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La paura la conosciamo tutti, ed è tra i motivi per cui si delinque o più in generale si commettono errori. Uno su tutti rovinarsi la vita.
Per cui con questo articolo voglio spiegarne i meccanismi e offrire una via d'uscita a chi ne soffre.
ORIGINE DELLA PAURA
Bisogna subito dire che la paura è una reazione del nostro intelletto ad una aggressione esterna, o uno stimolo percepito come tale.
Questo stimolo non è però di tipo diretto, ma viene filtrato dal nostro cervello a livello inconscio, livello dterminato dalla nostra esperienza e memoria.
Questo significa che non tutti percepiamo uno stimolo esterno in maniera identica, ma quella realtà viene di volta in volta interpretata in maniera soggettiva.
Tale configurazione realizzata dal nostro inconscio determina la visione interna dello stimolo.
Detto più semplicemente io ho paura perchè penso che sia pericoloso un dato fatto, ma non è detto che lo sia realmente ed oggettivamente.
Cosa significa?
Significa che se io vedo un uomo con un mitra che mi minaccia, tale minaccia è oggettivamente pericolosa.
Ma quante volte capita di aver paura ad esempio che cada l'aereo su cui viaggiamo?
Ecco, determinare la capacità di un evento esterno di procurarci danno è data da una probabilità, e non una possibilità, in quanto la probabilità è deterministica e determinabile, la possibilità è potenzialmente infinita e quindi indeterminabile.
"E' possibile che" è meno probabile di "è probabile che", scusate il gioco di parole.
COME MAI SI HA PAURA?
Una volta compreso questo, bisogna chiedersi perchè si viaggia sul binario del "possibile" e non del "probabile".
Il motivo è semplice, ci si trova all'interno di una nevrosi.
Alcuni considerano questo tipo di nevrosi una nevrosi di tipo infantile. La necessità continua di essere rassicurati è effettivamente una forma di nevrosi tipica del bambino.
Di norma infatti un adulto è consapevole dei rischi della vita, ma li accetta in quanto "parte del gioco".
Il bambino invece tende a rimanere all'interno di quel mondo privo di pericoli e gioioso, e non accetta che qualcosa vada "storto".
La nevrosi, e quindi la paura che genera nel domani, è una sindrome oggi piuttosto evidente che comporta il cosiddetto uso di "paradisi artificiali", quali le droghe, che permettono una fuga dalla realtà.
Tale uso è chiaramente sintomo di un disagio non solo sociale, ma anche interiore, che non consente al soggetto di avere i mezzi tramite cui affrontare le difficoltà quotidiane.
I disturbi più frequenti al giorno d'oggi, tutti sintomi della nevrosi infantile, sono ansia, depressione, attacchi di panico, angoscia.
Tali disturbi si evidenziano quando il soggetto ha una scarsa considerazione di se, in gergo una "autoimmagine incompleta" o non adulta.
AFFRONTARE LA PAURA
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Affrontare la paura è il primo modo per non sfociare in atteggiamenti antisociali, quali alcolismo, abuso di sostanze stupefacenti, rifiuto della realtà.
E quello che viene consigliato da psicologi e psicoterapeuti è di migliorare la propria autoimmagine.
Questo significa che bisogna iniziare a convincersi di essere quelli che ci si sente di essere. E se ci si sente di essere una persona incapace, è necessario rimuovere questa autoimmagine e sostituirla con una positiva.
Questo perchè il nostro agire è determinato dalla nostra autoimmagine e dalle subpersonalità ad essa collegate.
Cosa significa?
Che ognuno di noi ha una sua autoimmagine: io sono X.
Ma ha anche altre sotto autoimmagini, che possono essere dei diversi comportamenti che assumiamo in diverse situazioni.
Giulio Cesare Giacobbe, lettura utile per comprendere tale questione, fa l'esempio dei gangster. Capaci di uccidere a sangue freddo, di fronte alla madre diventano agnellini.
Di norma l'autoimmagine capace di generare paura è una immagine di se ancora non adulta.
Per cui il percorso che viene di norma realizzato per poter superare questa situazione è quello di sfidare a piccole dosi le proprie paure in maniera autonoma, utilizzando dei mantra che ci convincano di essere capaci di farlo.
Se avrò paura dell'altezza proverò ad arrampicarmi su una parete attrezzata, ripetendomi "Se lo fanno gli altri posso farlo anche io" oppure "sono legato e in tutta sicurezza, non sono un bambino che ho paura del nulla".
Nei casi più estremi bisognerà "tarare" da zero molti nostri ricordi che determinano una certa paura, e ricostruire l'intera autoimmagine di noi stessi.
Ma nei casi più lievi basterà auto convincersi che quello che noi vediamo come paura, dagli altri non è visto come tale, e che quindi è semplicemente una nostra distorsione inconscia del reale.