I trapianti d'organo : un esempio di complessità etica

in ita •  6 years ago 

[CCO Creative Commons] https://pixabay.com/it/ospedale-clinica-lampada-luce-1822457/
hospital-1822457_1280.jpg
Ricordo benissimo la grande eco mediatica del primo trapianto cardiaco effettuato da Christian Barnard nel dicembre del '67. Avevo solo dodici anni, ma già pensavo di studiare medicina e leggevo avidamente tutto ciò che riguardava la scienza medica. Barnard diventò un divo, anche perchè, oltre che un grande chirurgo, era un uomo giovane e di bell'aspetto.
In realtà i primi trapianti cardiaci non ebbero un grande successo, ma aprirono la strada a future ricerche e studi che hanno poi permesso di salvare milioni di vite in tutto il mondo.
In realtà i trapianti d'organo erano iniziati diversi anni prima. Già nel 1954 il chirurgo Murray eseguì un trapianto di rene da donatore vivente consanguineo e geneticamente identico al ricevente, dato che non c'erano presidi per evitare il rigetto da donatore non identico.
Successivamente, grazie alla ricerca scientifica, è stato possibile ampliare moltissimo l'ambito dei donatori grazie alla nascita di farmaci anti-rigetto.
Ma ciò su cui vorrei soffermarmi in questo post è la complessità etica del tema.
Vorrei cioè stimolare una riflessione che, come tutte le riflessioni di tipo etico, non ha una risposta univoca, ma può indurre ad elaborare un proprio pensiero in merito ed argomentare con logica la questione.
Anzitutto il trapianto da vivente. Benissimo quando si tratti di un familiare, è evidente e comprensibile di come un consanguineo stretto sia spesso (non sempre) disponibile a donare un rene o una parte di fegato per salvare la vita di una persona amata. Conosco anche due casi in cui il donatore è stato il coniuge, ancor più ammirevole, che aveva la fortuna di essere compatibile.
Tralasciando l'oscuro argomento dei commerci d'organo (sicuramente non in Europa), è comunque da chiarire bene che la persona che decide di donare un organo o una sua parte deve essere adeguatamente e compiutamente informata delle conseguenze che ciò potrà comportare per la sua salute. Questo sembra ovvio, ma il CONSENSO INFORMATO è fondamentale in ogni trattamento sanitario, tanto più in un caso così particolare, in cui una persona sana si sottopone non solo ad un intervento chirurgico, ma addirittura ad una mutilazione.
Veniamo alla donazione da cadavere.
Intanto il consenso : a meno che non sia stato dichiarato in precedenza dal defunto in modo chiaro e ufficiale, il consenso all'espianto deve essere dato dai familiari. Non sarebbe meglio far sì che ogni cittadino, al momento del rilascio o del rinnovo del documento di identità dichiarasse il proprio consenso o dissenso ad un eventuale espianto?
Naturalmente è una domanda aperta. Quello italiano, però, è un popolo un po' scaramantico, di morte non ne vuole parlare...
Il vero punto critico, però, è la penuria di organi, decisamente insufficienti rispetto alla domanda.
Diffondere la cultura della donazione aiuta, ma non basta.
Pertanto, è chiaro che diventa indispensabile utilizzare dei criteri per la scelta del ricevente.
La cosa non è semplice, sono scelte che hanno risvolti drammatici, ma purtroppo sono indispensabile.
I criteri di scelta sono legati alle probabilità di riuscita del trapianto (principio di beneficità) e all'aspettativa di vita del ricevente. Sicuramente si terrà presente se vi sono altre condizioni patologiche, le abitudini di vita e l'età.
Si tratta di una allocazione delle risorse molto particolare.
In sanità, l'allocazione delle risorse ha sempre un peso essenziale, ma in questo caso, dato che la risorsa è un organo, la questione diventa davvero delicatissima.
Teniamo conto inoltre che in un paese come il nostro, dove la sanità è (fortunatamente ) pubblica, un trapianto e il successivo follow-up costano moltissimo al sistema sanitario, per cui, dal momento che quelle risorse non potranno essere utilizzate per altri scopi, è indispensabile una valutazione attenta delle possibilità di riuscita.
In ogni caso, è comunque vero che i donatori (si parla di espianto da persona in morte cerebrale) devono essere sani e abbastanza giovani (anche se per alcuni organi è possibile che un anziano sano possa donare), per cui ad ogni persona salvata corrisponde una morte sicuramente inattesa e drammatica.

Non si può certamente esaurire qui la problematica dei trapianti, ma spero che questo post possa servire da spunto per approfondire la riflessione e magari leggere articoli più approfonditi in materia.

[CCO Creative Commons] https://pixabay.com/it/doctor-op-medico-operazione-2722941/
doctor-2722941_1280.jpg

Authors get paid when people like you upvote their post.
If you enjoyed what you read here, create your account today and start earning FREE STEEM!
Sort Order:  

Argomento estremamente delicato e importante, quello che hai sollevato con il tuo interessante e mirato post, non sono assolutamente competente in materia, anche se mi rendo perfettamente conto che tutte le problematiche che hai narrato nel tuo articolo sono concrete e reali, in quanto si tratta di una materia molto particolare e da prendere con le molle, sono tanti gli interessi in gioco, e ci deve essere la massima attenzione e il massimo controllo su tutto quanto quello che viene effettivamente fatto.

Grazie per l'attenzione e per il commento. Prossimamente credo che metterò anche un post sull'accertamento di morte cerebrale, perchè c'è un po' di confusione su questa materia che invece è normata benissimo