La felicità secondo Epicuro

in ita •  7 years ago 

La lettera a Meneceo, di Epicuro, è secondo me uno dei più bei testi sulla felicità, immortale.
Epicuro nacque a Samo nel 342 a.C. e morì ad Atene nel 270 a.C.
Fu il fondatore di una delle più importanti correnti di pensiero di tutti i tempi, l'Epicureismo, spesso travisata nei suoi principi di fondo.
Infatti, il fondamento dell'insegnamento epicureo era il piacere, ma certo non quello improprio e insensato.
Epicuro distingueva i piaceri in naturali e non naturali, necessari e non necessari.
Era dunque bene coltivare i piaceri naturali e necessari, con semplicità di vita. Così si rendeva piacevole, ma non priva di senso, l'esistenza.
Epicuro viveva in modo semplice, godendo delle piccole cose della vita e della gioia della sua dottrina oltre che della soddisfazione di avere discepoli numerosi ed attenti, anche donne, perfino schiavi, che venivano trattati in modo affabile e democratico.
La lettera sulla felicità, di cui consiglio la lettura, perchè è un testo che fa bene allo spirito, inizia così :
"Mai si è troppo giovani o troppo vecchi per la conoscenza della felicità. A qualsiasi età è bene occuparsi del benessere dell'animo nostro".
Ma la cosa più interessante è la sua idea della morte : " ... abituati a pensare che la morte non costituisce nulla per noi, dal momento che il godere e il soffrire sono entrambi nel sentire e la morte non è altro che la sua assenza"
Aggiunge poi che la morte non è nulla per noi, dato che quando c'è lei non ci siamo noi e quando viviamo, lei non c'è.
Nel contempo dice che è stolto colui che afferma : "è meglio non esser nato" o che è meglio morire presto.
Altra considerazione notevole è quella di ribadire che solo alcuni desideri sono fondamentali per la felicità e, quando riusciamo a distinguere ciò che è necessario veramente, si apre per noi la possibilità di una vita felice.
"Consideriamo dunque una gran cosa l'indipendenza dai bisogni non perchè sempre ci si debba accontentare del poco, ma per godere anche di questo poco se ci capita di non avere molto".
"L'acqua e un pezzo di pane fanno il piacere più pieno a chi ne manca". Come non essere d'accordo?
La conclusione è lapidaria e indimenticabile : "Non sembra più nemmeno mortale chi vive fra beni immortali".
Più passano gli anni e più apprezzo questo filosofo che forse in età giovanile può sembrare semplicistico. Invece il suo pensiero è di grande profondità, ne consiglio la lettura e la meditazione a tutti.

[CCO Creative Commons] https://pixabay.com/it/tramonto-sky-sun-alba-3305334/sunset-3305334_1280.jpg

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  ·  7 years ago (edited)

L'esatta coscienza che la morte non significa nulla per noi rende godibile la mortalità della vita, togliendo l'ingannevole desiderio dell'immortalità.

Epicuro (Lettera sulla felicità)

Io penso che non sia la paura della morte che ci fa soffrire in vita ma la paura della perdita della vita. Perdere qualcosa ci fa molto male, perché pensiamo al mondo come "nostro". Il nostro troppo attaccamento alla vita è un problema per la nostra felicità. Di questo Epicuro ne parla, quando divide il piacere in statico (duraturo) e dinamico (provvisorio). Per aumentare il piacere duraturo bisogna accontentarsi della propria vita, vivere con (di) poche cose, perché meno si ha e meno si ha paura di perdere, e vivere ogni attimo come se fosse ultimo.

Ma il problema di questa visione, per me, è che avendo poco comunque ci si attacca a quel poco, io potrei non aver nulla a livello materiale ma avere degli amici, una compagna/o, un padre e una madre, un figlio, una salute (nel senso di buona salute) e quando perderò una di queste cose io non sarò felice. La religione cattolica può dare la consolazione che per i nostri morti c'è la vita eterna, o Epicuro potrebbe dire che la morte non significa nulla per loro, ma per noi che rimaniamo vivi e che abbiamo perso dei cari la loro morte significa molto.

Ecco perché mi sento vicino alle culture orientali, che su questo argomento, non ci parlano del significato della vita e della morte, ma ci invitano a praticare la meditazione come antidoto all'attaccamento, al considerare "nostro" ciò che si perde, mentre noi non siamo quello che possediamo. E questo vale anche per i concetti più belli: gli amici non sono nostri, mio figlio e mia madre non sono miei, e il mondo e la vita non sono il mio mondo e la mia vita.

Lo conoscevo solo per fama, ma ignoravo il suo modo di pensare, che da come ho avuto modo di apprezzare grazie alla tua sapiente illustrazione, era diretto e molto interessante.
A proposito, non c'entra nulla, ma anni fa ho avuto anche uno scooter con questo nome, il Suzuki Epicuro 125, scusa la battuta, non volevo mancare di rispetto assolutamente

Carino! Uno scooter che si chiama Epicuro non può che rendere felici! Buona giornata 😁

Non conoscevo Epicuro, grazie dell'ottima analisi

Questa è la copertina della mia copia20180416_194438.jpg