I miei pensieri e un mio racconto x il CONTEST L'Amore Spezza - omaggio a Philip Roth

in ita •  6 years ago  (edited)
"L'unica ossessione che vogliono
tutti: l'Amore.
Cosa crede, la gente, che basti
innamorarsi per sentirsi completi?
La platonica unione delle anime?
Io la penso diversamente.
Io credo che tu sia completo prima
di cominciare.
e l’amore ti spezza.
Tu sei intero, e poi ti apri in due”
Philip Roth, da "L'animale morente"


Non conosco Roth, non ho mai letto nulla di suo, malgrado io sia o, per lo meno, ero un grande lettore.
Non ho quindi preconcetti, non conoscendo nulla di Roth e delle sue opere, ma queste poche parole mi sembrano alquanto superficiali.
Sono d'effetto, ma se analizzate risultano essere banalmente errate.
Per prima cosa confondere l'innamoramento con l'amore è successo a tutti, quando siamo stati ragazzi o, al massimo, adolescenti.
Se da adulti non abbiamo ancora compreso la differenza, anzi il fatto che si tratti di due cose sostanzialmente antitetiche, credo sia un grosso problema, forse non abbiamo mai superato la fase adolescenziale.
Mi piace una frase, che non so se riporto in modo letterale e non ricordo chi ne sia l'autore, credo che alcuni la attribuiscano a Buddha:
Se ti piace un fiore semplicemente lo cogli.
Quando lo ami, lo annaffi tutti i giorni.
Credo faccia capire molto bene la differenza.
L'oggetto è lo stesso, l'approccio è antitetico.
Il primo è un innamoramento, il secondo, appunto, è amore.
Io credo che non si possa amare se ci si sente incompleti.
Io credo che non sia amore se ti spezza in due, in cento o in mille pezzi.
Non credo fosse amore nemmeno quello che, quando finisce, ti lascia spezzato.
Pensavi fosse amore, forse ti illudevi che lo fosse, volevi illuderti che lo fosse, ma se ti lascia a pezzi, sicuramente non lo era.
E non credo nemmeno che l'amore sia un'ossessione.
Se è un'ossessione, allora non so cosa sia, ma certamente non è amore.
Penso pure che se sei completo, se sei intero, solo la morte ti potrà spezzare, certo non l'amore.

Alcuni anni fa scrissi questo racconto, che affrontava questa tematica:

Il callo

L'ho conosciuto una sera, una delle tante sere che non avevo voglia di uscire.
Maria mi ha costretta, trascinata, ad una cena con un gruppo di motociclisti, a me, che non ero mai salita su una moto, che non ci volevo salire e che di certo nessuno avrebbe voluta come zainetto. Ma un'amica è questo, una che ti trascina ad una cena dove non volevi andare per non lasciarti a deprimere a casa da sola. L'ho conosciuto lì; si è seduto di fronte a me e abbiamo cominciato a parlare, a scherzare, a ridere. Io sono stata stupida e divertente, stupida e divertente come non sono mai stata prima e mai dopo quella sera.
Lui era simpatico, non era bello, ma era intelligente, era affascinante e mi faceva ridere. Così ho fatto un sacco di cose stupide; alla fine mi sono rovesciata un bicchiere di vino addosso, ho sporcato tutta la tovaglia, ho riempito il piatto di vino, ho sporcato anche Maria: ho fatto un disastro.
E mentre facevo disastri, ridevo.
Ridevo perché lui mi guardava e mi parlava come se io esistessi e a me non succede spesso, anzi non mi succede mai. Non sono brutta, ho un bel viso, sono intelligente, simpatica, ironica, socievole e grassa, molto grassa, non obesa, ma abbastanza grassa per non esistere. Gli uomini non mi vedono, il loro sguardo passa attraverso la mia ciccia e si posa magicamente su qualche smilza che sta dietro di me.
Anche se è brutta, anche se è stupida, anzi, soprattutto se è stupida.
Di un uomo si dice che può anche essere brutto, basta che almeno sia stronzo.
Di una donna si dice che può anche essere brutta, basta che almeno sia troia.
Io dico: una donna non deve nemmeno essere troia, basta che sia almeno stupida... e io non lo sono.
Quando sei grassa, grassa da bambina, un po' ci fai il callo ad essere ignorata, esclusa, non considerata. Il mio callo allora non era ancora completo, ero giovane ed avevo imparato presto a non chiedere, a non aspettare, a non sperare, ad essere trasparente, ma non avevo il callo. Ho sempre trovato ridicolo che una ragazza magra venga definita 'trasparente' quando invece tutti la notano; quella trasparente invece ero io, che a volermi vedere c'ero, eccome...
Ma lo sguardo degli uomini non si muove in linea retta, quando arriva vicino a una grassa ci gira intorno e prosegue, come se in mezzo non ci fosse nulla. Tutto questo nella migliore delle ipotesi, perché poi, soprattutto da bambina, ci sono le prese in giro, gli sfottò. Da piccoli sia i maschi che le femmine sono cattivi ma, anche se solo per prenderti in giro e mortificarti, ti considerano: ancora esisti.
Dopo, quando gli sguardi si fanno densi, per te che sei grassa non ce n'è nemmeno uno, se capita sai che è uno sbaglio e ti giri per vedere a chi era diretto e c'è sempre un'altra che aspetta che ti sposti. A quell'età cominci a scomparire e piano piano ci fai l'abitudine, non ti prendono più in giro, non ti sfottono: ti ignorano del tutto. Così non ti viene di fare la stupida, anche se sei stupida, figuriamoci se non lo sei. Non ti viene nemmeno di fare la troia, perché se lo fai tu sei ridicola, sei pietosa, sei triste, sembri un barbone davanti alla chiesa che chiede l'elemosina, mentre quelle magre e troie non la chiedono l'elemosina, la fanno.
Non è cosa da poco la differenza.
Così non sei stupida, non sei troia, non esci nemmeno di casa e, quando non esci, nessuno ti cerca, il tuo telefono è muto, non ci sono sms, telefonate, squillini: nulla.
Io ero così prima di quella sera.
Poi ho cominciato a fare la stupida, ma dopo, dopo che lui mi ha guardata, dopo che mi ha vista, dopo che si è accorto che esistevo. Essere stupida è divertente e io l'ho fatto in modo così intelligente, così sopra le righe, che mi sono piaciuta anche da sola. Ero stupida nel modo come solo una persona con la mia cultura, con la mia intelligenza e con i miei chili di troppo può essere. Ho creduto di piacergli, ho creduto di aver fermato il suo sguardo su di me.
È stato solo un attimo.
Quell'attimo è durato due anni.
Due anni di chilometri e chilometri in macchina, di gite in moto fatte in macchina, di cene, di aperitivi, di serate, di lunghe chiacchierate, di mille interessi in comune, di musica, di politica, di tutto. Tutto solo per vedere lui, per stare con lui, per parlare con lui. In quell'attimo durato due anni lui mi ha sempre guardata come se esistessi, mi ha parlato, è stato sempre ironico, simpatico, affascinante, sempre come quella prima sera. Il tempo passava e io non ho trovato il coraggio di dirglielo, che ero lì solo per lui, nemmeno gliel'ho mai accennato.
Fino a ieri sera, ieri sera ho trovato il coraggio perché in questi due anni il callo è cresciuto, è maturato.
Gli ho vomitato in faccia tutte le mie attese, le mie speranze, le mie corse in macchina: tutto. Non volevo una risposta, volevo solo che il callo fosse completo. La sua risposta alla domanda che non gli ho fatto la sapevo già. Ho trovato il coraggio di dirgli tutto quanto solo perché quell'attimo durato due anni finalmente era finito e non provavo più nulla per lui. Lo sapevo da sempre che a lui piaceva un'altra, una carina, magrina, stupidina, non avevo nessun bisogno che lui me lo dicesse. Ma lui non mi ha detto questo, mi ha solo chiesto perché non gli avevo mai detto nulla, perché avevo perso tanto tempo per un no.
In quel momento la mia ferita si è chiusa, il mio callo era completo.
Questa mattina mi sono svegliata un'altra.
Ora ho il callo, ora so amare.

Massimo Bolognino, da "Tracce"
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