Torna ancora una volta il vicequestore Rocco Schiavone, sempre ruvido e per nulla cerimonioso, spesso decisamente fuori dalle righe. Non è politicamente corretto, fuma, ha uno stile di vita discutibile, eppure è un grande personaggio.
Lo ritroviamo ad Aosta, ormai diventata la sua seconda città. Roma è sempre più lontana, soprattutto mentalmente.
Quello che doveva essere un esilio sta diventando una scelta in una vita che non è più la stessa, senza Marina (che compare sempre meno spesso) e con pochi residui del tempo passato.
L'attenzione del lettore viene portata sul casinò di Saint Vincent, un luogo dove le persone tentano la fortuna e prevalentemente perdono. Cosa questa che non li spinge a smettere di giocare, tutt'altro e si profila così un sottobosco di strozzini e di persone che sono pronte a sfruttare questa debolezza.
Il romanzo inizia con il ritrovamento del cadavere di Romano Favre, ex dipendente del casinò, pensionato e apparentemente senza scheletri nell'armadio.
L'indagine appare complessa, ma Schiavone, insieme ai suoi fedeli collaboratori, riuscirà a venirne a capo usando i suoi metodi non sempre ortodossi, ma ricchi di intuizioni felici.
Si parla, tra l'altro, di ludopatia e, ad esserne toccati, sono personaggi davvero ben delineati : uno è Italo, braccio destro di Schiavone, mentre l'altra è la bella Cecilia, madre assai poco presente del giovanissimo Gabriele, vicino di casa del vicequestore.
Una trama ad alta tensione, con un finale aperto verso nuove vicende di Rocco Schiavone.
Consigliato.
Fate il vostro gioco, un romanzo di Antonio Manzini, Sellerio Editore
Argomento sempre all'ordine del giorno, questo della ludopatia, purtroppo la natura umana è facilmente condizionabile, quando non ha basi solide e ben bilanciate, io stesso ho passato diversi anni dove, pur non rovinandomi economicamente perché ho sempre avuto un atteggiamento responsabile verso i soldi e le giocate effettuate, sentivo il bisogno di giocare ai miei passatempi preferiti, Texas Hold'Em e siti di scommesse sportive on-line, avvertivo la loro mancanza per non potevo, per qualsiasi motivo, passare del tempo in questa maniera davanti al pc, non c'era nulla da vergognarsi, perché non mi sono rovinato nella maniera più categorica, anzi, a poker on-line sono pure in attivo, ma neanche da stimarsi, perché assumeva molto i contorni di una droga virtuale, essendo stato quasi dipendente da questo fatto, sono contento di poter usare termini al passato perché tutto si è fortissimamente ridimensionato poco più di un anno fa, non dico che non gioco più, non sarebbe né giusto né corretto, in quanto faccio qualche scommessa, e ogni tanto pure qualche torneo, ma è un passatempo ormai, una blanda divagazione, nulla a che vedere con quella che era diventata quasi un'ossessione
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