Un italiano in rosa dopo tre anni, ricordando la fuga bidone

in ita •  6 years ago 

Era il 27 Maggio 1954 quando un certo Carlo Clerici, corridore svizzero di origini italiane, concluse vittoriosamente la sesta tappa del Giro d'Italia, da Napoli a L'Aquila, battendo sul traguardo abruzzese il compagno di fuga Nino Assirelli; il gruppo dei favoriti, del quale facevano parte anche i campionissimi Gino Bartali, Fausto Coppi e Fiorenzo Magni, non si preoccupò troppo della fuga dei due giovani virgulti, e arrivò con tutta calma a circa mezz'ora dal vincitore.

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Carlo Clerici. Foto by Noske, J.D. / Anefo - CC BY-SA 3.0 nl https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0/nl/deed.en)

La convinzione che Clerici fosse facilmente battibile sulle grandi salite e che lo svantaggio potesse essere agevolmente recuperato, fu però fatale ai favoriti di quell'edizione, e lo svizzero poté conservare la maglia rosa fino all'ultimo traguardo di Milano con un vantaggio di oltre mezz'ora su Coppi, quarto, Magni, che concluse il Giro al sesto posto, e Bartali, addirittura tredicesimo.

Nacque così il termine "fuga bidone", ad indicare una vittoria con largo vantaggio ottenuta durante una fuga da parte di un ciclista non propriamente considerato tra i principali contendenti alla vittoria, ma che grazie a quell'azione guadagna la possibilità di vestire, per una o più tappe (o fino alla fine, come nel caso di Clerici) la maglia di leader della classifica.

Curioso notare come, 65 anni dopo la vittoria di Clerici, un'altra fuga bidone, sempre durante la sesta tappa, abbia portato un corridore a vestire la maglia rosa proprio alla vigilia di un'ulteriore frazione con arrivo nel capoluogo abruzzese; il romano Valerio Conti infatti, dopo essere andato all'attacco nelle prime fasi della corsa, ha concluso al secondo posto alle spalle del compagno di fuga Fausto Masnada, regolando il gruppo dei favoriti, giunto oltre sette minuti dopo.

Dopo la maglia rosa vestita da Vincenzo Nibali nel Giro 2016, Conti è il primo italiano a distanza di tre anni ad indossare il simbolo del primato nella corsa a tappe tricolore e, come accaduto al trionfatore della contesa sessantacinque anni fa, anche Conti ha potuto godere della libertà eccessiva concessa dal gruppo, probabilmente reo di sottostimare le qualità dell'alfiere della Team Emirates.

E anche se, a conti fatti e a mente fredda, risulta molto difficile che la maglia rosa possa restare sulle spalle di Conti fino all'ultimo traguardo di Verona, occorre fare molta attenzione alle qualità di questo ragazzo, già capace di ben figurare nel Giro dell'anno scorso e di imporsi in passato in una tappa della Vuelta Espana.

C'è da giurare che, prima della partenza della frazione odierna, con arrivo proprio a L'Aquila, i vari Roglic, Yates, Nibali e Lopez vengano catechizzati a dovere dai loro direttori sportivi sugli effetti della fuga bidone più famosa della storia, anche perché, come insegna il filosofo spagnolo George Santayana:

Chi non ricorda la storia è destinato a riviverla...

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