Questo meraviglioso e grande sviluppo, che fa di Firenze il maggior centro produttivo e commerciale e di Venezia e Genova le maggiori città marinare e commerciali, si arresta intorno alla metà del 1300, in cui si verifica la prima grande crisi che coinvolge le città alto italiane. Si tratta di un periodo, infatti, in cui in Europa si verificano sconvolgimenti climatici, e quindi vi è un arretramento della capacità di acquisto, ma soprattutto vi sono delle guerre, durate circa 100 anni, che coinvolgono in particolare Francia e Inghilterra. Ma qual è la relazione con le città nord italiane? I fiorentini prestano denaro a queste nazioni, ma nel momento in cui ambedue (prima gli inglesi e poi i francesi) vanno in bancarotta, unita alla crisi europea di quel periodo in cui quindi diminuisce la domanda, determinano il crollo delle principali banche fiorentine dell’epoca; entra così in crisi l’economia generale delle città nord italiane e soprattutto di Firenze.
Come viene superata questa crisi? Se vi è una crisi da domanda e si crea, quindi, quella che oggi possiamo chiamare crisi di sovrapproduzione, come rispondere a questa crisi? Abbiamo detto che la produzione essenziale di queste aree nord italiane era essenzialmente riguardante il cotone e il fustagno; rispondeva quindi ad una domanda del segmento basso. Nel momento in cui avviene la crisi, questa investe la capacità di acquisto del segmento basso (quando vi è una crisi, infatti, questa coinvolge principalmente i redditi bassi). Per rispondere a tale situazione, avviene una riconversione produttiva: invece di continuare a produrre dei prodotti con alla base il cotone, il settore si specializza nella produzione di prodotti di lusso, soprattutto la seta. La crisi certamente non coinvolgeva né cardinali, papi e magnati, ossia il segmento alto di allora. La risposta alla crisi è, pertanto, l’aristocratizzazione della produzione, cioè spostarsi sul segmento alto della domanda.
Quali saranno le conseguenze di tali scelte? Tutto ciò, in un primo momento, riesce a far superare la crisi, anzi vi è una risposta notevole in termini di ulteriore sviluppo, che coinvolge soprattutto Genova e Venezia. Queste, infatti, dovevano gran parte della loro fortuna commerciale ai commerci con l’Oriente, raggiungibile perché vi era la cosiddetta “pax mongola”, ossia una pace garantita dall’impero mongolo che permetteva di approdare in sicurezza in queste terre. Questa pace, adesso, insieme all’importanza stessa di Bisanzio viene meno, per cui i traffici tra India e Asia si inaridiscono. Restano, invece, importanti i traffici effettuati nel Mar Nero e nel Mar Caspio, dove genovesi e veneziani si sono insediati anche militarmente, difendendo queste aree.
Contemporaneamente Genova inizia un suo percorso di sviluppo, perché anche via terra in Europa i commerci non sono più tanto tranquilli. Genova, infatti, avvia una corrente di traffico commerciale via mare con le coste spagnole e portoghesi attraverso lo stretto di Gibilterra, i porti francesi di Leavre e di Bordeaux per poi andare oltre la Manica fino a Londra, Sautempton e Bruge. Le navi genovesi raggiunsero il massimo che l’ingegneria abbia mai previsto per navi di legno, dal peso di 1200-1300 tonnellate, che servendosi di bussole e carte nautiche riescono a compiere il suddetto percorso. Qualche decennio dopo, Venezia seguirà Genova in questo tragitto che unisce le parti del nord e del sud via mare. Entrambe le flotte, nei periodi successivi, in risposta a questi traffici già avviati con India, Cina ecc. aprono anche rotte commerciali in Egitto, dalle cui terre è possibile ottenere gli stessi prodotti dell’India, ma via mare. Si tratta dello stesso progetto che tenterà qualche tempo dopo Vasco da Gama, circumnavigando l’Africa e arrivando in India. Questi, rimarrà sbalordito nell’apprendere che esistano in quelle terre già delle persone installate nel commercio. Egli, però, deve circumnavigare l’Africa, a differenza di veneziani e genovesi che approfittano delle loro basi in Alessandria, Cairo, Aleppo e Damasco; in particolare Alessandria e Cairo diventano i principali centri.
Per favorire questi commerci, veneziani e genovesi compiono quello che è definito come il primo aiuto di stato, cioè Venezia costruisce alcune decine di galee (di navi) mercantili e le vende o le affitta per i privati, riducendo così i costi per i commercianti veneziani. Per la prima volta nella storia si attua, perciò, un’azione di dumping (esportazione di merci a prezzi molto più bassi di quelli praticati sul mercato interno o su un altro mercato, oppure addirittura sotto costo, da parte di trust già padroni del mercato interno, generalmente condotta con l'appoggio dello Stato, allo scopo d'impadronirsi dei mercati esteri). Le galee erano sparse dovunque (Mar Nero, Damasco e Aleppo, Alessandria ecc.) e in determinati giorni dell’anno partivano per scaricare prodotti in altre zone. Si era creato, perciò, da parte dei veneziani una sorta di commercio gigantesco, funzionante e brillante per l’epoca (ed ecco perché si parla di primo impero marittimo della storia).
Fonti di riferimento:
"La transizione dal feudalesimo al capitalismo", M. Aymard - 1978 - Giulio Einaudi
"Popolo e movimenti popolari nell'Italia del '300 e '400", VI. Rutenburg - 1971 - Il mulino
"Le repubbliche marinare: Amalfi, Pisa, Genova e Venezia: la nascita, le vittorie, le lotte e il tramonto delle gloriose città-stato", G. Benvenuti - 1989 - Newton Compton
"Città, comuni e corporazioni nel medioevo italiano", AI. Pini - 1986 - Clueb
Mi appassiona la storia e questo post è molto interessante. Sicuramente a quei tempi c'era meno burocrazia ;). Poi le guerre, in quei tempi erano più in Europa che sul settore orientale dove infatti c'era un commercio molto attivo.
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