Non ho mai vissuto i miei nonni, sono tutti mancati quando ancora non ero nata. Ho conosciuto solo la madre di mia madre.
Di mia nonna ricordo solo le sue vestaglie, i suoi denti, i suoi capelli corti scuri che teneva sempre all’indietro con un cerchietti di osso, e la sua macchina da cucire .
Ricordo le mattine quando aspettavo il pullmino per andare all’asilo. Mia madre si svegliava presto, e io facevo colazione in salotto da mia nonna che viveva al piano di sopra, inzuppando i biscotti spicchi di sole nel the.
Ricordo i pomeriggi piovosi stesa sul divano a fiori, mentre succhiavo il pollice avvolto in un fazzoletto pulito (mi piaceva l’odore dell’ammorbidente, un odore che non dimenticherò mai) per addormentarmi.
Ricordo la strana abitudine che aveva di pucciare croste di pane nel caffelatte, per cena. Mi piaceva, e mia madre a volte mi permetteva di mangiare con lei.
Ricordo la luce gialla della sua cucina.
Ricordo perfettamente il giorno in cui è mancata. Si fece riportare a casa dall’ospedale, e morì nel suo letto nel momento in cui vi posò sopra la testa. Mia madre mi fece spegnere la tv. Io non capivo, ero offesa per questo cambiamento di routine.
Ricordo le persone che sfilavano nel condominio, salendo le scale e lasciando una firma al loro uscire.
Non ricordo di aver mai visto mia madre piangere. In casa non è abitudine mostrare sentimenti, non c’è stata alcuna lacrima né alcun abbraccio.
Ricordo mia madre come guardava sua madre invecchiare, con un misto di paura, compassione, amore e rabbia. Inevitabilmente penso a me quando guarderò lei tra qualche anno, con la sua storia e le sue fragilità ben nascoste dietro gli anni. La storia della mia famiglia è un libro chiuso che conosco solo attraverso qualche parola spezzata, un po’ di fotografie e vaghi racconti.
Non ci saranno nipoti a portare avanti i nostri ricordi, ci saremo solo io e mia sorella, custodi di segreti mai svelati, a guardare nostra madre diventare sempre più piccola e minuta, con la sua borsa sempre appresso e i capelli corti sempre scuri, come mia nonna.
Un’eredità che non posso fare a meno diventerà mia, un giorno.
E un giorno anche io mi guarderò allo specchio, con i miei settant’anni e i capelli corti scuri, mentre inzuppo croste di pane nel caffelatte.
(Grazie a @heidi71 per il contest - la foto sotto riportata è di sua proprietà)
Grande:) la mia inzuppava tutto nel vino ahaha👍 (A volte di nascosto)
😂😂
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ahahahahah grandissima :D
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il racconto mi fatto ricordare i giretti per la campagna con mia nonna, memorie pian piano sempre piu distanti ma sempre vicine al cuore.
grazie ;)
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grazie per aver partecipato :)
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è proprio un bel contest!
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Molto triste e dolce questo racconto. Complimenti.
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Grazie :)
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Intenso. Personale. Bellissimo.
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grazie :)
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