Cara amica mia

in ita •  7 years ago 

Un po' di anni fa credo tredici, lavoravo nella cucina di un ristorante direi multietnico, per quanto riguarda il personale. Oltre me in cucina lavoravano due egiziani, un marocchino e un tunisino.

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Nel periodo di qui sto parlando in sala c'erano tre ragazze brasiliane, due del Etiopia, una russa, una polacca e un ragazzo cileno. C'era un cambio continuo di personale, sempre giovane di nazionalità diverse,un bel mix anche come culture, usanze e religioni.
Divertente senz'altro ma non sempre facile a capire e farsi capire. Lingua in comune, giustamente l'italiana e sul posto di lavoro era d'obbligo. Per evitare incomprensioni e liti.

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Quel periodo per me era particolarmente difficile perché ero capo cucina, che è tutto dire con quattro musulmani. Oltre non andare d'accordo tra di loro, sembrava che erano d'accordo a remare contro di me. Perché donna, infedele e come se non bastasse anche loro superiore. Non sono razzista, ma dopo cinque anni di dispetti e cattiveria, tanto d'accordo non ci vado.

Sempre in quel periodo in cucina lavorava un ragazzo Indiano come lavapiatti, che incontrai per caso anni dopo in un supermercato. Quel incontro mi ha tanto divertito e in contemporanea messo in imbarazzo.

Cercate di immaginare la scena :
Io entro con il carrello e vedo lui che imbusta la spesa. Mi vede, si blocca e subito dopo inizia a inchinarsi davanti a me,dicendo in un italiano molto incomprensibile "Gracie Aldo, tu brava bersona, tu imbarato me fare tante cose, tu brava bersona, altri che lavora stronzo". Ogni parola era accompagnata da inchino e movimento rotatorio della testa.
Le parole sbagliate non sono errore di scrittura, era il suo modo di parlare.
Perché mi ha chiamato Aldo? I musulmani che lavoravano con me in cucina avevano deciso di darmi un nome maschile perché ero capo cucina, cosa che automaticamente implica che dovrei essere uomo, lavoravo come uomo e mi comportavo come tale. Forse per loro era più facile così, fare finta che io ero uomo.

La scena con il ragazzo indiano ha suscitato l'interesse di tutte le persone intorno, che si sono fermati a osservare.
Io con la faccia in fiamme che non sapevo dove guardare dicendo ora basta Maggiuk e lui che insisteva con gli inchini.

Proprio in quel periodo così stressante per me ho conosciuto la mia migliore amica. Una delle ragazze di sala andò via e fu assunta lei,che a vederla non si poteva dire che è brasiliana. Una tavola da serf con capelli biondi e occhi azzurri. Molto simpatica e gentile con tanto di accento portoghese.

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Andavo d'accordo con lei anche se al inizio non c'era amicizia. Mi trovavo bene perché era sempre allegra e sorridente. Si stavano avvicinando le feste natalizie e il locale sarebbe rimasto chiuso per circa due settimane. Gli altri ragazzi per le feste avevano già acquistato i biglietti aerei, ma lei non poteva partire. Era una spesa troppo grossa visto che lavorava da poco.
Le ho chiesto con chi avrebbe passato il natale e ha risposto che sarebbe stata da sola. Che tristezza no?

Allora le ho detto che era la benvenuta a casa mia, ma lei gentilmente declino l'invito. E infatti non si presento. Andai a casa sua e la trovai in pigiama. Le dissi che mia madre cucina sempre tanto, ama avere la casa piena, perché più siamo meglio è. Ha ceduto, si è cambiata d'abito ed è venuta da noi.

Si è commossa tantissimo quando le abbiamo detto che a natale nessuno deve stare solo, e ancora di più quando mia figlia ha preso da sotto l'albero un regalo con sopra il suo nome.
Mi ha abbracciata stretta stretta e piangendo mi ha detto che non potrà mai dimenticare quello che ho fatto per lei.

Ringrazio mia madre di aver aggiunto un posto, sempre e per chiunque.

Da allora è diventata la mia ombra, eravamo inseparabili. A fare shopping, a mangiare sushi, cinema e altre cose da donna.
Sono molto selettiva per quanto riguarda le amicizie, e per il mio modo in po brutale (diciamo pure tanto) di dire quello che penso in faccia alla gente, poche persone riescono a starmi vicino.
Lei è rimasta e mi ha accettato così come sono, senza cercare di cambiarmi. Perché voler bene è anche questo.
Insieme ci siamo fatte tante di quelle risate, soprattutto quando avevamo il sospetto di essere prese per una coppia. La gente ci cascava sempre e ci guardava strano. E lei a fare la scema dicendomi" amore, tesoro, vita mia", in modo di essere sentita.

Non abbiamo solo riso insieme, ma condiviso anche tanti momenti tristi. Come i problemi di salute dei suoi genitori o il tradimento del suo ragazzo o i miei problemi sul lavoro. Poter confidarsi con qualcuno è come togliersi un peso di dosso.

Sapere di poter contare su un amico/a e la cosa più bella che c'è, perché è la persona che non ti giudica mai e mai ti tradirà . Sai anche che nel bisogno non devi nemmeno chiedere perché per lei o lui sei un libro aperto, addirittura nel cuore della notte, poco dopo averla chiamata, sarà al tuo fianco.

Abbiamo continuato a frequentarci, nonostante non lavoravamo più insieme, perché era nata un amicizia vera. Non l'imitazione sbiadita e superficiale che tanti ti sventolano davanti gli occhi e il primo soffio di vento la porta via.

Sono passati anni e lei ora è tornata in Brasile ad occuparsi dei genitori anziani, ma tuttora niente è cambiato tra noi.

Perché non è la distanza, che pone fine al amicizia.

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bel racconto

Grazie per averlo letto.