La Poetica di Aristotele, tra mimesi e catarsi

in ita •  6 years ago  (edited)

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Un libro che mi è particolarmente caro è “La Poetica” di Aristotele, forse perché già al liceo la professoressa ci aveva fatto approfondire la conoscenza di quest’opera, ma anche perché ho avuto modo di riprenderla in mano durante i miei studi universitari di filosofia, studi effettuati in età matura, quando ero già medico da molti anni, dunque con una mentalità più da cultore della materia che da studente.
In questo libro, il filosofo prende in considerazione le “arti belle”, ovvero quelle che imitano la natura medesima, riproducendone o ricreandone alcuni aspetti.
In realtà la trattazione riguarda solo la poetica, in particolare la poesia tragica, ma, dice Aristotele, le regole valgono per tutte le arti belle.

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I concetti fondamentali della poetica sono due ovvero MIMESI e CATARSI.

MIMESI

Questo aspetto dell’arte era stato criticato da Platone che riteneva che, rispetto alle Idee, l’arte fosse parvenza di una parvenza, copia di una copia che faceva infine scomparire il vero.
Aristotele vede la questione in modo completamente diverso.
Secondo lui, infatti, l’arte non riproduce passivamente la parvenza delle cose, ma la ricrea secondo una nuova dimensione.
“… la vera differenza [fra lo storico e il poeta] è questa, che lo storico descrive fatti realmente accaduti, il poeta fatti che possono accadere. Perciò la poesia è qualcosa di più filosofico ed elevato della storia”.
Precisa inoltre che l’arte può anche narrare fatti realmente accaduti, ma diventa arte solo se a queste cose si aggiunge un certo quid che manca alla narrazione puramente storica.
L’arte ha una superiorità rispetto alla storia, perché, mentre la storia è attaccata al particolare, l’arte, anche quando narra fatti storici, li trasfigura e li fa assurgere ad un più ampio significato, assume dunque valore universale.

CATARSI

Catarsi significa purificazione.
“La tragedia, mediante una serie di casi che suscitano pietà e terrore, ha per effetto di sollevare e purificare l’animo da siffatte passioni”

Vi sono state molte discussioni successive tra i critici su cosa volesse dire esattamente il filosofo, se si trattasse cioè di una purificazione morale oppure di una rimozione od eliminazione temporanea delle passioni.
Purtroppo, il secondo libro della Poetica dove veniva data una spiegazione più dettagliata, è andato perduto.
Però, l’interpretazione più diffusa ed anche la più ragionevole, è che l’arte, portando in scena passioni, paura, spavento, violenza, morte, riuscisse a far vivere allo spettatore tali sentimenti o eventi in modo figurato, ma efficace, e dunque, in seguito, a farlo stare meglio, essendosi in qualche modo purificato attraverso l’immedesimazione e la risoluzione di determinate vicende.

In effetti, volendo riportare questo concetto ai giorni nostri, non si può negare che certi film o libri o altre opere narrative, abbiano su chi ne usufruisce un vero e proprio effetto di immedesimazione e di catarsi, in certo qual modo.
Anzi, la vera opera d’arte si distingue proprio per questo, per la capacità di far provare emozioni e coinvolgimento.

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Brava Fulvia, letture leggere insomma :P Comunque fai bene mi hai fatto venire voglia di leggere Aristotele e non è poco.

Benissimo, mi fa piacere!

Grande Aristotele. A proposito di Mimesi, essendo io un mimo, so bene che cosa significa arte mimica e semplice riproduzione della realtà col gesto.
Scusa il gioco di parole. A proposito di gioco, come forse saprai, to play in inglese significa recitare e giocare. Così pure in francese *jouer" e in tedesco spielen. Così tutto si riconduce alla Mimesi (semplificando), in quanto spesso il gioco è imitazione. Poi l'arte fa il resto, facendo diventare il gioco un atto artistico appunto.

Brevemente.Nelle tragedie greche, la catarsi è atto finale purficatore e anche teatralmente (o cinematograficamente) di grande effetto spettacolare (come hai anche sottolineato tu). Bel post!

purificatore