Magliette rosse per i migranti
Ieri 7 luglio si è svolta l’iniziativa "una maglietta rossa per fermare l’emorragia di umanità" lanciata da Libera, Gruppo Abele, Arci, Legambiente e Anpi.
Migliaia le adesioni in tutto il Paese, la società civile si è mossa e ha a risposto all’ appello con associazioni, scuole e singoli cittadini scese in piazza con le maglie rosse per ricordare le tragedie degli ultimi anni, in quel cimitero a cielo aperto che è diventato negli ultimi anni il nostro mediterraneo.
Ovviamente si è creato attorno alla manifestazione il più classico dei dibattiti che prevede il “da che parte stai”, in questo caso se si è dalla parte di chi ha organizzato l’evento o con la linea dura rappresentata dal governo.
Con questo post non voglio discutere dell’argomento in sè, ma delle dinamiche che si innescano in queste circostanze.
Amo notare che in queste situazioni si creano come due “partiti” contrapposti, per cui bisogna in un qualche modo schierarsi, sembra non essere contemplata in queste circostanze l’astensione, pare che il non allinearci a una delle due posizioni ci renda di fatto complici di qualcosa.
Dunque sembra necessario scegliere da che parte stare, dentro o fuori, nero o bianco, destra o sinistra e ovviamente tra i due litiganti non ci deve essere un terzo che gode, cioè non si può avere una posizione alternativa a quelle ufficialmente accettate e decise a priori dalle autorità.
Non so perchè, comunque ve la butto lì, in queste situazioni riecheggia nel mio cervello una delle peggiori espressioni che abbia mai sentito, proveniente dall’ex presidente USA George Bush, all’ indomani dell’attentato dell 11 settembre: “O siete con noi, o contro di noi”.
Mi chiedo quale idea di democrazia abbia chi proferisce una tale affermazione e mi ricorda anche il vecchio, ma purtroppo sempre funzionante “Divide et impera“, cioè separa e conquista, espediente tipico di un'autorità qualsiasi, volto a controllare e governare un popolo, che promuove divisioni, discordie e rivalità come forme di controllo dello stesso.
Quando fiuto aria di “divide et impera, mi chiedo subito: chi vuole dividerci? A quale scopo? Quali sono le vere ragioni? Chi ci guadagna da tutto questo?
Quando si riescono a trovare le risposte a quelle domande spesso ci si rende conto che il problema in questione è in realtà una manipolazione, meglio una distrazione da problemi ben peggiori, a cui non si riesce a dare soluzioni e risposte decenti.
Queste sono logiche che vanno avanti da sempre e il dramma è che a rimetterci è sempre il popolo, sopratutto i più deboli che non comprendono da dove arrivano i loro problemi e che non sanno immaginare delle soluzioni.
Mentre essi stessi vengono divisi da "falsi profeti”, distrattori di masse E battaglie edulcorate che sfociano nell’ ultima tappa di queste drammatiche dinamiche: la guerra fra poveri, che annichilisce le masse, resetta il sistema e permette alle caste dominanti di continuare a dominare e governare da secoli il nostro pianeta.
Qui non voglio entrare nel merito della manifestazione ma guardando tutto quello che sta accadendo attorno all’ argomento immigrazione sento puzza di:
"Divide et impera" cioè della necessità dei potenti di resettare l’intera struttura socio-economica attuale, nascondendone alle masse l’intrinseco fallimento dello stesso, e di dover sostanzialmente distruggere tutto il sistema per ripartire da zero, scatenando una guerra fra poveri.
That is an
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Condivido la tua riflessione. Spesso mi faccio un idea su certe questioni, anche abbastanza netta...ma dentro di me nascono sempre dubbi. Non riesco a sentirmi completamente a mio agio a stare di qua o di la. proprio per il motivo che hai spiegato tu.
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Si è un modo di allenare la propria mente ad andare oltre quello che ci viene calato dall'alto e pensare con la nostra testa, per vedere le cose da prospettive nuove ed alternative.
Grazie a presto.
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