Faccio riferimento a questo post: https://steemit.com/ita/@ilnegro/sincerita-verita-e-pensiero
in particolare ai commenti, parlando della bestia, di:
E più la si tiene dentro senza farle prendere aria, più sarà devastante una volta che uscirà... perché prima o poi capita.
e di:
Provo con una domandina sulla parte per me meno convincente (ma che in nessun modo condiziona tutte le cose dette nel post): e se la bestia non fosse una bestia? Se fosse anche quella una parte del nostro essere civile? Cioé E se, nel nostro essere civili, quella bestia non fosse un elemento di disturbo, ma diciamo un socio fondatore della pratica comunicativa e poi espulso con una qualche bugia (calunnia)? Sono d'accordo con il commento di @voiceoff. Se fosse così, forse la sua "cattiveria" è stata determinata da noi stessi. Se fosse così sarà inutile qualsiasi tentativo di reprimere questa bestia. Se fosse così l'unico modo sarebbe dialogare con la bestia, dopo aver contato fino a 20 naturalmente.
A mio parere questi commenti meritano un discorso un po' più esaustivo di una rispostina. Il discorso è complesso e spero di riuscire a spiegarmi, purtroppo mi dilungherò, chiedo scusa, ma mi sa che non so dirlo in poche parole.
Cerco di spiegare come la penso su questo punto, cioè perché secondo me no, la bestia, nella comunicazione verbale e nei rapporti interpersonali non deve MAI prendere il sopravvento.
Chiamiamo istinto la bestia e razionalità il pensiero, cambiando la nomenclatura ma riferendoci sempre ai due aspetti trattati nel post https://steemit.com/ita/@ilnegro/sincerita-verita-e-pensiero.
Cosa intendiamo per istinto? La capacità della mente di compiere azioni prendendo decisioni in tempi brevissimi e/o in mancanza di dati sufficienti.
Cosa intendiamo per razionalità? La capacità della mente di compiere azioni prendendo decisioni avendo il tempo necessario e potendo analizzare dati sufficienti.
Dalla definizione già scaturisce il fatto che gli ambiti di utilizzo di queste due modalità sono differenti.
Man mano che l'uomo ha preso consapevolezza della sua capacità di razionalizzare si è convinto che la razionalità sia un metodo sempre migliore dell'istinto.
Ma non è così.
Se una decisione deve essere presa in tempi brevissimi cioè non c'è il tempo materiale per prendere una decisione razionale, così come se non vi sono dati importanti, in questo caso la razionalità non è in grado di dare risultati migliori dell'istinto.
Vi sono attività umane che richiedono una certa dose di entrambe, ad esempio l'arte, che è un mix di razionalità (la tecnica, ad esempio come si usa il pennello) e l'istinto (ispirazione artistica o come volete chiamarla, quelle emozioni che attraverso il pennello fisso sulla tela).
Ci sono altri ambiti in cui l'uso della razionalità è solo un ostacolo, ad esempio se mi insegue un leone, ragionarci sopra mi porterà a morte certa, è meglio scappare nella direzione sbagliata che fermarsi a pensare quale sia quella giusta.
La comunicazione verbale è un ambito in cui l'istinto può fare solo danni, perché la parola e la scrittura sono quanto di più lontano dall'istinto ci sia in giro.
Non a caso si dice di contare fino a 10 prima di parlare, ma nessuno ha mai detto di contare fino a 10 prima di suonare, di disegnare, etc.
Perchè, allora, l'istinto non si limita a fare il suo lavoro, quando è necessario e non lascia alla razionalità gli ambiti che le competono?
A mio parere, l'uomo moderno in particolare, sopravvaluta la razionalità e confina l'istinto in un angolino, non gli permette di fare il suo lavoro quando invece sarebbe il miglior gestore della situazione, questo lo rende una componente estremamente frustrata della nostra mente, che cerca poi di prendere il controllo quando invece non è assolutamente il caso, quando è la razionalità che avrebbe titolo per decidere.
Lo fa quando gli riesce, cioè quando perdiamo momentaneamente il controllo, in situazioni particolari, l'istinto se ne esce e dice: "Fatti da parte razionalità sei lenta e barocca, ora faccio io, sto tizio lo mandiamo diretto affanculo e bon, finito il discorso!"
Come, secondo me, si può facilmente evitare queste uscite inopportune dell'istinto compiendo anche scelte ed azioni più azzeccate? Semplicemente lasciando libero sfogo all'istinto in tutte quelle situazioni dove dovremmo usarlo ed invece facciamo un uso esagerato e inopportuno della razionalità.
Per prima cosa metterei tutti i casi in cui, anche se la decisione sarebbe in teoria razionalizzabile, oggettivamente non abbiamo il tempo necessario, prendiamo la decisione o facciamo un'azione immediata, seguendo l'istinto, capiterà assai di rado di sbagliare, anche perché se i tempi sono stretti è molto probabile che fare qualcosa subito sia più importante di cosa fare. Se mi sta cadendo un vaso in testa è probabile che spostarmi a sinistra o a destra sia meglio, ma è preferibile spostarsi in una direzione qualsiasi e il prima possibile, anche se una direzione magari mi porterà a rompermi un braccio mentre l'altra mi avrebbe fatto uscire incolume, perché mentre scelgo la soluzione migliore il vaso mi ha già spappolato il cranio.
Lasciar fare all'istinto in una miriade di situazioni, oltre ad essere la scelta giusta, è anche estremamente rilassante, perché richiede uno sforzo mentale inferiore ottenendo al contempo risultati migliori.
Un test per capire la differenza tra istinto e razionalità è questo giochino. Chiedete ad un amico di tenere tra le dita una banconota da 10 euro mettete il vostro pollice e il vostro indice ai lati della banconota a metà di essa in lunghezza e larghezza. Chiedete al vostro amico di mollarla senza preavviso e cercate di prenderla. Finchè penserete di prenderla non ci riuscirete mai. Provate a pensare ad altro, a distrarvi completamente, non mancherete una presa, mai. Quando pensavate a come prenderla usavate la razionalità, ma il tempo necessario è troppo breve e il fallimento è sicuro. Quando pensate ad altro il vostro istinto entrerà in azione e lui non sbaglierà un colpo, serrerà police e indice sempre al momento giusto. Come fa? Boh, lo fa istintivamente...
Faccio un esempio di un dialogo tra mente, istinto e razionalità, nel caso in cui si usi la razionalità là dove non è il caso:
M: "Dobbiamo comprare una maglietta, che colore può andare bene secondo voi?"
I: "Rossa!"
R: "Dipende molto anche da dove la vogliamo usare, la metteremo al bar, in ufficio?"
I: "Rossa!"
M: "Bah adesso non so dove la metteremo, forse al bar, forse in ufficio, forse entrambe le cose."
I: "Rossa!"
R: "In ufficio sarebbe meglio magari un colore scuro, un blù, un verde scuro, un nero..."
I: "Rossa!"
R: "Se è per andare al bar forse è più adatta una a righe, un bel giallo, anche un arancione..."
I: "Rossa!"
M: "Vabbè dai prendiamola grigio scuro, che non si sa mai."
I: "Rossa... maledetti, ho detto ROSSA!"
Come dovrebbe essere invece il dialogo interiore? Così:
M: "Dobbiamo comprare una maglietta, che colore può andare bene secondo voi?"
I: "Rossa!"
R: "Ok."
In generale le scelte estetiche, le azioni manuali, i sentimenti, sono ambiti dove dovremmo lasciar agire l'istinto.
Se invece dobbiamo scegliere un'assicurazione per l'auto chiedere all'istinto potrebbe essere deleterio, vi farebbe scegliere quella rossa...
Riassumendo, per come vedo io la cosa, se lasciamo che l'istinto si sfoghi là dove è migliore della razionalità, e sono tantissimi i casi, non cercherà di fare il prepotente quando ci dobbiamo predere il tempo necessario e usare la razionalità, ad esempio quando parliamo e quando scriviamo.
Cerea a tutti i barbotun di steem...
PS Tutte le foto sono di mia proprietà, quelli che indovinano dove sono state scattate sono "Brav matai!"
Beh, io penso che ci sia un problemino di base nel tuo ragionamento... :DDD
L'istinto è istinto, non puoi decidere di spegnere o accendere a tua discrezione perché allora non è più istinto ma razionalità.
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Sì, sono d'accordo...
Dove @ilnegro dice:
Si parla di consapevolezza come qualcosa di diverso dalla razionalità, invece penso che proprio quella consapevolezza sia la pratica razionale, ed è solo un illusione che possa quindi disporre della razionalità e dell'istinto al di fuori della razionalità. Quindi, sono d'accordo con @voiceoff, se dispone dell'istinto allora è razionalità.
Si mette a confronto 'istinto' da una parte e 'razionalità' dall'altra. Ma questo confronto chi lo pone in atto? Cioè chi lo pratica? Mi sembra la nostra pratica razionale, quindi la razionalità. La pratica razionale prende in esame se stessa mettendosi a confronto con l'altro da sé (l'istinto). Questo è interessante!
E comunque, questo post di @ilnegro è per me molto interessante, perché sviluppa l'argomento in modo vivo e intrigante, e questo è, secondo me, il massimo valore di un post (la Verità con la maiuscola la lascerei ai megalomani).
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@ilnegro, ti ringrazio per la citazione, ne sono felicissimo.
Ho provato a risponderti ma il mio commento stava diventando nu papiell (da "papiello" che in napoletano significa: un testo lungo e incomprensibile). Ho deciso di lavorarci sopra utilizzando sia uno stile serio (filosofico, quindi razionale) sia ironico (con esempi un po' bizzarri) e di pubblicare un post dedicato.
😃👍
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