eravamo insieme ad altre amiche, quindi la prima reazione fu una risata.
Da lì in poi fu un'escalation di avvenimenti simili, talmente numerosi e pittoreschi da non crederci.
Sembrava che ovunque andassimo ci fosse un "esibizionista" ad aspettarci. È capitato infatti alla fermata dell'autobus, in spiaggia, al parco e pure in mezzo al mare!
Il premio per il più fantasioso va al protagonista dell'episodio della prima location: magistrale interpretazione di un ragazzo che si accostò con l'auto, ci disse che non conosceva la zona e che doveva raggiungere una via nei paraggi; non ne sapeva il nome, quindi mi avvicinai al finestrino aperto dal lato passeggero per vedere il biglietto che mi stava porgendo, sul quale ci doveva essere l'indirizzo da lui cercato. Peccato che non stesse porgendo soltanto un biglietto.
Quella volta mi arrabbiai parecchio, forse anche per essere caduta nella trappola.
Un altro incontro incredibile da spiegare fu quella volta che in spiaggia, sempre io e Chiara, prendemmo in prestito il canotto a remi di un mio cugino per fare un giretto in mare, non molto lontano dalla riva. La spiaggia in questione era delimitata dal lato in cui eravamo noi da un ammasso di scogli artificiali su cui alcuni bagnanti si sdraiavano per godersi il sole estivo.
Noi, intente a remare ed a lasciarci andare al leggero moto ondoso, fummo rapidamente riportate alla realtà quando, ritrovandoci di fronte a quegli scogli, ci imbattemmo nell'ennesimo esponente del sesso maschile intento a darsi piacere mentre ci guardava soddisfatto.
Non vi voglio raccontare tutti gli episodi, ma vi assicuro che sono stati troppi. Anche se non frequento più Chiara, vivo in un continente differente ed esco molto poco da casa, è capitato anche qui.
Quello che vorrei chiedervi, e mi dispiace se vi aspettavate un altro tipo di domanda, è:

Vi è mai capitato? (per le donne)

Cosa ne pensate di questi comportamenti? Possono essere considerati come una sorta di "goliardata"/bisogno fisiologico di poco conto o può essere il preludio di atti più seri, fino a sfociare in violenza? (per gli uomini)

Scusate se approfitto di questa occasione per chiedervi una cosa così insolita, ma è uno dei modi più semplici per arrivare a molte persone ed affrontare un tema per me irrisolto.
Spero di non avervi deluso, con questo finale inaspettato!
Grazie per la collaborazione!

Fonte Pixabay CC0