Oggi vorrei scrivere qualcosa di bello su Steemit. Bello per me, bello per la mia famiglia, bello per i miei 391 followers, bello per Steemit. Potrei parlare di un sogno, un sogno realizzato, oppure di un sogno che ho. Ecco, quest’ultimo forse è proprio ciò di cui vorrei parlare. Per esempio, un mio grande sogno: un mondo senza sussidi all’industria del cibo.
Vorrei iniziare a parlare di questo argomento raccontandovi una storia. Tre estati fa, nel giugno 2015 mi sono trasferito dalla città alla campagna con il desiderio di iniziare, tra altre cose, un orto. Non avendo mai coltivato ho iniziato a chiedere consigli a tutte le persone intorno. Tra queste, mio zio fu molto chiaro su cosa aspettarmi da un orto: “Un orto non è conveniente: se contassi tutte le spese che faccio, mi sarebbe più conveniente comprare la verdura al mercato”. "Resta", aggiunse, "la poesia di coltivarsi da solo le verdure e, non meno importante, il controllo sulla qualità delle stesse". Quando si coltiva la verdura che si mangia si sta ben attenti a non aggiungere veleni.
Guardandomi attorno, vedo quasi tutti orti come quello di mio zio. Orti tradizionali. Orti che non convengono. Orti anti-economici. La preparazione abituale della terra dell’orto inizia con una aratura, seguita dalla fresatura: operazioni queste che necessitano di un trattore e di una persona che sappia guidarlo. La prima stagione che coltivai l’orto decidemmo di ararlo insieme al mio vicino: mi costò 150 euro per arare uno spazio di approssimativamente 10 metri per 20. Nel frattempo il mio orto si è esteso, ma non l’ho più fatto arare o fresare perché con quella cifra si può comprare al mercato molta più verdura di quanto si riesca ad ottenere coltivando uno spazio di quelle dimensioni.
La coltivazione tradizionale, poi, richiede di concimare la terra. I miei genitori, ad esempio, ogni autunno si fanno portare nel proprio orto una grande quantità di letame. Su scala più grande questo processo di chiama fertilizzare e richiede l’utilizzo di sostanze naturali o derivanti da sintesi chimiche. Poi ci sono i parassiti: una mia amica che ha qualche albero di nocciole mi diceva che contro le cimici deve nebulizzare dei fitofarmaci che sono carissimi. Ogni trattamento le costa una cinquantina di euro. Anche i miei genitori o i miei zii devono ogni anno comprare questi prodotti perché altrimenti, come mi hanno detto, “non si raccoglie niente”.
Poi c’è la pianta. Quasi tutte le persone che coltivano comprano i piantini e li trapiantano nel loro orto. Non è una grande spesa. Io ho comprato diversi piantini di pomodoro a 25 centesimi l'uno. Noi abbiamo iniziato presto a raccogliere i semi delle piante e quest’anno, in data 5 aprile 2017, abbiamo piantato un sacco di semi che oggi stanno dando i loro frutti nell’orto. Sotto vedete come abbiamo fatto seccare dei semi di zucca - su rotoli di carta assorbente - che attualmente sono diventate piante che stanno producendo nuove zucche come quella che vedete nel seguente GIF.
Fin qui vi ho raccontato la mia piccola esperienza da cryptofarmer. E se vi dicessi che l’orticello di mio zio non è poi tanto diverso dai grandi campi?
Quando ancora studiavo nella facoltà di economia avevo letto un articolo del The Economist che mi aveva colpito, perchè raccontava come la quasi totalità dei redditi degli agricoltori europei derivi dai sussidi. L’articolo, del 2005, misurava il costo della Politica Agricola Comune europea pari a 40 miliardi di euro l’anno, ovvero 40% del budget totale europeo. Concentrandosi sul caso francese diceva che i sussidi europei valevano, in media, il 90% del reddito pre-tasse di un agricoltore. Aggiungeva l’Economist: “Questo suggerisce che l’agricoltore medio riuscirebbe a fatica a guadagnarsi da vivere senza questo aiuto”. Un articolo più recente dello stesso settimanale inglese suggerisce che la situazione non è molto cambiata con l’Europa che continua a spendere il 40% del suo budget in un settore, l’agricoltura che genera meno del 2% del PIL europea e impiega meno del 5% della forza lavoro. E aggiunge una questione importante: “Gran parte del denaro va ai grandi proprietari terrieri, piuttosto che ai contadini che si sforzano su qualche collina per produrre formaggio di capra”.
Perché continuiamo a portare avanti un'agricoltura che, in piccola come in grande scala, non è economica? Perché facciamo un'agricoltura che non ci conviene?
Nel caso dei miei parenti e vicini di orto, si tratta - credo - di non conoscere una maniera alternativa di coltivare. Io, soprattutto da quando ho incontrato la permacultura, ho scoperto che le alternative ci sono e sto sperimentando sulla mia pelle che funzionano bene.
Nel caso europeo, la situazione non accenna a cambiare per questioni politiche. E' una scelta difficile per un politico quella di ridurre un trasferimento, come possono essere i sussidi ai contadini, con il rischio di perdere i loro voti.
Le conseguenze di questa immobilità sono però molto rilevanti, soprattutto sul piano ambientale. Ogni sussidio infatti incoraggia la produzione e i sussidi all'agricoltura portano alla sovra-produzione. Questo significa anche un maggiore utilizzo di terre che altrimenti sarebbero state destinati a pascoli o a boschi.
Inoltre i sussidi fanno sì che venga incentivata un agricoltura che è anti-economica e inefficiente perché fondata sullo sfruttamento intensivo della terra e sulla necessità di utilizzare continuamente macchine e sostanze chimiche.
E' un grande peccato e un grosso danno all'ambiente. In assenza di sussidi tutte le risorse utilizzate in agricoltura verrebbero usate in maniera più efficiente e i produttori cercherebbero maniere diverse per coltivare. Si cercherebbero soluzioni.
Come ha scritto mia moglie: la vera rivoluzione inizia coltivando i propri elementi. E, aggiungo, chiedendo ai governi di eliminare questi sussidi che ostacolano il cambiamento del nostro modo di coltivare verso tecniche più efficienti e con meno spreco di risorse.
Affare spinoso davvero. Complimenti per il post, l'ho letto con molto interesse.
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Grazie davvero. Sono contento che ti abbia interessato.
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