La mattina sbagliata per fare lo sbruffone.

in ita •  7 years ago  (edited)

Avevamo cambiato classe il giorno prima perché Andrea si era rotto quella cazzo di gamba per l'ennesima volta, era la persona più spericolata e non curante che conoscessi in tutta la scuola. Quella mattina come capitava spesso nella stagione invernale pioveva a dirotto, uscito di casa sapevo che in motorino mi sarei dovuto prendere un tot. di pioggia che mi spettava insieme a tutti coloro che viaggiavano su due ruote o su due gambe.

Il giorno prima mi ero scelto un posto che mi garbava parecchio nella classe momentanea al piano terra. Arrivato al liceo, grigio, come le nuvole che mi avevano fatto compagnia lungo tutto il tragitto piangendomi addosso dal punto di partenza a quello di arrivo; metto il motorino in mezzo a due macchine posteggiate in diagonale, chiudo la catena mentre la pioggia continua a battermi addosso < scuola del cazzo > penso tra me e me mentre entro dal portone principale e invece di salire le scale giro direttamente a destra per raggiungere la nuova classe.

Ho il giubbotto ancora zuppo e non vedo l'ora di posare la cartella al mio posto e togliermi quel coso di dosso. Arrivo dove ero seduto il giorno prima e ci trovo seduto B. che mi accoglie con un sorriso quasi disarmate < ma che cazzo ride? >. B. è alto circa 15 cm in meno di me e ha un brutto vizio, usa le parole per offendere i familiari degli altri come se nulla fosse, chiunque si trovi davanti è un figlio di p. o peggio. E' nel suo modo di essere, tanto che una sera a cena mi vergognai di essere seduto al suo stesso tavolo per le parole che gli uscivano di bocca, sembrava di stare in compagnia di uno scaricatore di porto che viveva per il semplice piacere di offendere il prossimo e sporcarsi la bocca.

"B. alzati sei seduto al mio posto, c'ero io qua ieri", B. mi guarda e continua a sorridere "no questo è il mio posto te ne devi cercare un altro", gli intimo di alzarsi nuovamente e qua B. fa l'errore più grosso che potesse fare, dopo la sveglia per la scuola, la pioggia, e il posto occupato manca solo quello. B. inizia a offendere mia madre sempre col sorriso sulle labbra, a lui viene spontaneo, offende la famiglia del prossimo come se stesse bevendo un caffè, ma quella era la mattina più sbagliata di tutte per fare lo sbruffone.


Fonte: Pixabay

Mentre B. spara le sue offese gratuite non mi rendo conto che il mio braccio si muove da solo, gli pianto un pugno che si sposta di mezzo metro. Mentre ci metto qualche secondo a realizzare cosa è successo vedo B. che si tiene il naso dal quale inizia a sgorgare sangue, in quel momento penso < e ora sono fottuto >. Tutti i compagni di classe accorrono a vedere che succede, qualcuno accompagna B. fuori dalla classe mentre io poso tutto quello che avevo addosso, mi sposto verso la finestra e mi fermo a guardare fuori.

Mi guardo le mani e mi domando come sia potuta succedere una cosa del genere, penso che adesso B. se ne andrà dritto filato dal preside a dire che l'ho picchiato tenendosi il naso che perde sangue, < quindi che faranno, mi espelleranno per la prima volta? e per quanto tempo? >.

Mentre sono assorto nei miei pensieri e nessuno mi si avvicina (paura di beccarsi il sinistro?), B. rientra in classe e si dirige verso il fatidico posto per levare la sua roba < non è andato dal preside! >. Poso le mie cose al posto e B. non mi dice nemmeno biz, mi sposto di lato per andare a parlare con un compagno quando sento dei pugni che mi arrivano sulla spalla, è B. che probabilmente vuole vendicarsi. Non sento quasi niente, lo prendo di peso e lo scaravento sul banco più vicino urlandogli in faccia "E' STATA COLPA TUA!", B. mi guarda attonito e non risponde.

Di li a poco sarebbe arrivato l'insegnante (che non ricordo nemmeno chi fosse a quella prima ora), ero seduto nel posto che avevo scelto il giorno prima, di una cosa ero certo B. non avrebbe più sputato sterco su membri della mia famiglia, almeno non con me presente.


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Un racconto bello forte! Ho apprezzato parecchio il tuo racconto...credo che a volte le maniere forti sono le uniche "armi" per farsi rispettare da chi non ci arriva con le parole...

Non è stata del tutto voluta, ma sicuramente è stata la cosa più efficace.